capitolo 57

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POV'EDOARDO

Consegnai la lettera a Lino che la portò a Liz in modo da darla a Gaia.

-da quanto continua sta cosa delle lettere?- mi domandò Pino sdraiato sul suo letto. -da quando è dentro- aspirai un po' di fumo prima di porgere la sigaretta a Ciro che non rifiutò. Guardai sopra la testa di Pino, al muro ci stavano molte foto di un cane, Tyson. 

Parla spesso di lui, ci è davvero molto molto legato. Ho sentito che lui e Gaia parlavano spesso del cane. Soprattutto quando lei non era ancora in carcere ma veniva qua come lavoro.

-è proprio bello- dissi indicando con il dito il cane bianco e beige. Lui girò lo sguardo e sorrise. -lo so, mi manca tanto- sospirò malinconico prima che Lino ci venne a chiamare per andare in cortile.

Ci trovammo nella piazzetta a parlare. 

-Picuro, faje fallire 'o chiano ca te facce fa' 'a sua fine- lo minacciò Ciro. Quello che voleva fare non era sicuro, è per questo che lo faceva fare al ricciolino.

-v..va bene- balbettò il ragazzo difronte a lui tenendo lo sguardo rivolto verso il basso. -bene, ora vai- lo spinse via e se ne andò.

Aveva davvero paura di Ciro. 

Ricominciammo a parlare di altro mentre ci fummavamo una sigaretta di tanto in tanto.

-ritornando all'argomento- ci interruppe Totò. -cos'è successo con Gaia?- domandò. Sarà letteralmente una settimana che mi tartassa con queste domande.

-ma smettila di chiedermelo, ci siamo solo fatti- roteai gli occhi sorridendogli per fargli capire che davvero non ne potevo più.

-si ma voglio i dettagli- era un ficcanaso incredibile. -non te li do i dettagli- lo spinsi delicatamente per farlo allontanare.

-stanno arrivando le ragazze- disse Beppe alzando la voce per farsi sentire da tutti. Sbuffai, so che erano tutte in isolamento ma comunque non le sopportavo.

-oh andiamo Edoà, sono ragazze- mi strinse una spalla Ciro. -si certo, tu pensi solo alla rossa- lo presi in giro sapendo che la ragazza gli stava dietro. Ma tutti sapevano che voleva solo manipolarlo.

-smettila, 'o saje ca nu me piac- -sisi certo- amavo prenderlo in giro così.

Poi però, dal cancello entrò una volante della polizia. Il panico mi assalì non sapendone bene il motivo.

I due poliziotti scesero dalla macchina puntandoci lo sguardo addosso come se fossimo dei veri e propri animali assassini.

La direttrice si avvicinò a loro, si guardavano intorno quasi intimoriti, Ciro li stava fulminando con lo sguardo come se sapesse il motivo per cui fossero qua.

Parlavano tranquilli, forse troppo tranquilli, poi il primo si avvicinò alla portiera e la aprì facendo scendere una persona.

Davanti a loro c'era un ragazzo dai capelli color petrolio, talmente neri che sembravano un buco nero. Si notavano le braccia quasi totalmente tatuate.

Il moro al mio fianco strinse i pugni fino a farsi diventare bianche le nocche.

Non è possibile.

Aveva le mani ammanettate dietro la schiena, lo stavano per portare dentro, non so di preciso dove.

Ci passò accanto, mi si gelò il sangue nelle vene.

I suoi occhi erano ghiaccio, ghiaccio puro. Sembravano quasi trasparenti da quanto erano azzurri. Ciro lo ammazzò con lo sguardo mentre lui sorrise maleficamente. 

Non scorre buon sangue tra di loro.

-chi è?- gli chiese Pirucchio una volta che fu dentro. -un coglione- rispose alzandosi bruscamente e allontanandosi per fumarsi una sigaretta.

Provai a chiedere spiegazioni a Beppe. -so solo che si chiama Ares e che è qua per aver ucciso 3 persone e fatto bruciare due case- scrollò le spalle, almeno so come si chiama.

Raggiunsi Ciro che si era completamente isolato.

-frate, che succede?- gli chiesi sedendomi sulla panchina affianco a lui. -niente- rispose buttando fuori il fumo. Fumava quasi eccessivamente in quel momento. -ti conosco assaji bbene- lui girò lo sguardo verso di me che fino ad ora aveva tenuto a terra. -Edoà, devi stare lontano da lui, e non deve nemmeno avvicinarsi a Gaia, sono stato chiaro?- mi ordinò. Annuì soltanto non volendo approfondire l'argomento.


AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora