capitolo 11

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Guardavo fissa la strada che conduceva al carcere.

Non so se ho fatto la scelta giusta, almeno lo spero.

Una volta arrivati scesi e andai il più velocemente possibile dalla direttrice. Oggi i ragazzi non erano al campo.

-buongiorno- dissi entrando. -ciao Gaia, accomodati pure- disse lei. Mi sedetti facendo tremare la gamba.

-sei in ansia vero? Se non te la senti puoi sempre non farlo, non sei obbligata- mi disse -no me la sento- risposi sicura. -va bene, allora cosa c'è da dire, Ciro è qua perché, obbligato dal padre, ha ucciso Francesco, il suo migliore amico dopo che ha venduto droga acquistata da altri clan. Si è sentito tradito in un certo senso ecco. Come hai potuto notare è molto impulsivo, l'unico di cui si fida ciecamente è Edoardo, infatti li vedi sempre insieme- ascoltai ogni parola sul ragazzo.

-poi non ho molto altro da dire, penso che lui sia già in sala, sembrava felice di vederti- ridacchiò leggermente lei. -va bene, allora vado- uscì e andai in direzione della sala.

Mi fermai da Liz.

-sei agitata?- mi domandò -abbastanza- risposi facendo grandi respiri. -per qualunque cosa siamo qua- disse.

Feci altri giganteschi, ero davvero pronta? Si.

Aprì la porta e la richiusi senza mai dare le spalle al ragazzo seduto.

Non appena mi vide puntò gli occhi sul cane sobbalzando leggermente. -ciao- lo salutai sedendomi sulla poltroncina davanti a lui. -ciao gajarella- mi fece il suo solito sorrisino ma lo tolse subito non appena Anya provò ad avvicinarsi.

-tienila lontana per favore- mi chiese quasi timoroso. - va bene, mi vuoi dire il motivo di questa tua richiesta?- lui mi puntò i suoi occhi addosso. -comme seje belle ogge gajarella- ed eccolo di nuovo in lui.

-Ciro, sai benissimo che non siamo qua per i tuoi giochetti- dissi sistemandomi bene sulla sedia. -allore pecche' seje cca- disse lui con il sorrisino. -sono qua per ascoltarti Ciro, hai bisogno di sfogarti con qualcuno- risposi io mettendomi più dritta. -non è vero- rispose lui irrigidendosi. -va bene, allora staremo qua, in silenzio- mi appoggiai allo schienale della poltrona restando completamente zitta.

-Gajarella...- lo zittì subito. -ascolta- dissi facendo riferimento al rumore delle onde del mare, degli uccelli. -li senti?- gli domandai -cosa- mi chiese non capendo. -il rumore della libertà, le onde, gli uccelli, il vento... loro sono liberi. Lo potresti essere pure tu, libero come loro- dissi abbassando il tono della voce. -ma per un errore sei rinchiuso qua dentro. Ma devi sapere che agli errori c'è sempre una soluzione, possiamo trovarla insieme- dissi addolcendo il tono. -nun è state nu errore. Tenghe ucciso chillu traditore e nun me ne so' pentito- rispose con tono duro.

-Perché lo consideri traditore?- gli chiesi. Lui esitò un attimo. -ha venduto droga presa da un altro clan, ha tradito il nostro clan, ha tradito il suo migliore amico, me...- notai come strinse i pugni. -ottimo- dissi -ottimo cosa?- -ottimo che me lo hai detto, prima non volevi spiccare parola ma ora me ne hai parlatosmettila co chesta cosa del parla' gajarella, è inutile- disse ritornando con il sorrisino malizioso. 

-sai una cosa? Hai ragione, è inutile parlare con te. Ti fai vedere forte e potente pure quando la gente ci prova. Vuoi continuare con il gioco sporco? Fallo. Ma quando la gente non ti starà più vicino non lamentarti Ciro- Strinse violentemente la mascella. -oppure potresti rimediare ai tuoi errori, sfogarti con la gente che ci prova, come me. O vuoi rimanere l'anatroccolo che si crede un cigno?- ora avevo capito come dovevo fare con lui. -devi rispondere Ciro- lo incitai ancora. Lui fece una risatina -nun molli maje tu eh gajarella- alzò gli occhi verso di me -te dò l'aria e na ca molla?- lo sfidai. -tu me raje l'aria e na testarda ca fa e tutt' pur e ottenere chille ca vole- disse portandosi leggermente avanti con il busto. -infatti, chille ca voglie l'ottengo sempe. Ij vuleve proprij chesta tua reazione e l'ho ottenuta- gli feci un occhiolino.

-va appost me arrendo, haje vinciuto- disse alzando le braccia in segno di arresa. -verute? ottengo sempe chille ca voglie- dissi con un sorriso vincente. -ora ti chiedo una cosa- dissi rimettendomi dritta. Lui annuì in segno di conferma. -come ti sei sentito quando ti ha fatto quella cosa il tuo migliore amico- domandai con tono calmo. Esitò ancora un attimo ma poi parlò.

-una pugnalata al cuore. Ci fidavamo di lui, mi sono sentito tradito come da un fratello. Appena mio padre mi ordinò di ucciderlo non ho esitato- strinse i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche. Mentre parlava diedi una leggera pacca sulla schiena del cane che lentamente si avvicinò a lui.

-Perché non hai esitato?- chiesi ancora. -Perché i traditori devono morire- annuì leggermente. -non pensavo ci fosse questo tuo lato Ricci- dissi ironica facendogli spuntare il suo solito sorrisino. -che lato Esposito?- -prima non volevi parlare, ma ora, beh, ci sei riuscito- dissi riappoggiandomi allo schienale. Stava per aprire bocca per parlare ma scattò non appena sentì il muso di Anya sdraiata che si appoggiava sui suoi piedi.

-con calma Ciro, non ti fa nulla- dissi poggiandogli una mano sul ginocchio mentre lui cercava di evitare di guardarla. -stai tranquillo, sta solo dormendo, come tutti lo fanno- mi alzai andando a sedermi sul bracciolo della sedia. Il cattivissimo Ciro aveva paura dei cani quindi eh?

-nu mma aspettavo chesta cosa da te Ciro eh- dissi non appena si fu tranquillizzato un po'. Lui ridacchiò leggermente.

-Guardala che carina, è proprio bella- dissi indicando la cagnolina ai suoi piedi. Lui girò la testa verso il basso e notò come era tranquilla. Feci per alzarmi per andare a sedermi sull'altra poltrona ma mi bloccò. -staij cca- disse in un sussurro.


AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora