capitolo 68

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Mi svegliai per colpa della luce che entrava dalla finestra. 

Socchiusi gli occhi trovandomi difronte un bellissimo ragazzo moro dagli occhi verdi. Il viso era rilassato, le labbra ancora gonfie per tutti i baci di ieri. Lo guardai mentre dormiva come un bambino.

Allungai il braccio verso il comodino sulla quale ci stavano i telefoni. Presi il mio e guardai l'orario, 8:30. -Edo- lo scossi leggermente per svegliarlo. -mh- mugugnò qualcosa infilando la testa sotto al cuscino. 

-dobbiamo alzarci, dobbiamo essere all' IPM alle 10:30 e dobbiamo anche passare a casa mia- dissi con poca voglia di vivere.

-ancora 5 minuti- disse coprendosi fino alle orecchie con la coperta. -sei tale quale a un bimbo- risi massaggiandogli la schiena.

guardai attentamente i segni rossi che gli avevo lasciato ieri, ripensai alla sera precedente e non potei fare altro che sorridere. Era stato bellissimo.

-sei pieno di graffi- dissi segnandone alcuni con il dito. Lui tirò fuori dal cuscino la testa e mi guardò. -non è colpa mia se sono bravo- alzai gli occhi al cielo imbarazzata. Si girò e io mi ritrovai seduta sulle sue gambe. Si sedette pure lui posandomi il dito sul collo.

-sono proprio belli- disse fiero ma divertito. -quanti me ne hai fatti?- domandai io ridacchiando. -5 o 6- sospirai pensando a come avrei fatto a coprirli.

Poi mi venne in mente un idea, non so se sia bella o mica bella.

Mi avvicinai al suo collo e presi tra le labbra un pezzo di pelle iniziando a succhiarlo fino a lasciare un segno evidente. Una volta finito il mio capolavoro lo baciai per poi tornare a guardare il ragazzo.

-così è ricambiato- scherzai. Lui rise e poi scendemmo in cucina per far colazione.

La sua maglia mi andava un po' grande, ma i boxer erano giusti.

Preparammo dei pancake alla svelta e li mangiammo insieme alla nutella e del the freddo.

-vado a docciarmi- dissi salendo le scale una volta aver finito di sparecchiare.

Mi lavai senza però lavare i capelli e poi mi vestì con i vestiti del girono prima, ovvero la tuta e una maglia totalmente a caso. Coprì i succhiotti con del correttore o mi avrebbero ammazzato.

-piccrè! Ti chiama tuo fratello!- scesi di corsa le scale rischiando di ammazzarmi e risposi. -buongiorno- disse Riccardo. -ciao- risposi io. -com'è andato il pigiama party con Roby?- mi domandò lui. -bene, tra poco passo da voi insieme a Edoardo- risposi mentre mi infilavo le scarpe. Sentì qualche parolaccia oltre al telefono e poi chiusi la chiamata.

-non sembra molto convinto- rise lui. -fidati, lo convinco io- mi diede un veloce bacio a stampo e uscimmo prendendo un taxi.

-dai stai tranquillo, sono simpatici- dissi io mentre attraversavamo il sentiero di casa mia. Era abbastanza nervoso, pensava che essere un Conte gli avrebbe messo difficoltà.

Bussai e venne ad aprire mia madre.

-Gaia, ciao- mi abbracciò con il suo solito fare caloroso. -Edoardo, che piacere conoscerti- mia mamma lo accolse molto felice, -anche per me è un piacere- si diedero i due baci sulla guancia e poi ci invitò ad entrare.

Anya cominciò a saltare addosso a Edo. -ciao piccola- lui si accasciò a terra mentre il cane gli leccava tutta la faccia. -cos'è sta mafia che il mio cane preferisce te- scherzai.

-volete qualcosa da bere? Ho appena fatto la torta- le torte di mamma sono sempre buonissime, anzi, spettacolari.

-volentieri- Edoardo si stava comportando in modo perfetto, ci teneva a fare bella figura.

-Riki e Franci?- domandai. -arrivano tra poco, sono andati a fare la spesa- mia mamma ci servì una fetta di crostata alla nutella che mangiammo di gusto.

-allora Edoardo, com'è stare in cella con questa psicopatica- domandò la donna sedendosi insieme a noi. -russa, di notte russa- disse sincero lui facendo ridere mia mamma. -ao, non è vero che russo io- gli tirai un leggero pugno sul braccio.

-si invece- -mamma, non ti ci mettere pure tu- cos'è sta coalizione contro di me.

-dio mio, ma è stupendo- Edoardo puntò lo sguardo nel salotto, dove soggiornava un enorme pianoforte a corda lucido nero.

-già, Gaia adora suonare, pure io- gli occhi di mia mamma si illuminarono. -lo so bene, quasi ogni sera suona davanti a tutti, e poi parla molto spesso di lei e i suoi fratelli- lui mi guardò, aveva un sorriso emozionato. -davvero?- domandò mia mamma, aveva gli occhi lucidi. Lei è molto sensibile su ste cose.

-sempre, parla di quanto entrambe amiate suonare, di quanto sono stupidi i suoi due fratelli e quanto le manchiate- lui mi guardò sorridente.

Dopo non molto tempo dalla porta sbucarono i due facendo versi strani. -hey- li salutai io. -ciao sorellina- salutò Riccardo chiudendo la porta.

Appena arrivarono in cucina si bloccarono. Subito puntarono gli occhi addosso ad Edoardo. -chi è- chiese brusco Francesco. -è un mio amico- risposi con lo stesso tono. -e ti sei fatta amica un Conte? Non ti bastavano due Ricci? Dovevi fare la tripletta- Francesco si lasciò cadere sui fianchi le braccia.

Due Ricci? -scusa, che due Ricci?- chiesi. Speravo davvero non avesse capito. -Ciro e Pietro- rispose lui. -Pietro? Tu come lo sai?- mi alzai di botto. -vi ho visti in moto insieme, non prendermi per stupido- si avvicinò minaccioso.

-Ti faranno diventare come loro, ti faranno diventare una spacciatrice e un assassina- indicò con la mano Edoardo mentre con l'altra si appoggiò al tavolo. -ma si può sapere che diamine di problemi hai con loro? Ormai ci vivo da mesi, sono diventati la mia casa e devi fartene una ragione. Non tutto è come sembra Francesco, devi capirlo- gli urlai addosso. 

Era il mio secondo permesso e la seconda volta che litigavo con mio fratello. -sono tutte persone da passare la vita in galera da sole. Altro che IPM, dovrebbero essere a Poggioreale sti coglioni- guardò schifato Edoardo che non poté fare a meno di alzarsi.

-Se tu hai problemi con loro, sono fatti tuoi. Non crearli a me- presi il braccio di Edoardo per evitare che facesse casini. -non voglio darvi problemi, ma voglio solo proteggervi da ste merde che camminano, potrebbe ucciderti da un momento all'altro- Edoardo abbassò lo sguardo, visibilmente ferito e imbarazzato dalla situazione. 

Non si è mai offeso così, lo guardai provando a cercare il suo sguardo.

-mi sa che sono un po' di troppo qua, me ne vado- fece per andarsene ma lo bloccai. -vengo pure io- dissi fulminando con lo sguardo mio fratello. 

Salutai mia mamma e Riccardo prima di uscire per ritornare al carcere anche se era presto.


AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora