capitolo 55

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POV'EDOARDO

Ero sul letto seduto con i piedi a terra mentre mi mangiucchiavo le unghie dal nervoso. Battevo continuamente il piede per terra da ormai 20 minuti. Ero in ansia per Gaia, cosa le avrebbe fatto passare la direttrice.

Poi la porta di metallo che porta al corridoio di tutte le celle sbattè, mi alzai di scatto sperando fosse la ragazza ma invece trovai il comandante.

-allora?- chiesi andandogli incontro. -si sono prese tutte 1 settimana di isolamento- rispose lui. -ma come sta? Si è fatta male?- ero più protettivo di quel che mi ricordavo. -no sta bene, solo sangue da naso e un taglio al labbro, stai tranquillo- mi rassicurò con un sorriso e finalmente potei espellere l'aria che trattenevo da non so quanto.

Mi ritornai a sdraiare sul letto fissando le doghe del letto di Ciro.

Una settimana senza vederla, massi, potrò resistere. No. Non penso che resisterò.

Rubai una sigaretta dal pacchetto del mio migliore amico e me la feci accendere, mi appoggiai al davanzale puntando gli occhi sul mare mentre buttavo fuori il fumo.

Lei lo fa sempre, fissa sempre il mare. Ogni volta ha un sorriso bellissimo, gli deve piacere molto nonostante il brutto incidente che gli è successo.

Io non c'è la farei mai a ritornare in mare se mi fosse capitata una cosa simile.

Poi il mio sguardo cadde accidentalmente sulle foto attaccate al muro sopra al letto di Gaia. le analizzai tutte molto attentamente.

Una ritraeva due ragazze allo specchio, subito capì che quella con il telefono in mano era lei mentre di spalle c'era una ragazza dai lunghi capelli neri, penso la sua migliore amica e un altra sempre di loro due abbracciate e lei gli dava un bacio sulla guancia. Erano proprio carine insieme. Due foto di Anya, tra cui una da cucciola, era molto bella. 

Poi lei e un ragazzo abbracciati di spalle, una di Riccardo che la abbracciava da dietro e un altra di Francesco che la baciava in guancia. Ammetto che le foto dei fratelli erano molto belle, ma mi insospettiva quella di spalle. Ero curioso di sapere chi fosse.

-ragazzi, a dormire- Lino chi chiuse tutte le celle e spese le luci, si potevano accedere e  spegnere solo da fuori.

Mi tolsi la maglia e misi dei pantaloncini dell'aids, mi infilai sotto le coperte e provai a prendere sonno ma tutti i miei tentativi furono invani visto che riuscivo solo a pensare a Gaia. vedere il suo letto vuoto mi metteva tristezza, poi spesso andava nel letto di Ciro e alcune volte veniva nel mio ma sapevo che c'era, sempre. Sta volta no, era da tutt'altra parte. 

Lei? Lei cosa starà facendo ora?

Mi alzai sicuro ormai che non avrei preso sonno, presi un foglio e una penna e mettendomi davanti alla finestra per avere la luce scrissi una lettera. Buttai fuori tutte le mie parole, scrissi di getto senza, probabilmente, pensare né alla grammatica, né a fare frasi di senso compiuto.

Scrissi metà foglio, lo piegai per tre volte e lo lasciai sopra la scrivania.

Ritornai nel letto e in minimo 30 minuti riuscì a prendere sonno.


La mattina seguente venni svegliato dalla leggerezza e delicatezza di Ciro che, con immenso piacere e finezza, mi strappò via la coperta. -Svegliati o ti faccio svegliare io con le cattive- mi minacciò lanciandomi in pieno viso un cuscino. -ti odio- non riuscivo a  tenere gli occhi aperti, avevo troppo sonno sta mattina.

-va bbene, te teneve avvertito- improvvisamente non sentì più la bellissima comodità del materasso ma solo le possenti spalle del moro.

Con quale forza di prima mattina mi aveva tirato su a mò di sacco di patate.

-se vuoi puoi portarmi pure giù in mensa- gli dissi ridendo. -mamme toja te tene creato delle coscie funzionanti, mo' usale- mi lasciò cadere a terra e non aspettandomelo mi ritrovai con il sedere sopra al pavimento gelato. -miss. Delicatezza ti chiamavano- mi alzai leggermente dolorante mentre Ciro mi guardava soddisfatto.

Presi dall'armadio una tuta nera con una maglia grigia larga, visto che sta mattina era brutto tempo e faceva freddo indossai una felpa bianca della The North Face.

Scesi insieme a tutti i ragazzi in mensa, lei non c'era, cosi come le 4 zoccole.

Avevo preso la lettera che avevo scritto e me la ero infilata in tasca.

-Liz- mi avvicinai a lei. -dimmi caro- mi rispose raggiante. Le allungai di nascosto la lettera. -puoi darla a Gaia per favore?- gli chiesi in modo che nessuno potesse sentirci. -va bene- ridacchiò infilandosela in tasca e io ritornai al tavolo.

AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora