capitolo 40

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POV' EDOARDO

La guardammo mentre usciva dal bagno avvolta nel suo accappatoio bianco panna.

I miei occhi per sbaglio si posarono sul suo fondoschiena. -nu' sacce, vuo' fargli na' radiografia pe' caso?- un leggero schiaffo dietro alla nuca e la voce del mio migliore amico mi riportarono alla realtà. 

-ca' cazzo rice frate?- dissi facendo finta di nulla. -Edoà, è inutile ca fingi cu nuje. Te conosciamo fin troppo appost pe sape' ca seje perzo pe chella guagliona- Totò mi venne vicino. -non è vero- cercai di nasconderlo. -Edo, nun mentire- il moro mi mise una mano sulla spalla. Sospirai. -forse, nu poche me piac- risposi pensando a lei. -nu poche? Frate, gli tieni sbavato arrete poco fa- insisteva Totò. -Pino, secondo te?- chiese lui. -Secunno me, 'o nostro Conte sta sotte a' bellissima Gaia- intervenne lui. 

Forse era vero, mi piaceva un po'.

-è accussi' visibile, pure Lino ajere me tene chiesto si stivere inziem- sgranai gli occhi alle parole di Ciro.

Mi misi le mani in faccia non sapendo che fare ne che dire. -puo' dircelo fratm, quanne te 'a siente ce dirai che staij organizzando 'o matrimonio e ca Gaia aspetta dduje gemelli- scherzò Pino. Alzai il viso di scatto. Carmela.

-zì, tene na' moglie e quasi nu figlio fore- corresse Carmine. -meglio ji' mo, o Lino ce accia via co' 'a forza- disse Ciro uscendo.

Entrammo in cella parlando tranquillamente. Gaia era davanti all'armadio che cercava il pigiama. Spalancai gli occhi alla vista. Le mie guancie si arrossarono un po' e lo sentì diventare duro.

Non so come abbia fatto ma Ciro lo capì. Mi spinse sul letto. -muoviti a vestirti gajarella- gli disse e lei entrò nel bagno.

Guardai stranito il moro. -coglione, sei un sottone della madonna- disse lui provando a trattenersi dal ridere. - trattieni 'e emozioni 'a prossima vota- disse lui tirando uno schiaffetto. -madonna Edo, sei stracotto di lei- disse mentre mi alzavo per vestirmi. -basta Cì- quasi lo implorai. Mi misi una tuta grigia e una felpa nera che rubai al mio amico.

Gaia uscì dal bagno con addosso il pigiama, mi rubò una felpa che le andava larga e la indossò. -ragazzi in mensa per la cena!- la notevole voce di Lino ci obbligò ad alzarci dai letti.

-dove vai?- chiesi alla biondina mentre stava uscendo dalla cella con i pantaloncini del pigiama un pelino troppo su. -in mensa?- rispose lei. Mi avvicinai tirandole giù la parte posteriore della felpa e le circondai le spalle con un braccio. Lei ridacchio e poi scendemmo in mensa.

POV'GAIA

-perché in pigiama?- domandò il rosso mentre ci sedevamo. -non avevo voglia di vestirmi- risposi io sedendomi affianco ad Edo. Ammetto che questo suo lato geloso mi fa impazzire.

Cominciammo a mangiare accompagnati dal vociferare sia nostro che quello delle ragazze.

-si ma guarda che non è cambiata gran che dall'ultima volta che ci sono stata- dissi riferendomi alla pizzeria di cui stavamo parlando. Pirucchio mi ha raccontato di quanto amasse una pizzeria in particolare e che sperava non cambiasse mentre stava in carcere.

-hanno solo cambiato insegna e rifatto il bancone- misi in bocca le ultime pennette che mi rimanevano. -meno male, appena usciamo ci andiamo tutti insieme- disse lui contento.

-Gaia, vieni un attimo- Liz mi invitò ad andare da lei. Mi alzai sotto gli attenti occhi delle ragazze affiancandomi alla donna. -dimmi tutto- -la direttrice mi ha chiesto di informarti che domani avrai un permesso- disse lei e feci un sorriso a 56 mila denti. La abbracciai contenta e ritornai a sedermi.

-allora?- domandò Totò. -domani ho un permesso- dissi sorridente. -Gaia, posso chiederti un favore?- mi domandò Carmine. -certo- -potresti passare da Nina e Futura? Vorrei sapere come stanno e non le vedo da troppo tempo- disse lui preoccupato. -certo Cà- lo rassicurai con un sorriso. -dopo allora ti faccio scrivere l'indirizzo di casa sua- mi disse e io gli sorrisi.

-ragazzi, andiamo in sala comune sta sera- disse Beppe appena finimmo di mangiare.

Ci recammo nella sala e subito occupai il posto del divano.

Edoardo accanto a me mi mise un braccio attorno le spalle e io appoggiai le gambe sulle sue. Mise la mano libera sulle cosce per tenerle vicino a lui. 

Appena toccò la mia pelle sentì nello stomaco 50 sensazioni diverse. Mille farfalle volavano e si propagarono ovunque i brividi.

Mi sentivo un po' osservata mentre parlavamo con il nostro gruppetto. Soprattutto mi sentivo gli occhi verdi su di me ma provai a ignorare, anche se era molto difficile.

Mentre ridevo con i ragazzi Edoardo avvicinò le sue labbra al mio orecchio. -te stanne varenne nu poche troppo pe miei gusti. 'O sapeve ca nun ive mettere chiste pigiama- provai a non sorridere dalla felicità quando pronunciò queste parole in un sussurro. girai leggermente il volto guardandolo dritto negli occhi e le sensazioni allo stomaco ricominciarono più forti di prima.



AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora