capitolo 69

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Camminavamo in silenzio per il marciapiede, non spicciavamo parola.

-Edo- lo chiami fermandomi e rompendo quella tensione che si era creata. Lui si girò, aveva gli occhi lucidi. -ha ragione, sono un cazzo di assassino e un coglione- una lacrima gli solcò il viso facendosi cadere pesantemente le braccia sulle gambe. -perché resti? Non hai paura che ti possa uccidere? Tuo fratello fa bene a darmi del coglione- altre lacrime scesero dai suoi occhi spezzandomi il cuore. Mi avvicinai prendendogli il viso tra le mani e asciugandogli le goccioline d'acqua.

-resto perché mi sento bene con te, mi fai sentire protetta e speciale. E no, non ho paura che tu mi uccida perché ti conosco abbastanza bene per sapere che non lo faresti mai- gli sussurrai per tranquillizzarlo.

Non avevo ancora mai visto questo suo lato debole e amavo il fatto che me lo avesse mostrato.

-però ha ragione, io e i Ricci siamo assassini e spacciatori- -no che non ha ragione, perché non vi conosce, non sa chi siete e non può etichettarvi così- guardai per brevi minuti i suoi splendidi occhi pieni di lacrime prima di stringerlo.

Lui mi circondò i fianchi con le braccia affondando il viso nei miei capelli. -non farti condizionare dalle parole della gente- gli sussurrai.

Restammo per un po' abbracciati. Le auto ci sfrecciavano accanto, ignorandoci completamente. In questo momento esistevamo solo io e lui. Nel vuoto più totale.

Una decina di minuti dopo decidemmo di tornare al carcere essendo le 10:15.

Con mia sorpresa arrivammo con 5 minuti di anticipo ma Gennaro ci fece entrare.

Subito le guardie ci saltarono addosso perquisendoci da capo, nel bel mezzo di questo atto arrivò pure Carmine che aveva un sorriso che andava da orecchio a orecchio. 

Finiti i controlli ci fecero andare alle nostre celle.

-siamo tornati animali- urlai nel corridoietto. -cacchio, potevate stare fuori ancora- Ciro si lamentò uscendo dalla cella. -ah, ah, ah... che ridere- gli feci una smorfia prima di abbracciarlo.

-com'è andata?- mi chiese mentre mi sedevo sul mio letto.

-bene, tranne la litigata con mio fratello- mi buttai a peso morto sul materasso mentre pure Edoardo arrivava. -perché- mi domandò Cì. -storia lunga, troppo lunga- non mi andava di raccontargliela, o almeno per ora.

Mi imbambolai a fissare il vuoto, pensavo alla mia vita. A come fosse cambiata.

Prima ero totalmente esterna al mondo della prigione, non me ne fregava assolutamente nulla, poi ho trovato lavoro come una specie di psicologa e fu lì che creai dei profondi legami con i ragazzi qua dentro ma mai mi sarei aspettata di diventare una carcerata. 

Ma a volte la vita ci fa delle enormi sorprese che non ci saremmo mai aspettati.

Ma proprio qua, ho finalmente chiuso due anni, due anni in cui io pensavo di essere amata ma solo usata. Infine è arrivato lui, lui che mi ha fatto aprire gli occhi, che mi è sempre stato vicino.

Sorrisi alla sua immagine, al suo sorriso, a quando è arrabbiato. Perché si, pure quando è arrabbiato è fottutamente stupendo. Mi vennero in mente la mia prima volta con lui, successa poco fa e le farfalle si fecero sentire nuovamente.

-Ciù ciù a cosa pensi che sorridi così?- mi fece notare Ciro divertito. -a...niente- scossi la testa ma senza mai togliere il sorriso dal mio volto perché non ci riuscivo. Solo a pensarlo sorridevo.

Mi ha mandato fuori di testa. Maledetto Edoardo.

Mi alzai dal letto e andai alla finestra per godermi le onde del mare che sbattevano leggiadre contro il molo come una bomba.

Accanto a me, appoggiandosi al piccolo davanzale, arrivò il ragazzo dagli occhi nero pece.

Mi passò la sigaretta fumante e ne feci un paio di tiri buttando fuori il fumo rumorosamente.

Dedussi che Edoardo se ne fosse andato visto che c'erano solo i nostri due respiri.

Lui mi si avvicinò all'orecchio. -te ha magnate comme na' tigre- ghignò sfiorandomi il collo. Arrossì visibilmente dall'imbarazzo. Il trucco deve essere andato via un po'.

-sono così visibili?- chiesi mettendomi la mano sui punti interessati. -abbastanza- aspirò il fumo facendolo uscire dal naso. -Gajarella se' vere ca' tenite chiavat' comme animali, avete entrambe dei succhiotti- rise lui e io diventai tale quale a un peperone. -Ciro!- lo spintonai e lui rise barcollando. -dai Amor mij è innegabile ca 'o ate fatte- alzai gli occhi al cielo. -hai cacat o'cazz, vafa'n' cul strunz- lo spinsi ancora una volta prima di rimettermi a letto.

Sarà davvero così evidente?

AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora