capitolo 6

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Mi svegliai sentendo un enorme peso sulla schiena. Provai a muovermi ma un braccio mi teneva ancora al letto.

Girai leggermente la testa e vidi il mio ragazzo che dormiva tranquillamente.

-buongiorno amore- dissi svegliandolo con un bacio delicato. -buongiorno- disse ridandomene un altro. Il suo telefono vibrò e si girò dall'altro lato per prenderlo.

Notai la schiena piena zeppa di graffi rossi. -cosa hai fatto?- chiesi toccandoglieli. SI voltò e mi guardò malizioso. -sei stata tu ieri sera, stavi impazzendo- mi disse solamente prima che il suo telefono vibrò di nuovo.

Rispose velocemente a un messaggio con aria preoccupata. -tutto bene?- chiesi -si, ma ora devo andare, ti riporto a casa- mi disse mentre si rivestiva. Mi rivestì pure io e poi salimmo in macchina.

Mi lasciò davanti a casa ed entrai. Probabilmente tutti dormivano ancora infatti provai a fare più piano possibile.

-Gaia- un sussurro mi fece saltare per aria. -cazzo me haje fatte piglia' nu infarto- dissi posandomi una mano sul cuore vedendo Riccardo in cucina con un caffè.

Notai il cappotto e la borsa di mamma sulla sedia. -non è andata a lavoro ieri sera?- chiesi -no, non è stata bene- disse. Sospirai e cominciai a prepararle una tazza di the e delle fette biscottate che gli avrei portato in camera.

-è permesso?- chiesi aprendo la porta. -entra amore- disse sedendosi con la schiena al muro. -la colazione- dissi sedendomi a letto. -grazie mille- prese il vassoio poggiandolo sulle gambe. -hai la febbre?- chiesi vedendo il termometro. -si, 38- rispose. -hai già preso la tachipirina?- -no, non volevo svegliare i ragazzi- rispose bevendo un sorso di the. Andai nel suo bagno provato e presi una pastiglia porgendogliela.

-oggi vai al IPM?- mi chiese. Mi accorsi solo ora che era mercoledì.

-si, ho appuntamento alle 14- -ti porta Franci?- mi domandò -si penso di si. Ora risposa- gli portai via il vassoio non appena aveva finito di mangiare e la lasciai dirmire.

Nel frattempo feci uscire il cane in giardino e andai a sedermi in veranda.


Verso le 12 iniziammo a preparare una pasta e mentre noi tre avremmo maniato in veranda nostra mamma sarebbe rimasta in camera tranquilla.

-porto la pasta alla mamma, voi mangiate- disse Riccardo con il vassoio raggiungendoci pochi minuti dopo.

-oggi ti porto giù io giusto?- domandò Francesco. -si grazie- -possiamo venire a conoscere la direttrice?- domandò Riccardo. Inizialmente risi pensando fosse ironico. -ha ma sei serio?- provai a smettere di ridere. -perché no?- intervenne Franci. -dopo le chiedo e vi faccio sapere-. dissi. 

-smettila di ridere- Riki mi tirò un leggero pungo sul braccio. Ma tutti e tre scoppiammo a ridere.

Mentre sparecchiavo mi arrivò un messaggio dalla direttrice.

Mentre scorrevo la home di Instagram mi arrivò un messaggio dalla direttrice.

Direttì💕

Ciao Gaia, volevo informarti che ho notizie su quello che mi avevi chiesto lunedì

mi dica

Li ho contattati e arrivano Giovedì

la ringrazio tante direttrice, volevo chiederle una cosa

dimmi pure

i miei fratelli vorrebbero conoscerla, potrebbero venire?

certamente ma poi devono subito andarsene, vorremmo evitare casini

va benissimo grazie mille

figurati


-Riki! Franci! Potete venire ma poi ve ne dovete subito andare- dissi dopo che mi ebbero raggiunti. 

Loro annuirono e poi andai a prepararmi.

Oggi misi una semplice tuta grigia e una maglietta nera con sopra una felpa.

Una volta tutti pronti salimmo in macchina e ci dirigemmo al IPM.

-Ciao Gennaro, loro sono Francesco e Riccardo, i miei fratelli- dissi e si presentarono.

-sono loro?- domandò il biondo indicando con un cenno il campetto.

-chi so' sti dduje? altri carcerati?- una voce nuova si sentì. Nessuno dei tre si girò. -no Edoà, so' e suoi frate- disse il comandante. Riccardo provò a non ridere. -smettila coglione- gli sussurrai.

Bussai all'ufficio della direttrice e dopo che me lo concesse entrai.

-buongiorno ragazzi- ci salutò calorosamente. -buongiorno direttrice, loro sono Francesco e Riccardo- si strinsero la mano. -piacere, io sono la direttrice di questo carcere, spero che non vi abbiano dato fastidio- disse riferendosi ai ragazzi. -oh no non si preoccupi- disse Francesco. -ottimo, Gaia, tu dovresti iniziare. Liz accompagni i due fanciulli?- domandò alla donna. -certo, seguitemi- -è stato un piacere conoscerla- disse Riccardo. -pure per me, arrivederci- una volta che furono fuori la direttrice mi parlò.

-Pino è in sala già, era ansioso di rivedere Anya- disse sorridente. -va bene grazie- uscì e mi diressi alla sala.

-ciao Pino- lo salutai mentre Anya gli trottava incontro. -ciao Gaia, ciao bellissima- disse lui accarezzandola. -sono felice di rivedervi- disse sorridendomi senza staccare le mani dalla cagnolona.

-pure lei sembra molto felice- risi leggermente seguita da lui. 

-allora, come stai?- domandai mentre lui faceva salire Anya come la scorsa volta. -bene, ho pensato molto a quello che mi avevi detto Lunedì- mi guardò diventando un attimo serio per poi addolcire lo sguardo. -e a che conclusione sei arrivato?- domandai incrociando le gambe. -che hai ragione, nel mondo esistono un sacco di persone che commettono errori, ma ognuna può rimediare e ho scritto questa sta notte- mi porse un foglio interamente scritto.

La lessi attentamente. Parlava di lui, di tutti gli errori che aveva commesso fuori e dentro al carcere e tutti i modi per rimediare. Ha parlato tantissimo di Tyson e alcune parti erano pure bagnate dalle probabili lacrime.

-Pino ma sei stato bravissimo- mi congratulai con lui riconsegnandogliela.

-tu dici?- -io dico, sei stato in grado di pensare a come rimediare a tutti i tuoi errori. Sei migliorato molto. La mia parte preferita però è stata quella nella quale hai parlato di Tyson- gli regalai un sorriso enorme. -ci ho messo il cuore a scrivere per lui- notai che i suoi occhi diventavano sempre più lucidi. -ti manca vero?- gli chiesi prendendogli la mano. -Non immagini quanto- disse, una lacrima gli rigò la guancia. -sai cosa ho fatto io quando sono stata 1 anno senza il mio vecchio cane Toby?- lui negò con la testa mentre affondava il volto nel folto pelo della golden retriver.

-innanzitutto avevo stampato moltissime sue foto e le avevo appese al muro. Poi ogni sera parlavo alle foto, come se stessi parlando con Toby. Sembra una cazzata ma con me ha funzionato, sembrava che fosse lì con me- dissi mentre cercavo di non far vedere che avevo gli occhi lucidi pure io alla mancanza del cagnolone.

AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora