capitolo 32

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-ok cara, qua è tutto apposto, continua a mettere quella crema per un' altra settimana, l'antibiotico per un bel po' ancora- disse l'infermiera ritornando nella stanza dell'ospedale.

-va bene, grazie mille- uscì dalla stanza ritrovandomi di fronte i due poliziotti. -forza andiamo- mi incitò uno mentre venivo scortata fino alla loro macchina.

Salì e in pochi minuti mi ritrovavo nella piazzetta. Scesi mentre la direttrice parlava con loro e io andai incontro ai ragazzi.

-allora piccrè che ha detto?- mi domandò Edoardo sedendosi accanto a me. -devo mettere la crema per ancora una settimana e l'antibiotico per ancora molto- dissi sbuffando. -cacchio, dovrò continuare a convincerti allora- mi prese un giro lui. -smettila buffone- gli tirai uno schiaffetto dietro la testa. -me la lego al dito questa- disse facendo il finto offeso.

-no dai- dissi andando ad abbracciarlo. Lui mi mise le braccia attorno al collo dandomi un bacio nei capelli.

Con una mossa furtiva gli rubai il pacco di sigarette che aveva nella tasca della felpa e mi allontanai di scatto. -ritorna qua!- mi inseguì.

-Ciro coprimi- dissi proteggendomi dietro il boss. -cosa mi dai in cambio?- mi chiese. -tre sigarette di Edoardo- dissi. -facciamo 5 e ti proteggo- disse lui. -ok- le sfilai dal pacchetto e gliele diedi. Se le infilò nelle tasche e si girò coprendomi.

-sembrate bambini- disse il comandante ridendo. -mi ha fottuto le sigarette- disse Edoardo. -suvvia, non ti farà morire non fumare per poco- disse lui. Ne presi una dal ormai mio pacchetto e chiesi al comandante di accendermela e lo fece.

Me la portai alla bocca aspirando e poi buttandolo fuori dal naso.

-sembrate dei turchi- disse Chiatillo. -parla a loro, io non fumo tanto- dissi prendendo la cicca tra le le dita per parlare e subito dopo riportandola in bocca.

Edoardo mi si avvicinò prendendomela, fece due tiri e me la riporse.

-ragazzi, la direttrice vi vuole parlare- disse Beppe. Andammo nella sala comune e ci sedemmo insieme alle ragazze.

-mi scuso di aver interrotto il vostro tempo di aria ma volevo informarvi che a breve cominceranno le lezioni di musica, ci hanno già portato un pianoforte come potete ben vedere- ci indicò un bellissimo pianoforte a coda. I miei occhi si illuminarono.

Suono ormai da diversi anni il piano.

La donna continuò a parlare ma i miei occhi erano puntati su quella bellezza nera, era bella lucida e occupava un grande spazio.

Una volta finito di parlare e furono tutti usciti le chiesi se potessi suonare qualcosa e lei accettò volentieri.

Mi sedetti sul morbido sgabello, era fatto uguale al piano.

Presi un grande respiro prima di posare le mie mani sui tasti e schiacciarli con molta delicatezza.

L'insieme di note composero la canzone "sogni appesi" di Ultimo e canticchiavo il ritmo.

Era come risentire mia mamma, lei amava suonare, era la sua vita il piano forte e mi ha attaccato pure questa passione.

Mi fermai vedendo una figura appoggiata allo stipite della porta. Teneva quei suoi occhi verdi puntati sui miei.

-mo suoni pure?- scherzò e io annuì sogghignai. Si avvicinò mettendosi alle mie spalle. Andò a sfiorare il tatuaggio. Cosa aveva che lo attirava così tanto questo semplice tatuaggio?

Mi passò le mani sul collo facendomi venire mille brividi. Lui si chinò dandomi un bacio tra i capelli. Ero impietrita al suo tocco.

Sentivo il suo fiato sul collo. Si abbassò all'altezza del mio orecchio. -continua, sei bravissima- mi sussurrò. Riposai le mani sui tasti ricominciando la canzone dal punto in cui l'avevo lasciata mentre lui dietro di me mi accarezzava i capelli.

Questo momento bellissimo e rilassante fu interrotto da Liz. 

-Gaia, hai visite- disse lei. Mi stoppai così come Edoardo.

Seguì Liz fino a una stanza dove si tenevano le visite.

C'erano due divanetti, posizionati uno di fronte all'altro e in centro un tavolino.

Appena vidi la persona che era lì non potei fare altro che saltargli addosso.

-Roby!- strillai allacciando le gambe al suo busto. -mi sei mancata troietta mia!- disse lei stando attenta però ai fianchi. Probabilmente gli era arrivata voce che mi avessero picchiate.

-amo ma che mi combini- disse una volta che mi ebbe messa giù. -io niente, sono quelle che mi hanno quasi ammazzato- dissi difendendomi.  -e ora stai nei cosi maschili quindi eh?- mi domandò con sguardo malizioso.

-amo, sto con Alessandro- dissi io esasperata. Il suo sguardo si incupì improvvisamente.

-che c'è?- chiesi. -Riccardo non te lo ha detto?- disse triste. -detto cosa?- chiesi non capendo. Lei tacque. -Roberta, cosa è successo?- chiesi alzando leggermente la voce.

Lei estrasse il telefono...

Mi cadde il mondo addosso...


AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora