capitolo 47

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POV'GAIA

Ormai è passata una settimana da quando io ed Edoardo abbiamo smesso di parlarci.

Mi faceva male, lo ammetto, ma non sopportavo il fatto che lui si comportasse così con me nonostante fosse sposato e quasi padre.

Odio quando la gente fa così.

-ecco fatto- disse Ciro alzandosi. Stavo ansimando letteralmente. -ha fatto male? Ho fatto troppo forte?- chiese lui sistemandosi. Io negai. -brucia- ammisi mentre uscivamo dal bagno. 

MI lanciai dal letto con un dolore che partiva dal anca fino a sopra il fianco.

-per quanto devi ancora mettere la crema?- mi domandò mentre si lavava via dalle mani l'antibiotico per la cicatrice.

-non lo so, una settimana credo. Poi chiedo a Beppe, è lui che sa tutto- lui si sdraiò affianco a me.

-Gajarella- girai il volto verso di lui. -pe quanta tiempe ancora nu vuo' parlargli?- mi domandò. -nun 'o sacce Cì- dissi ritornando a guardare il soffitto. Solo in reggiseno avevo freddo ma non potevo mettere nulla sopra fino a quando la crema non si fosse asciugata.

-ragazzi venite, usciamo per l'ora d'aria- Lino venne davanti a ogni cella per richiamarci. -scusa Gaia- disse coprendosi gli occhi. -tranquillo, aspetto che asciuga la crema e arrivo- dissi io. -va bene, consegno i ragazzi a Beppe e ritorno qua- disse e io annuì. 

-ah Ciro, prima di andartene- gli porsi la sigaretta, lui mi fece un ghigno estraendo l'accendino dalla tasca accendendomela.

Mi misi davanti alla finestrella e guardai il mare. 

Le onde sbattevano violentemente contro gli scogli creando quantità enormi di schiuma, sembravano arrabbiati con le rocce.

Saranno state alte 1 metro e 20 quelle onde, possenti, violente ma bellissime. Perché le cose più pericolose sono sempre le più belle?

Nel senso, più le onde sono alte, più sono pericolose. Ma si sa che le onde più belle sono quelle altissime.

Non ha senso questa logica, le cose belle dovrebbero essere carine, dolci e innocue. Tipo la terra. La terra non ha nulla di particolare, è marrone e brutta, infatti non è pericolosa. Mentre le onde... le onde. Soprattutto nei mari cristallini, così libere, così indemoniate, così.. così perfette. Ma se fai un passo errato ti ritrovi a centinaia di metri sott'acqua senza avere la possibilità di risalire. Ma imparando potrai cavalcare le onde, ma per imparare ci vuole pazienza.

Forse è proprio per questo. Forse è perché per ottenere le cose più belle ci vuole pazienza, passione ma sacrificio...

Senza accorgermene iniziai a cantare "stato d'ebrezza" di Silent Bob.

-Sono in stato di ebbrezza, oggi lei mi detesta, voglio vivere in fretta, riuscire a dirti resta, ma sono in stato di ebbrezza e oggi lei mi detesta, so di essere una merda, però almeno tu resta, però almeno tu resta, so di essere una merda, però almeno tu resta, però almeno tu- non mi accorsi nemmeno che fuori dalla cella c'era un ragazzo. 

Non l'avevo mai visto.

-sei bravissima a cantare- disse lui non appena girai la testa per guardarlo. -grazie- gli sorrisi buttando fuori il fumo. -cardio, muoviti che gli altri aspettano giù- Lino sbucò spingendolo verso la sua cella.

Controllai la crema, si era sciugata. 

Mi misi una maglietta semplicissima e spensi la sigaretta aspettando Lino che uscì poco dopo da una cella infondo seguito dal ragazzo castano di prima.

-Io sono Gianni, ma tutti mi chiamano Cardiotrap- mi allungò la mano sorridente e io la strinsi. -Gaia- risposi ricambiando il sorriso. -comunque davvero, sei molto brava a cantare- arrossì leggermente per quel commento.

Lino ci accompagnò fuori nel cortile e nel mentre io e Cardio parlavamo.

Non posso mentire sul fatto che non appena mi videro uscire con lui mi puntarono gli occhi addosso, tutti quanti.

-c re?- chiesi non capendo. -chi è chiste- domandò Ciro mentre mi sedevo sulla panchina. -prego, presentatevi belve di satana- invitai i ragazzi a presentarsi a Cardio che fortunatamente lo presero sul simpatico.

Se qua non stai simpatico a qualcuno diciamo che è difficile la vita, infatti Carmine e Chatillo poveri ne passano di tutti i colori.

-ti avverto, lui è l' animalista di turno, lui è, o almeno, dovrebbe essere il boss mentre lui non so nemmeno se sia una persona- indicai prima Pino, poi Ciro e infine Totò. -io sono un alicante- disse Totò. -è una città spagnola Totò...- Edoardo si batté la mano sulla fronte ormai rassegnato dalla stupidità di questo ragazzo.



AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora