capitolo 37

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La fioca luce del mattino mi colpiva gli occhi costringendomi a stringerli ancor di più. Sentì un peso sulla mia schiena. Girai leggermente lo sguardo e vidi il moro a pancia in giù con il braccio sulla mia schiena. -Ciro, svegliati- dissi scuotendolo. Lui mugugnò qualcosa, probabilmente un insulto e si girò dall'altra parte. -Cì, mi hai spaccato la schiena questa notte- dissi appoggiandomi sui gomiti stropicciandomi gli occhi. Lui ritirò il braccio facendo versi da Minotauro.

MI sedetti sul letto di Ciro. -cazzo- sussultai vedendo Edo appoggiato al davanzale che ci guardava. -ti ho spaventato?- mi chiese accendendosi una sigaretta. -un po'- risposi saltando giù e mettendomi al suo fianco.

-sono qua, vi sento se fate sconcerie- disse il ragazzo ancora sdraiato alzando leggermente il capo. Roteai gli occhi per poi dirigermi verso il bagno. Mi vestì con dei ciclisti e un top nero, misi una felpa e le scarpe aspettando che i due si vestissero. - Edoà ancora accussi' staij? vestiti, e pure veloce- era ancora a petto nudo a fumarsi la sigaretta.

-va bene capo- disse passandomi accanto per andare all'armadio. -ammetti però ca te piac vedermi accussi'- mi sussurrò all'orecchio mentre mi era di fianco. Diventai leggermente rossa. -Edoardo, cosa gli haje ritte povera criatur- disse Ciro divertito. Il ragazzo scrollò le spalle e io sbuffai con un sorriso. -vi aspetto giù bastardelli- dissi andando in mensa insieme a Lino.

POV'EDOARDO

Guardai la biondina uscire dalla cella. -togliti quel sorriso da ebete coglione- Ciro mi tirò un leggero schiaffo dietro la testa per svegliarmi. -che sorriso?- dissi sorridendo di nuovo. -questo- rispose ridendo. Sospirai ridacchiando pure io.

-seje nnamurat- disse infilandosi una maglietta. -di chi?- chiesi facendo il finto tonto. -nun prendermi po' culo frate, te ssaccio abbastanza bbene pe capi' ca te piac la guagliona- continuò lui. -chi Gaia? Nah nun me piac- dissi mettendomi una tuta grigia.

-frate gli staij sbavando arrete da quanne l'hai vista, me credi accussi' scem?- mi si avvicinò mettendomi le mani sulle spalle.

-nun è vero- risposi io scrollandomelo di dosso. -e allore pecche' tiene pensate subbeto a leje appena aggio ritte "guagliona"?- -ah nun te sopporto cchiù Cì- risposi ironicamente per poi andare in mensa.

Al tavolo c'erano già tutti, mi sedetti di fianco a Totò e accanto a me Ciro.

-ieri in cortile ho trovato una lucertola grande quanto la mia mano- disse Pirucchio. -di che colore era?- chiese Gaia. -nera con delle strisce gialle- rispose lui. -allora era una salamandra, mica una lucertola- lo corresse gaia ridacchiando. 

Ciro accanto a me fece una smorfia disgustata. -c rè? 'O boss tene paura e na salamandra?- gaia lo prese in giro. Ha sempre avuto questo profondo ribrezzo verso quegli animaletti. -noni, me fanne solo schifo- rispose lui. -sese- Gaia si mise a ridere insieme a Pino che aveva iniziato a prendere un po' in giro Ciro per questa cosa.

Io guardai la ragazza di fronte a me. Sul mio volto comparve un sorriso. 

Da sotto al tavolo mi arrivò una ginocchiata, mi girai verso il moro con ancora in sorriso. Lui alzò le sopracciglia. -smettila- gli dissi. -che ha fatto?- chiese Totò. -lui lo sa- risposi puntandogli lo sguardo addosso.

Dopo la colazione andammo nella piazzetta dove ci raggiunsero le ragazze.

Vidi Viola che ci teneva gli occhi addosso. -mi ha scassat'o cazz- disse improvvisamente Gaia. Io ridacchiai.

Mentre ridevamo e parlavamo la vidi alzarsi rivolta verso la rossa. -vieni cca- risposi prendendola per un braccio e trascinandola di nuovo sulla panchina. Io ero seduto sullo schienale e la misi tra le mie gambe. -pecché? Non volevo fare nulla- mi chiese. -si e io sono Gesù Cristo sceso in terra- risposi ironica. -adesso tu stai qua- dissi io facendola sedere. 

Iniziai a passare il dito sul tatuaggio che aveva dietro l'orecchio. Era proprio bello. La vidi irrigidirsi al mio tocco e risi nella mia mente.

-quindi per te va bene Edo?- mi domandò di punto in bianco Ciro. -mh?- chiesi guardandoli. -ti avevo detto che non ascoltava- disse lui guardando Pirucchio. Alzai gli occhi al cielo prima di riposare la mia concentrazione sul piccolo disegno che stavo contornando con il dito.

-ma la smetti di stargli appiccicato? Na cozza seje- rise Beppe venendoci incontro. -se tu mi regali due pacchi di sigarette la smetto- dissi sapendo che non lo avrebbe mai fatto. -ti fa male così tanto tabacco- rispose lui. Infatti.

Alzai le spalle in segno di accordo. 

-comunque ci sta la riccia che non smette di fissarti- disse Beppe rivolto a gaia. -lasciala guardare, d'altronde nun tutte tenene na dea a carcere-  dissi divertita. -modesta, dicevano- aggiunsi io e tutti scoppiammo a ridere.

Mentre tutti erano distratti girai lo sguardo verso la rossa puntandola con gli occhi e mi passai il pollice sul collo in segno di uccisione.

AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora