6. Forse, è meglio così.

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"Jacklyn, eccoti." Sento urlare dalle mie spalle. Mi giro verso l'uomo che mi sta chiamando e sospiro, poi lo saluto di nuovo:

"Ehi, Jerry." Sorrido, andando verso di lui.

"Cosa ci facevi qui?" Mi domanda una volta vicino, mettendo le mani sui fianchi.

"Volevo solo assicurarmi che a Brian non fosse successo niente." Ammetto abbassando lo sguardo.

"Sei troppo buona, e lui non lo merita." Mi dice severo. Ha ragione, ma non posso farne a meno. Mi importa di lui se devo essere sincera, mi importa cento volte. Ma solo perché una volta è stato il mio migliore amico.

"Senti, Jerry, ti dispiace se torni un attimo in casa? Vorrei restare un po' da sola." Cerco di parlargli nel tono più cortese possibile.

"Okay, ma è colpa mia? Ho fatto qualcosa?" Chiede confuso.

"No, no. Tu non c'entri." Lo tranquillizzo,  forzando un sorriso. "Anzi, resta tu qui. Me ne vado io." Gli faccio un altro sorriso tirato ed entro in casa.

Salgo le scale e mi dirigo in camera, quando vedo che la porta è socchiusa. La apro e urlo dallo spavento vedendo qualcuno di spalle. Quando si gira, metto una mano sul petto.

"Brian?" Sbotto, arrabbiata e scioccata. Lui mi guarda male, poi noto che ha le mani dietro la schiena: nasconde qualcosa.

"Cos'hai dietro la schiena?" Chiedo poi in tono accusatorio e sbirciando, ma lui nasconde ciò che ha nelle mani e fa un passo indietro, continuando a guardarmi negli occhi.

"Tu che ne sai se ho qualcosa dietro la schiena?" Chiede inarcando un sopracciglio.

"Ti conosco fin troppo bene, dimmi cos'hai lì dietro." Ordino, e lui sbuffa.

"Non ho niente, e non sai proprio nulla di me."

Quelle parole sono come pugnalate al cuore. Come non so nulla di lui? Ma se ci conosciamo da una vita! Mi avvicino e rimane impassibile. È freddo, arrabbiato e nervoso...ma che gli prende?

"O mi fai vedere che hai, oppure ricorro ai vecchi metodi." Lo guardo, e giuro che per un momento l'ho visto sorridere.

|FLASHBACK

"Brian," Lo sorpresi in camera mia, "perchè sei qui?"

"Io? Niente." Disse in tono innocente, facendo spallucce.

"E allora perchè hai le mani dietro la schiena?" Gli chiesi ridacchiando, senza crederlo.

"Così. Non posso stare in questa posizione? Mi piace tanto." Disse come se fosse la cosa più normale del mondo. Ma mentire non gli riusciva bene.

"Dimmi che hai, forza!" Gli intimai.

"Non ho niente." Continuò a giustificarsi. Non l'avevo bevuta. Prima o poi l'avrei scoperto, quindi perché non dirmelo?

Mi avvicinai a lui che iniziava ad agitarsi.
Quando ero a cinque centimetri, cominciò a scappare e io lo rincorsi per tutta la camera, finché tutti e due finimmo sul letto, e io ero sopra di lui. Aveva ancora le mani dietro la schiena. Non voleva mollare, il ragazzo!

"È l'ultimo avvertimento: o mi dici cosa nascondi, o sono guai." Lo minacciai con aria di sfida. Rimase bloccato e non disse nulla.

"Okay, l'hai voluto tu!" Gridai cogliendolo alla sprovvista. Gli feci il solletico: lo soffriva un sacco, soprattutto alla pancia. Alla fine si arrese e disse:

"Okay, okay. Hai vinto..." Mi mostrò un fiore. Una rosa, per specificare. Un pochino stirata, ma non m'importava. Sapeva che le amavo.

"Wow." Dissi mettendomi la mano sulla bocca. Era meravigliosa e di un colore rosso scuro, la più grande che avessi mai visto.

Ho bisogno di te. [#1]Where stories live. Discover now