20. L'incubo peggiore.

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Una volta tornata a casa mi sbatto la porta alle spalle e cammino per il corridoio, cercando di calmarmi. Guardo l'orologio e mi rendo conto che sono quasi le sei di pomeriggio e che devo fare sport.

"Mamma, devo andare in palestra." Urlo allarmata, pascolando da una camera all'altra, in modo da udire la sua voce e vederla. "Mamma!" La chiamo e poi mi fermo, sbuffando.

"Sono qui." La sento gridare e cerco di captare la sua voce. Finisco nel bagno, ma non c'è.

"Qui dove?" Sbotto, cercando di non innervosirmi ancora di più.

"Eccomi." Sbuca dietro le mie spalle ed esco dalla stanza.

"Allora? Andiamo o no?" Domando, impaziente.

"Sì, ti porto subito. Ma prima va a cambiarti." Mi fa notare, guardandomi da sopra a sotto e annuendo tra sé e sé.

"A cambiarmi?" Le faccio eco confusa, grattandomi la nuca.

"È certo, credi di andare con un jeans e una maglietta, in palestra?" Mi fa notare, indicando ciò che indosso.

"Oddio, è vero. Non muoverti." La intimo con gli occhi spalancati, e come un fulmine, salgo le scale e mi precipito in camera.

"Jack, ti devo dire una cosa." Mi urla da lontano, ma la liquido con un gesto della mano.

"NON C'È TEMPO." Grido, visto che mi trovo già in camera. Mi metto la tuta, preparo lo zaino dove metto le scarpe adatte, la mia cintura nera e in un attimo sono giù.

"Che ore sono?" Le chiedo, precipitandomi sulla porta di casa.

"Meno cinque", Risponde lei, mentre apre, con le chiavi, la vecchia macchina che si porta sempre dietro. "Muoviti." Aggiunge, mentre resto ferma a guardare il cielo.

Siamo molto puntuali di solito, almeno, io quando devo andare in un posto che adoro vado dieci minuti prima, tranne a scuola, lì ci vado puntuale solo per non essere sgridata dai professori.

Apro la porta dell'auto, seguita a ruota dalla donna che mi ha dato la vita, poi sbuffo una volta dentro.

"Sei nervosa?" Mi domanda quest'ultima più agitata di me, mentre fa partire la macchina.

"Un po', ma non vedo l'ora di ricominciare a sfogarmi." Le confesso, sorridendo.

"Già, la mia piccolina diventerà cintura nera, 2°...Com'era? 2° can?"

"Secondo dan!" La correggo mettendomi una mano sulla fronte, esausta. Sbaglia sempre, nonostante gliel'abbia sempre detto.

"Vabbè, è la stessa cosa." Liquida, accelerando un po'.

"Non è la stessa cosa." Sbuffo scocciata, mentre mi appoggio sul finestrino e osservo i lampioni delle luci muoversi velocemente, insieme alle altre case.

"Quando torno?" Le chiedo, girandomi dalla sua direzione.

Spero alle otto, così faccio due ore! Penso mentre incrocio le dita.

"Sette. A proposito di questo, devo dirti una cosa." Si gira anche lei a guardarmi, mentre parcheggia davanti la mia nuova palestra.

"Non c'è più tempo, siamo arrivate." Dico, scendendo dall'auto insieme a lei.

Entriamo nel luogo che ho citato prima e ci dirigiamo da quello che dovrebbe essere il mio maestro.

"Lei dovrebbe essere il maestro di mia figlia, Mr. Carter?" Chiede mia madre, mettendomi una mano dietro la schiena.

Aspetta, Carter?

Come Mike Carter?

"Sì, sono io. Lei dovrebbe essere sua figlia Jacklyn, vero?" Domanda, rivolto a me.

Ho bisogno di te. [#1]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang