60. Dolore.

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"Qual è l'aereo che devi prendere?" Chiedo a Julie mentre ci facciamo un giro in aeroporto, aspettando la sua partenza.

"Alla tua destra, il secondo più lontano." Alza la voce per sovrastare quella di una signora che annuncia un volo per Hong Kong.

"Tra quanto parti?" Domanda Freddie, cercando di sembrare indifferente.

"Mmh...", controlla l'orologio che si trova sul suo polso "Venti minuti circa." Dice alla fine, guardandolo negli occhi. Mio fratello annuisce e abbassa lo sguardo, mentre Betty osserva la scena senza dire una parola.

Brian mi tiene per la vita avvicina la sua testa alla mia, mentre penso a tutto ciò che abbiamo passato con la nostra amica, fino ad ora.

E poi ho un flashback. Quando a otto anni sono partita per venire qui, quando ho lasciato Brian, a Londra. La mia amata Londra. Chissà se un giorno ci tornerò.

Quando mi regalò il bracciale. Quando abbiamo promesso che non saremmo cambiati.

Beh, forse, in fondo, questa promessa l'abbiamo mantenuta. Ci siamo riconosciuti, magari siamo cambiati un po', ma alla fine chissenefrega. La cosa importante è che ora siamo insieme, no?

Fa così male ritornare indietro e rivivere queste sensazioni. È uno strano scherzo, la vita: prima parti tu, abbandonando tutti, poi partono le persone a cui tieni di più, e ti senti male.

Riesco a capire come si sente Julie, eccome se la capisco. Odio questa mia empatia, perché finisco per star male di più io, al posto degli altri.

Aveva trovato una nuova "famiglia", degli amici, una persona che, anche se non me l'ha mai confessato, ama. Freddie e Julie sembrano me e Brian nove anni fa. Devono lasciarsi per forza, e si piacciono. O almeno penso.

E andarsene, ricominciare daccapo, beh...non è facile.

Mi mancherà così tanto.

Tiro su col naso e asciugo una lacrima, mentre Brian mi sussurra: "A cosa stai pensando?"

Sospiro. "Alla stessa cosa a cui stai pensando tu." Gli rispondo con un piccolo sorriso sulle labbra.

"Io sto pensando a noi, un po' di anni fa. E tu anche." Afferma, ricambiando la descrizione.

"Sì, anche io." Ammetto, spostandomi una ciocca dietro l'orecchio.

"Jack, non stare così o mi sento peggio. Ti prego." Mi scongiura Julie, venendo verso di me e prendendo le mie mani tra le sue, mentre Brian mi lascia libera.

"È brutto, però. Io non voglio che tu te ne vada, ti posso capire perché è successa la stessa cosa anche a me anni fa, e rivivere tutto questo sotto gli occhi di qualcun altro mi fa uno strano effetto." Le confesso, cercando di sorriderle.

"Ci ho fatto l'abitudine. Ho traslocato così tante volte che ormai se andassimo a vivere in Oceania o Africa non mi stupirei più di tanto, per questo cerco di non affezionarmi. Ma come si fa a non volere bene a dei gioielli come voi?" Mi fa un bel sorriso, uno di quelli sinceri che mi fanno sentire un po' meglio.

"Beh, dì ai tuoi di tornare qui, la prossima volta che traslocherai." La minaccio, scherzando.

"Riferirò." Ridacchia, e Betty si avvicina a noi.

"Fatti sentire, okay? Voglio sapere tutto appena arriverai, la nuova scuola, i nuovi amici, la tua nuova vita...ricordati di noi, ogni tanto." La abbraccia e lei ricambia con una stretta più forte.

"Credo che degli amici come voi non si possano dimenticare così facilmente, quindi mi ricorderò eccome." Risponde invece.

Sorrido e mentre mi guardo intorno vedo avvicinarsi i genitori di Julie con delle valigie in mano. "Allora, pronta? Tra dieci minuti si parte, conviene recarci già lì vicino." Le annuncia la madre, una tipa un po' robusta ma anche molto educata.

Ho bisogno di te. [#1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora