53. Problema al cuore.

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Oggi pomeriggio mio padre dovrebbe uscire dall'ospedale. È passata una settimana dell'incidente e finalmente può tornare a casa.

"Jack, lascia quel telefono e aiutami a mettere la tovaglia sul tavolo." Mi rimprovera mia madre, arrabbiata e con le mani sui fianchi.

Sbuffo pesantemente e faccio ciò che mi chiede. "Dammi i piatti." Le chiedo.

"Eccoli." Me li passa e li poggio sul tavolo, lei mette i bicchieri e la seguo a ruota con le posate.

Ritorno a messaggiare con mia cugina di Londra con la quale non mi vedo da tanto, le sto informando di mio padre e Lucy -così si chiama- mi scrive che verranno presto a trovarci.

Parlando di paesi lontani, non ho potuto festeggiare il compleanno di Brian in santa pace. Non siamo andati più a Los Angeles e ci è dispiaciuto davvero tanto.

Gli ho svelato la sorpresa quello stesso giorno ed insieme abbiamo deciso che non potevamo andare a spasso mentre l'uomo che mi ha dato la vita soffriva in ospedale. E addio biglietti.

Mi sono presa anche qualche altra settimana al bar, proprio per mio padre. Insomma, in questi giorni ruota tutto sulla sua salute. La cosa importante è che stia bene, il resto viene dopo.

"Mi spiace tantissimo, avevo lavorato tanto per comprarli, quei biglietti..." Ho detto a Brian.

Lui mi ha sorriso e mi ha detto di non preoccuparmi. "Sì che mi preoccupo, del mio compleanno hai faticato tanto per farmi una festa come si deve, io invece non ho fatto niente."

"L'ho passato con te, è questa la cosa importante. È stato un giorno stupendo, perché tu eri con me, e mi basta e avanza." Mi ha confortata.

"Avrai il tuo regalo lo stesso, lo giuro. E sarà bellissimo."

"Non voglio un bel niente. Sei tu il regalo più bello che abbia mai ricevuto." Mi ha dato un bacio a stampo e mi sono sentita in Paradiso.

Quando gli ho detto del bar non l'ha presa tanto bene, ma l'ho sgridato e dopo un lungo discorso mi ha promesso che avrebbe accettato questo mio nuovo lavoro.

"Oh, mamma." La chiamo, sedendomi.

"Cosa c'è?" Chiede ripetendo il mio stesso gesto.

"Ha detto Lucy che verrà un giorno." La informo.

"Sì, certo. Dice così da un anno, ormai. La verità è che non hanno voglia di fare tante ore di viaggio." Inizia a mangiare.

"Le ho detto la stessa cosa, ma mi ha detto che questa volta dice la verità."

"Vabbè." Dice per niente convinta.

____

Non ho idea di cosa possa regalare a Brian. In queste ultime settimane avevo passato così tanto tempo a programmare il viaggio che non ho pensato ci potessero essere delle complicazioni del genere, quindi non ho preparato nulla di concreto.

Mi è dispiaciuto un sacco, anche perché Los Angeles è la città dei suoi sogni e sarebbe stato un regalo fantastico per lui. Ma ci andremo un altro giorno, gliela farò questa sorpresa.

Sono in giro tra i negozi in cerca di qualcosa di bello da compragli ma non mi viene in mente nulla.

Passo la mano tra i capelli e mi guardo intorno, dove una massa di persone si muove attorno a me. Oggi c'è davvero un sacco di gente che fa compere.

Alcune volte do un'occhiata veloce all'orologio, stando attenta. Alle sei mio padre dovrebbe uscire e Brian deve passare a prendere me e mia madre per portarci in ospedale.

Ho bisogno di te. [#1]Where stories live. Discover now