50. Babysitter.

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"Ascolta questa." Mi mette una cuffia nelle orecchie e parte la canzone mirrors di Justin Timberlake.

"La adoro, è bellissima." Gli dico, guardandolo negli occhi.

"La dedico a te, in questo momento." Mi sussurra dandomi un bacio sulla guancia. Chiudo gli occhi e sorrido quando continua a darmi altri baci finché non arriva al collo.

Gli cade una cuffia dalle orecchie e la prendo in mano, bloccandolo. Punta gli occhi sui miei e poi gli rimetto la cuffia, facendolo sorridere.

Chiude gli occhi e mi accoccolo a lui che mi stringe forte. "Cosa facciamo, oggi? Non voglio restare in casa." Sussurro contro il suo petto.

"Vuoi dire come siamo stati ieri o l'altro ieri?" Ironizza.

"Ecco, appunto." Scuoto la testa e lui ridacchia.

Tra due giorni sarà il suo compleanno e, siccome voglio che sia un giorno speciale come lui ha fatto con me, ho prenotato due biglietti per Los Angeles, la città dei suoi sogni.

Mi è venuta in mente questa idea qualche mese fa, prima della litigata. Ho fatto molti lavori e ho guadagnato un po' ma non bastavano, così, oltre a quelli, ho trovato lavoro in un bar.

Le persone del posto sono molto accoglienti e gentili e il mio capo è un tipo simpaticissimo. Ho già ottenuto la cifra che volevo ma continuo a lavorare perché mi piace.

Mi ha dato una settimana di relax anche perché è arrivata una ragazza nuova e mi sostituirà per qualche giorno, giusto per provare.

"Bu!" Mi spaventa Brian dopo un po' di silenzio, scuotendomi ad un tratto.

"Ma che problemi hai?" Grido dopo aver sussultato ed essermi messa una mano sul cuore per lo spavento. Gli tiro un pugno e lui fa finta di cadere dal divano in gesto teatrale.

Scoppiamo a ridere. "Che c'è, tesoro, ti ho spaventata?" Dice quando si rialza, fingendo di fare fatica.

Lo fulmino con lo sguardo mentre trattengo una risata. "Sei un gran.."

"..bel ragazzo." Continua al mio posto.

Il microonde emette un suono, segno che la cioccolata calda è pronta.

"Vai tu o vado io?" Chiede con poca voglia di alzarsi.

"Vado io, pigrone." Gli tocco la punta del naso con l'indice e lui chiude gli occhi.

Prendo le due tazze e sto attenta a non scottarmi, e mentre sto per prendere un piccolo vassoio, qualcuno mette le mani sui miei occhi.

"Riesci a muoverti, così?" Chiede Brian da dietro.

"Non ho i raggi infrarossi." Sbuffo e lo sento ridacchiare. "Forza, togli quelle zampe o ti butto tutta la cioccolata in testa." Lo avverto, ma lui non mi ascolta.

"Vediamo se hai coraggio." Mi incita.

"Okay, cambiamo avvertimento: o lasci liberi i miei occhi o restiamo così."

"Per me va benissimo."

"E non berrai nulla. Sì, va proprio benissimo." Dico con un sorriso soddisfatto.

"E no, io ho fame." Finalmente mi ascolta e dopo un po' mi osserva. Inarco un sopracciglio, poi mi faccio strada e mi dirigo in camera seguito da lui.

"Questa è tua." Dico allungandogli una tazza. Ci sediamo sul divano, poggia le labbra sulla tazza e poi le ritrae subito facendo una smorfia.

"Cavoli, scotta." Si lamenta, mettendola sul tavolo e facendomi ridere. "Che hai da ridere? Prova tu, voglio vedere come reagisci." Mi incita.

Ho bisogno di te. [#1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora