52. With you.

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Betty's POV

"Buongiorno, ha bisogno?" Una tipa alta, magra e poco truccata mi sorride falsamente appena apro la porta del supermercato.

"Salve. Comunque no, grazie. So già dove si trova quello che cerco." Ricambio il sorriso falso della signorina e mi dirigo poco più lontano per prendere il latte e...cos'altro?

Guardo la lista che mi ha fatto mia madre: latte, biscotti, cioccolata e farina.

Cerco tra gli scaffali il latte. Lo trovo e lo prendo in mano. Dopo aver cercato il resto ed essermi riempita le braccia di cibo e non, mi dirigo alla cassa e pago.

Mi faccio dare due buste, metto tutto dentro ed esco dopo aver salutato. Barcollo un po' ma poi mi riprendo.

Dopo qualche metro percorso vado sopra qualcosa, anzi, qualcuno. "Scusa." Balbetto, prendendo le buste ed i biscotti caduti per terra.

"Guarda dove...oh, Betty. Sei tu." Mi sorride Kevin. Ricambio e faccio appello a tutte le mie forze per non restare incantata e guardarlo per altri cinque, buoni, minuti. È così bello e dolce!

"Ehi." Scuoto la testa per riprendermi dallo stato di trance, prendo una busta e lui, da gentiluomo qual è, prende l'altra e me la passa. "Grazie. Sono proprio sbadata." Ridacchio e lui scuote la testa.

"No, è anche stata colpa mia. Dammi, ti aiuto."

"No, non preoccupa-" Ma ormai è troppo tardi: ha già preso la mia borsa in mano e sta camminando.

"Allora, vieni?" Mi chiama e lo raggiungo, felice. Gli sorrido e lo ringrazio per la seconda volta.

"Non preoccuparti, per così poco! Dove dobbiamo andare, a casa tua?" Chiede facendomi annuire.

"Allora, cosa ci fai da queste parti?" Gli domando per interrompere il momento di imbarazzo che si era creato.

"Oh niente, passeggiavo soltanto. Come mai senza la tua amica? Raramente siete in giro da sole." Ride.

Mi rabbuio. "È da quando si è fidanzata con Brian che non siamo più tanto unite come prima. Ma non dirglielo, per favore: non voglio farla stare male. So che non lo fa apposta, è giusto che stia con il suo ragazzo, ma mi manca fare le solite cavolate con lei." Sorrido al solo ricordo e guardo il cielo.

"Hai mai provato a parlarle di questo?" Mi guarda negli occhi. I suoi bellissimi occhi.

"No, te l'ho detto: non voglio farla sentire in colpa." Ripeto.

"Dovresti invitarla tu un giorno, solo voi due, per stare almeno un po' insieme e divertirvi come sicuramente facevate un tempo." Mi consiglia.

"Già, magari un giorno." Sussurro per niente convinta.

Restiamo in silenzio. Svolto a destra e mi fermo dopo un po', facendogli vedere casa mia.

"Abiti in un condominio?" Mi chiede.

"Già. È dura, anche perché qui ci sono un sacco di anziani che si infastidiscono per qualsiasi cosa, dobbiamo fare tutto in silenzio."

"Povera, anche io abitavo in un condominio, quando era a Londra."

"Cosa? Abitavi a Londra?" Chiedo, incredula.

"Sì, mi sono trasferito quasi un anno fa, con Brian."

"Siete amici per la pelle, allora." Intanto ho suonato al campanello e hanno aperto il cancello.

"Uhm, si. O qualcosa del genere." Farfuglia.

Non gli rispondo e, dato che non ho voglia di fare le scale, gli propongo: "Prendiamo l'ascensore." Camminiamo in corridoio ed entriamo dopo che mi dice di sì.

Ho bisogno di te. [#1]Where stories live. Discover now