Epilogo. -Alla ricerca della felicità.

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Un mese e mezzo più tardi...

È quasi tutto pronto. Devo solo trovare i miei occhiali da sole e il mio cappello preferito, poi posso andare.

Ma non li trovo, ovviamente.

"Freddie e Betty ti stanno aspettando, muoviti." Urla mia madre dall'altra parte della stanza.

"Lo so, ma non trovo alcune cose!" Mi lamento sbuffando, mentre frugo sotto il letto.

"Saranno cose inutili, conoscendoti. Prendi quelle dannate valigie e vai in macchina, non abbiamo tutta la giornata." Sento la sua voce farsi sempre più vicina quando me la ritrovo in camera.

"Sono cose molto importanti, va bene? I miei occhiali da sole..." Mi lancia un'occhiata di fuoco che basta a significare che secondo lei, invece, non servono a nulla. "Il...il mio cappello..." Balbetto. Mette le braccia conserte e riduce gli occhi in due fessure.

Sospiro. "Okay, okay." Aspetto prima di uscire e guardo negli occhi mia madre che mi fissa ancora male. Ma non dura a lungo perché scoppia a ridere mentre scuote la testa e abbozzo un sorriso.

"Mi mancherai." Mi sussurra abbracciandomi, mentre io la stringo forte.

"Anche tu, mamma. Ma verremo a trovarti appena possiamo, tanto è solo a qualche ora da qui." Le rassicuro.

Dopo tanti sacrifici sono riuscita a convincere i miei ad andarmene da New York e a trasferirmi a Boston, che si trova nelle vicinanze.

Inizialmente mi avevano preso per una pazza, ma poi ho dovuto raccontargli tutto e mi hanno detto che non potevo andarci lo stesso perché, anche se sono maggiorenne, sola non mi avrebbero portato da nessuna parte.

Così ho chiesto a Freddie che mi ha appoggiata subito. È stato il primo che è venuto verso di me quando stavo scappando da Brian e che mi ha salvata prima che mi facessi prendere sotto ancora una volta da un auto.

Ma io lo stavo facendo apposta, per chi poi? Una persona che di me non se n'è importato mai niente. Solo ora capisco che sono stata una stupida e che morire non mi avrebbe di certo aiutata a superare tutto, anzi, avrebbe peggiorato molte altre cose.

Qualche mese fa o forse di meno -nel mese di Giugno, insomma-, c'è stato il diploma di Freddie. Beh, non è successo solo a mio fratello, ma a tutti i ragazzi del quarto anno, a lui.

È stata una festa molto bella, emozionante: i nostri genitori e quelli adottivi si sono messi addirittura a piangere nel momento in cui ha ottenuto, appunto, il diploma. Io e Betty avevamo gli occhi lucidi e, anche se la migliore amica ha cercato di essere indifferente, si vedeva lontano un miglio che stava per versare qualche lacrima per la commozione.

Sono stata brava quel giorno, più o meno: ho cercato di non guardare Brian, facendo appello a tutte le mie forze. È da quando abbiamo litigato che non ci rivolgiamo più la parola, ma ho notato con la coda nell'occhio che ha cercato il mio sguardo numerose volte, anche se non gliel'ho data vinta, perché avrei ceduto ancora e sarei scoppiata davanti a tutti.

Quando ha fatto il suo discorsetto ho guardato per terra per tutto il tempo e mi sono imposta di non ascoltare nemmeno la sua voce, ma non potevo comandare le mie orecchie.

I miei occhi sì, però.

C'è stato un momento di pausa nel quale credevo che avesse finito di dire tutte le sue stupidaggini, così ho alzato la testa, convinta che toccasse a qualcun altro, ma lui era ancora lì. E il suo sguardo era su di me. Quella volta ho mantenuto il contatto visivo, nonostante il mio cervello trasmettesse messaggi completamente diversi al mio corpo.

Ho bisogno di te. [#1]Where stories live. Discover now