10. Questione di difesa.

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Driin-driin-driin.

La sveglia non mi da tregua neanche stamattina, così, prima che il suono diventi più alto, le tiro un pugno, spegnendola al primo colpo. Ogni mattina mi sembra di vivere un deja-vù.

Mi alzo con un verso di contraddizione e cerco di mettermi in piedi, poi mi dirigo in cucina, dove trovo una mamma sorridente e preoccupata allo stesso tempo. Sarà per quello che è successo ieri.

"Buongiorno, tesoro." Mi saluta, con una tazza di latte caldo in mano.

"Giorno." Ricambio e mi passo le mani sugli occhi, dato che vedo tutto ovattato per colpa del sonno.

"Stai bene?" Mi chiede, venendo verso di me.

"Sì, mamma." Sospiro e vado a sedermi sulla sedia, dove ci trovo la colazione già pronta. "Papà è già a lavoro?" Domando, mentre mi schiarisco la voce ormai roca di prima mattina.

"Sì, ma per pranzo ha detto che sarà qui." Mi informa, dopo aver bevuto l'ultimo sorso della bevanda dalla sua tazza.

"Okay." Bevo il latte velocemente, poi corro in camera per vestirmi.

Mi trucco con un po' di eye-liner e lascio i miei capelli ribelli sciolti. In meno di mezz'ora sono pronta, così saluto mia madre e mi dirigo a scuola.

Tolgo le auricolari dalle orecchie quando mi trovo di fronte alla Stuyvesant High School, così entro e cammino tra i corridoi di essa, mi guardo intorno e vedo da lontano la mia migliore amica Betty.

"Ciao, amica." La saluto, andandole incontro, "Mi dispiace se ieri non ti ho chiamata per sapere come stavi, ma sono successe così tante cose che non mi capacito neanche io di come ho fatto a superarle. Ti racconto tutto dopo la scuola." Le dico, tutto d'un fiato.

"Come facevi a sapere che stavo male, sei una maga, per caso?" Tenta di scherzare e le sorrido, scuotendo la testa ripetutamente.

"Ti conosco, tu non salti la scuola neanche se devi partire, solo quando sei malata."

"Infatti stavo male, ma ora mi sento molto meglio." Ammette.

"Sono contenta per te. Era così alta, la temperatura della febbre?" Mi inginocchio per terra e faccio un nodo stretto ai lacci delle scarpe, perché quello che ho fatto a casa si era sciolto.

"Abbastanza, ma, come ti stavo dicendo, mi è passata subito." Mi mordo il labbro una volta alzata, e intanto scorgo un movimento improvviso poco più lontano. Sposto la testa da un lato per vedere chi sia, perché con la mia amica che si trova davanti non vedo niente, poi si avvicina sempre di più. È Mike.

"Ancora lui, no." Sbuffo impazientita e impaurita allo stesso tempo.

"Che succede?" Mi chiede Betty confusa, girando la testa nella stessa direzione nella quale sto guardando io.

"Ti spiego tutto dopo." Tento di allontanarmi, ma il maniaco è ormai vicino a noi.

"Ciao, Jacklyn." Mi interrompe e mi blocco, sbuffando.

"Va' via." Sputo acida, senza giri di parole.

Fa un ghigno che vorrei togliergli dalle labbra, poi risponde: "Non credo. Non c'è il tuo fidato segugio?" Guarda dietro di me e pronuncia quelle parole in tono teatrale, poi riprende, sussurrandomi dietro l'orecchio. "Se fai la brava, potremmo andarcene senza che nessuno se ne accorga. Tanto saltare una lezione non ti farà male."

Ma che faccia tosta!

"Primo, il 'fidato segugio' ha un nome," Mimo le virgolette, alludendo a Jerry, "e secondo, ci sono tante persone qui, e potrei gridare dicendo che sei un pazzo maniaco." Pronuncio le ultime parole alzando la voce e gesticolando "Perchè siamo a scuola, e non puoi farmi niente."

Ho bisogno di te. [#1]Where stories live. Discover now