26. C'è bisogno del cuore.

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"Non toccarmi, va' via." Ripeto, cercando di allontanarmi il più possibile da lui. Sono così confusa ed agitata! Non so più a chi credere!

"Che ti ha detto?" Mi domanda, cercando di mantenere la calma e con le mani davanti a sé alzate, come se si stesse proteggendo per un'eventuale mio attacco.

"Ti ho detto di andartene." Ringhio. Sono confusa, voglio solo stare sola per riordinare le idee!

"Jacklyn Robinson, dimmi che ti ha detto quel bastardo." Cerca di stare tranquillo ma non ci riesce. E io mi spavento ancora di più.

"Te ne vuoi andare?" I macchinari ricominciano ad agitarsi per via dei battiti molto accelerati del mio cuore, ma a lui non interessa.

"Neanche per idea. Tu ora mi dici che ti ha detto o non me ne vado." Si mette le mani sui fianchi e mi guarda con le sopracciglia alzate: mi sta sfidando.

"Non sono affari tuoi, vattene via o chiamo...chiamo..." Cerco di trovare le parole adatte, ma lui si avvicina di più a me e, prima che entri qualche infermiere per capire cosa stia succedendo, riesco a calmarmi, così come la macchinetta accanto a me.

"Chi chiami, eh?" Mi chiede, ormai vicinissimo al mio volto.

"Allontanati. Subito." Mi sporgo verso di lui per indurlo ad allontanarsi ma resta lì, impossibile.

"Dimmi che ti ha detto quell'idiota e io me ne vado." Mi ripete.

"Non ti credo."

"Non ti resta che provare."

Sbuffo. "Okay...Mi ha detto che io a-amavo lui e che tu vuoi solo violentarmi per poi abbandonarmi, c-come hai fatto con tante altre ragazze." Dico tutto molto velocemente, abbassando la testa.

"Che cosa? Io lo ammazzo, lo spiaccico come un verme sul muro. E non ci posso credere che tu gli abbia creduto!" Stringe i pugni e cerca di contenere la rabbia per non farsi cacciare via.

"Io non lo so, sono così confusa! M-mi sono appena svegliata e già mi trovo nei guai. Voglio respirare un po'!" Mi dispero, sospirando.

"Okay, hai ragione. Fa' come credi." Mi sussurra in tono duro, poi si passa una mano tra i capelli disordinati.

"Era così brutta, la mia vita?" Domando, ripetendo il suo stesso gesto per via della frustrazione.

"Hai ragione, è colpa mia se è tutto così caotico. E meglio che, come avevo promesso, me ne vada." Senza aggiungere altro, si dirige verso la porta.

Nel momento in cui la sua mano ha un contatto diretto con la maniglia e realizzo che sta per andare via, avverto un senso di vuoto che mi fa salire la nausea, come se avessi già provato questa emozione tempo fa.

E questo basta a impormi di fermarlo per chiedergli altre spiegazioni.

"No, aspetta. Resta." Sussurro con un filo di voce, incerta. Si blocca sulla soglia della porta e rimane lì, a guardarla, senza girarsi dalla mia direzione.

"Fino ad un minuto fa quasi mi picchiavi ed ora vuoi che resti? Deciditi." Quando finalmente guarda nella mia direzione con aria mista tra la sorpresa e il divertimento, tiro un sospiro di sollievo senza farmi notare, senza sapere la causa del mio comportamento. Forse perché credevo che lui non sarebbe rimasto se glielo avessi chiesto, dato che l'ho fatto arrabbiare.

Sbuffo. "Perché, quando stavi per aprire la porta, ho provato un senso di vuoto, come se avessi già provato in passato questa sensazione. Capisci? Io no, in realtà, non ci sto capendo niente." Spiego, dando vita a ciò che ho pensato negli ultimi secondi.

Ho bisogno di te. [#1]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora