28 Se si potesse non morire

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Modà- Se si potesse non morire


Mentre Michy stava scegliendo quali jeans abbinare alla canottiera bianca, suonò il cellulare.

Abbassò la musica, si accese una sigaretta e rispose.

"Ciao tesoro!"

"Ciao zia!" rispose, fingendo gentilezza.

"Come stai?" chiese la donna, ansiosa di sentire Michy.

"Bene, grazie. e voi?" Michy camminava nervosa in sala, e non vedeva l'ora di chiudere quella conversazione.

"Anche noi stiamo bene. Ti ho chiamato, bè, sai... dato che tra qualche giorno è l'anniversario"

"Si, lo so che tra qualche giorno è l'anniversario, zia. Ma ora sto bene. Tra qualche giorno vedremo, ok?"

Capendo che Michela si stava innervosendo, la zia la salutò dolcemente.

"Va bene tesoro, dai! Ci sentiamo. Ti saluta tanto lo zio"

"Grazie- rispose Michy felice del fatto che la telefonata di convenienza stesse per terminare.-Salutamelo!"

Quando sentì che la zia aveva riattaccato, Michy sospirò e lanciò il cellulare sul divano.

Andò in camera e si mise davanti all'armadio, cercando di continuare la ricerca dei jeans per la festa di quella sera.

Come ogni volta, sua zia diceva le cose sbagliate nel momento sbagliato. Quella sera doveva essere una bella serata, avrebbe rivisto Alex dopo tutto ciò che era successo, si sarebbe divertita e sarebbe arrivata all'indomani carica di positività.

Invece no.

Invece sua zia l'aveva chiamata per ricordarle che dopo qualche giorno sarebbe stato l'anniversario della morte dei suoi genitori.

Ricordava per filo e per segno ogni attimo di quella serata. Sua mamma e suo papà erano andati a mangiare una pizza, lasciando Michy e suo fratello soli in casa. "Torniamo presto, tesoro!" Le disse la madre, prima di uscire, notando l'aria corrucciata di Michela. Non voleva mai stare a casa da sola con Nicola, perchè era uno stronzo e quando non c'erano i genitori, in casa, fumava qualche spinello in compagnia di amici poco simpatici.

"Tranquilla, mamma. Michy è in buone mani!" rispose lui, sorridendo.

Quando gli amici di Nico andarono via era quasi mezzanotte, e i loro genitori non erano ancora rientrati. Nico i mise a giocare ai videogame in sala e Michy andò in camera a leggere un libro. Non si accorse della zia in casa, se non quando spalancò la porta della sua stanza gridando "Sveglia Michy. Vestiti!" Michela non capiva quello che stava succedendo, ma quando guardò l'orologio, capì che era successo qualcosa di brutto ai suoi genitori.

"Sono le tre e mezza di notte! Dove sono mamma e papà?" Mentre diceva così, dalla porta della sua camera che affacciava sulla sala, vide suo fratello in lacrime, con i pugni chiusi e lo zio che lo sorreggeva.

Michy aveva rimosso ciò che successe nei minuti successivi, per poi ricordarsi l'attimo in cui entrò in obitorio.

La stanza era fredda, così come i suoi sentimenti. "Mamma aveva detto che sarebbero tornati presto!" gridava, guardando la salma di quella donna che tanto era stata importante per lei. Era arrabbiatissima, con lei. Non doveva lasciarla in quel modo. Sua mamma aveva sempre mantenuto le sue promesse, e l'unica che non aveva mantenuto, fu la più crudele.

Insieme a sua mamma, Michy era stata davvero felice. Da piccolina la guardava mentre si pettinava e avrebbe voluto diventare come lei. Sua mamma era il suo esempio di donna perfetta. E suo papà il suo più grande amore. Quanto le mancavano. Quanto le mancavano i loro sorrisi, i loro rimproveri, i Natali insieme a loro, i viaggi in macchina per andare in vacanza. Quante volte le veniva in mente quando, con la mamma preparava i biscotti, e quando lui le diceva "Non permettere mai a nessuno di non farti sentire speciale". Suo papà faceva sentire speciale la donna che aveva sposato ogni giorno! Le portava fiori, la portava a mangiare fuori, la faceva ridere. Il loro era un amore indissolubile, e quando sull'altare dissero "Finchè morte non ci separi", lo dissero sul serio.

Al funerale la chiesa era gremita di persone. Lei e , Nico vicini, come non lo erano mai stati prima d'allora, in silenzio, e due bare, a pochi metri da loro, si portavano via tutto ciò che era stato la loro vita fino a quel momento.

Il cellulare di Michela strillò forte, in quel momento, e la fece ritornare alla realtà.

"TI VOLEVO SOLO DIRE CHE TI VOGLIO TANTO BENE SISTER!"

Era Nico. La zia doveva aver chiamato anche lui dopo aver riagganciato con lei.

"ANCHE IO TE NE VOGLIO, TANTO!"

Come premette invio, Michela crollò sul letto, e pianse una sofferenza così atroce, che nulla, in quel momento, sarebbe riuscito a placare.




Io sarò sempre quiWhere stories live. Discover now