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Michy quella notte non riuscì a dormire.

Le parole di Alex le rimbombavano in testa. Se qualcuno l'avesse presa a pugni, avrebbe sentito meno male.

"Lo sai da quasi un mese! Capisci Alex? Un mese" Gli aveva urlato mentre a passo svelto si allontanava da lui.

"Mi dispiace, Michy, ma..."

"Stai zitto, cazzo! Ti prego! Stai zitto!"

Alex l'aveva raggiunta, l'aveva bloccata con un braccio, l'aveva girata verso di sè.

"Ti amo, Michy. Se vuoi rifiuto, chiamo mio padre, gli dico che resto!"

"Non è ciò che vuoi!" le aveva urlato lei in faccia, prima di liberarsi dalla sua presa e riprendere a camminare.

"E' giusto che tu faccia questa esperienza, ok? Ma ora sono incazzata, triste e non voglio sentire niente fino a domani!"

Alex l'aveva seguita fino a casa, senza dire una parola di più. Conosceva Michela, e sapeva che quando è incazzata cammina, anche delle ore, se necessario.

E sapeva anche che qualunque cosa le avesse detto in quel momento sarebbe stata sbagliata.

Quando arrivarono a casa, Nico e Laila erano già in camera. Michy non disse niente e si chiuse in bagno. Quando uscì, trovò Alex a letto, con l'abatjour accesa e il cellulare in mano.

Michy si mise sotto le coperte, e dandogli la schiena gli disse "Buonanotte, Alex!"

Ma non fu una buona notte, per nessuno dei due.Michy aveva sentito quattro volte Alex alzarsi ed andare in sala a fumare una sigaretta. Ce l'aveva avuto vicino, ma lo sentiva già lontano. Le venne il magone a pensare che due anni come minimo lontano da lui l'avrebbero fatta impazzire. Ma non c'era modo di rimediare all'irreparabile.

Un conto era vivere in due città diverse, ma nello stesso Paese.

Un conto era vivere una relazione in continenti differenti.

Non sarebbe potuta funzionare, nonostante l'amore che li legava, nonostante i ricordi, nonostante ogni attimo trascorso con lui.

Alex sarebbe partito quattro giorni dopo, il master iniziava in autunno, ma aveva bisogno di un paio di mesi per ambientarsi e il resto.

Queste erano le parole del padre di Alex, Michy ne era sicura. Quel figlio di puttana l'aveva sempre odiata. L'aveva accusata di aver rovinato la carriera del figlio, e ora gli aveva messo su un piatto d'argento una proposta che non avrebbe mai e poi mai potuto rifiutare.

Michy non riusciva a stare un minuto di più in quel letto, in quella stanza, in quella casa. Aspettò di sentire il respiro di Alex farsi pesante e, quando capì che si era finalmente addormentato, si alzò senza fare rumore.

Andò in sala, si mise il primo paio di jeans che trovò tastando al buio nel grande armadio in camera, e indossò la felpa rosa con su scritto "kEEP CALM AND LOVE ME"

Senza guardarsi indietro neppure per un istante, uscì di casa e prese a camminare. Quando arrivò dall'altra parte della città, dopo circa un'ora e mezza in cui aveva pensato alle cose più terribili, insieme in modo confuso alle cose più dolci che aveva vissuto con Alex, prese il telefonino. Oramai erano quasi le sei del mattino, e Alice doveva alzarsi tra un quarto d'ora per prepararsi per andare a lezione.

"Ehi, tesoro. Lo sai vero che sono le sei di mattina?" disse la voce assonnata di Alice dall'altro capo del telefono.

"Se ne va, Aly!" Alice era lontana, ma Michy sapeva che in ogni momento l'avrebbe avuta vicino.

"Chi se ne va, Michy?"

"Alex!"

"Cosa è successo tesoro. Avete litigato?"

"Se così si può dire..."

"Dai, lo sai che ogni volta che uno di voi se ne va, poi torna sempre."

"Lo so, ma sta volta è diverso. Va a Boston"

Alice rimase in silenzio.

"Ci sei?" chiese Michy indispettita.

"Si, scusa, ci sono. E' che stavo cercando di capire se sei ubriaca!"

"No, sono lucidissima. Va a Boston per un master di due tre anni."

"E quando parte?"

"Giovedì"

"Ma porca puttana Michy! E come farete a..."

"non faremo Ali. E' inevitabile che tutto finisca oggi!"

"Già!" annuì la sua migliore amica.

"Mi spiace un sacco, Michy!"

"Anche a me, Ali!"

Dicendo così, Michy inizio a piangere. 

"Su, tesoro, non fare così!" la implorò Alice.

E rimasero al telefono ancora per un po'.

Con Alice che non sapeva cosa dire, e Michela che, tra le lacrime e i singhiozzi,non sapeva più cosa pensare.






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