La mia nipotina è una batuffola di quattro chili e cento grammi.

E' bellissima, assomiglia tutta a me. Nico sta appendendo vicino alla culla i due palloncini rosa che abbiamo portato io e Alex, mentre Laila si è addormentata appoggiata con la testa alla mega tartaruga gigante che ho regalato loro.

Non avevo mai visto in giro peluches di tartarughe giganti, ma oggi, destino vuole, che venendo in ospedale l'ho vista nella vetrina di quel negozio di giocattoli in centro e non potevo non comprarla.

Guardo Sarah mentre dorme, tranquilla, tra le mie braccia e Alex le accarezza le ditine minuscole. Non avevo mai tenuto in braccio un bimbo nato da poche ore, e mi stupisce come fino a stamattina, questa bimba fosse nella pancia di Laila.

"Benvenuta, piccolina" le dico all'orecchio, e la bacio sulla fronte chiara.

Assomiglia tutta a me. Ha i miei occhi, le mie labbra e il colore dei miei capelli, anche se tutti, qui, negano.

In realtà dicono che è uguale a Laila, Bè, si un po' le assomiglia, ma mi piace pensare che abbia anche un po' di me, in lei.

Quando Laila ha iniziato il travaglio, eravamo tutti e quattro in casa.

Alex e Nico erano sul divano a guardare la televisione e a sbavare davanti al servizio del backstage del calendario di una tennista abbastanza figa.

Io ero in cucina, che leggevo i messaggi che Alice mi aveva mandato poco prima, e Laila era seduta vicino a me, sfogliando una rivista di viaggi.

Quando ha fatto cadere la rivista, piegandosi letteralmente in due dal dolore, ho guardato l'orologio. Erano le undici e un quarto di mattina, ed eravamo tutti svegli. Nico ed Alex erano andati a comprare un po' di prosciutto cotto per Laila, dato che a mezzogiorno noi avevamo in programma di mangiare pasta con i funghi, e Nico era entrato tutto felice perchè avevano appena visto un arcobaleno.

"Che coglione che sei!" avevo ribattuto io.

"Ti giuro che non ne avevo mai visto uno prima d'ora!"

"Certo- continuai a fare la stronza- non hai mai guardato al di là del tuo culo!" e risi.

Lui mi lanciò la pallina di carta della caramella che si era appena messo in bocca, e rise anche lui.

"Ragazzi!" ho urlato, correndo vicino a Laila, facendomi stritolare letteralmente la mano.

Mi ha fatto un male bastardo, ma non ho detto niente, perchè so, anche se non l'ho mai provato, che il dolore alla mia mano non era nulla in confronto a quello che stava provando lei.

Dopo qualche secondo, il tempo che impiegarono Alex e Nico ad arrivare in cucina, Laila smise di soffrire.

"Minchia, Nico, chiama la ginecologa!"

Laila bevve un sorso d'acqua, andò a stendersi sul divano, e urlò di nuovo.

Guardai l'orologio, erano trascorsi solo cinque minuti dalla contrazione precedente.

Nico impiegò un sacco di tempo, e quando riuscì a contattare la dottoressa disse, con la voce tremante "Non lo so ogni quanto le ha!"

"Ogni cinque minuti, Nico, cazzo! Ogni cinque minuti!" urlai io dal divano.

Quando riagganciò corse a mettersi la giacca e ci raggiunse.

"Dobbiamo correre in ospedale."

Laila sovrastò la sua voce con un urlo da far rimbombare il vetro.

Quando l'ennesima contrazione cessò, Nico ed Alex la aiutarono ad alzarsi.

Uscì così, Laila, in ciabatte e pigiama, con un piumino viola fascion sopra quella tenuta casereccia.

Se l'avesse vista Alice, uscire di casa conciata così, penso che sarebbe anche potuta svenire.

Io rimasi impietrita sulla porta di casa e, mentre gli altri aspettavano l'ascensore, un'altra fitta la colse alla sprovvista.

"Ahia, cazzo Laila!"si lamentò Nico, aprendo e chiudendo le dita della mano, quando lei mollò la presa.

tre...due...uno...

"Brutto bastardo deficiente, togliti dalla mia cazzo di vista prima che ti scaraventi giù per la tromba delle scale."

Io risi, ed Alex anche.

"Sei proprio un cretino, Nico!" risi ancora di più, mentre lo vidi farmi il dito medio, dietro le porte che si chiudevano dell'ascensore.

Alex salì in casa pochi minuti dopo, mentre io ero al telefono con la mamma di Laila.

Mi aveva istruito per bene, Laila.

Anche se dovevano trascorrere ancora tre settimane prima del termine di gravidanza, oramai ogni momento era buono e, così, ha messo le mani avanti appena abbiamo messo piede in casa.

"Avvisi mia mamma, mio nonno, tua zia. Controlli che Nico prenda la valigia, e mi metti in carica l'I-pod. Appena Nico ti chiama, prendi l'I-pod e vieni in ospedale!"

"E io cosa posso fare?" chiese Alex.

"Tu controllerai che Michy faccia tutto ciò che le ho appena detto!" e la macchina si riempì di risate.

Erano trascorse solo tre ore, da quando Nico e Laila erano usciti di casa, per andare in ospedale, e io avevo portato a termine tutti i miei compiti già da circa due ore e mezza!

Quando Nico mi chiamò.

"E' nata!" urlò.

"Mio DIo! E' nata ed è meravigliosa!"

"Arriviamo, Nico! Sono troppo felice!" urlai a mia volta, sentendo il cuore esplodere nel petto.

Appena arrivammo in sala d'attesa, le infermiere ci dissero che l'orario di visita sarebbe iniziato due ore dopo, e sorrisero nel vedere me e Alex in compagnia di una tartaruga pelosa e di due palloncini giganti a forma di ciuccio.

Scrissi un messaggio a Nico, dicendogli che saremmo stati un po' in giro per il grande giardino dell'ospedale, per aspettare l'orario che ci avevano indicato le infermiere.

Lesse il messaggio, ma non rispose. Così io ed Alex ci sedemmo su una panchina al sole, e abbiamo aspettato.

"Non posso credere di essere diventata zia!" risi. Era la sensazione più bella della mia vita.

"Sei bellissima, quando sei felice!" mi disse Alex, guardandomi.

"E' nata, Alex. Ci credi? E' nata e tutto è andato bene!"

Che qualcosa andasse bene nella mia vita era così talmente strano, che avevo paura, anzi il terrore che qualcosa durante il parto non andasse nel verso giusto, ma avevo cercato di rimuovere quei cazzo di pensieri dal mio cervello ogni volta che mi assalivano.

"E' ora che andiate, la mamma deve riposare, adesso!" dice una voce dolce, alle mie spalle.

L'infermiera grassottella ci sorride, attendendo che andiamo via, per attaccare Sarah alla tetta di Laila.

"Certo!" rispondo io, ricambiando il suo sorriso.

Porgo la bimba tra le braccia di suo papà, e le sussurro "Ti amo!"

Lei apre pianino i piccoli occhi assonnati e stiracchia la bocca, facendo credere di starmi sorridendo.

"Il primo sorriso della sua vita lo ha fatto a te!" mi dice Nico, mentre lo bacio sulla spalla.

Mi avvicino a Laila, che nel frattempo si è svegliata e l'abbraccio.

Quando usciamo dalla stanza, Alex mi tira a sè.

"Sei la cosa più importante che ho, lo sai, vero?"

Io lo bacio sulle labbra.

"E tu sei la cosa più bella che mi poteva capitare, insieme a Sarah!"

"Ti amo, Michy!" mi dice, mentre mi sorride.

"Ti amo anche io!" rispondo, ed usciamo dal reparto bebè, mano nella mano.




Io sarò sempre quiWhere stories live. Discover now