IX

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- Andiamo? - Domandai a Lia che stava sistemando gli ultimi oggetti nel suo armadietto.
- Dove?
Non compresi il suo sguardo perplesso; non le avevo mica chiesto di uccidere qualcuno.
- Agli allenamenti.
L'espressione sul suo volto era impagabile.
- Come scusa? Non ho sentito bene.
- Sono la sua "ragazza". - Dissi sbuffando; era evidente che non avessi affatto voglia di sorbirmi l'ennesimo allenamento della squadra di basket. Mi era bastato aspettare Gabri per due anni, non volevo cominciare anche con Michy eppure lui aveva ragione: dovevo risultare credibile se volevo soffocare le voci false sul mio conto.
Anche questa volta creò stupore il fatto che fossi entrata in palestra, cosa che fece ricredere molti sul fatto del mentire riguardo alla mia relazione.
- Allora, - domandò la mia amica, non distogliendo mai lo sguardo da Nicolò. - cos'hai deciso di fare?
Non sapevo affatto che comportarmi; se la mia teoria aveva anche un minimo di senso, non potevo baciarlo.
Non potevo illuderlo per poi farlo soffrire sapendo che non avrei mai potuto ricambiare i suoi sentimenti.
Dovetti ammettere che questa volta gli allenamenti passarono molto più velocemente, probabilmente anche perché ero parecchio assorta nei miei pensieri, e questa cosa mi fece venire ancora più ansia.
Mentre io e Lia chiacchieravamo rigaurdo argomenti futili quali la nuova acconciatura dell'insegnante di lettere, fummo raggiunte dei rispettivi "ragazzi".
- Allora? - Mi chiese Michele; sembrava quasi fiducioso. Ma come poteva sperare di riuscire a baciarmi solo per uno stupido ricatto, quando tra i due ero io quella che non aveva possibilità di mettersi con l'altro?
- Possiamo parlarne in privato?
Lui annuì e ci la lontanammo dalla coppia che ci fissava stranita.
- Mic, non posso farti questo.
Il suo sguardo si riempì di stupore. Che stessi sbagliando con la mia teoria o che lui mentisse per nascondere la delusione?
- Farmi che, Chiara?
- Non posso illuderti.
L'avevo detto davvero. Adesso bastava una sua parola per smentire la mia teoria e farmi crollare.
- Di cosa stai parlando?
- Non sono io la ragazza di cui mi parli, vero?
Mi fissò un po' stranito per poi contenersi e scoppiare in una risata che mi parve fin troppo finta.
- Sei meglio di quanto credessi ma non esagerare.
Alzai gli occhi al cielo; non si poteva davvero parlare con lui. Un po' adirata tornai dai miei amici.
- Va bene. Sempre che per te non sia un problema, Michele.
Lo dissi con rabbia; era evidente che ci ero rimasta male ma cosa mi potevo aspettare? Che uno come lui mi dicesse che potevo piacergli? Ero davvero un'illusa.
Mi fissarono sbigottiti tutti e tre e a prendere parola fu il mio coinquilino. - No. Certo che no.
Anche lui pareva un po' scosso dalla nostra recente discussione.
Mano nella mano, decisamente a disagio e controvoglia, raggiungemmo l'uscita della scuola che, proprio come ci eravamo aspettati, era stra piena di gente in attesa del fatidico momento.
Vedendo tutta la Mood High School radunata, iniziai a tirare indietro Michele, impaurita e destabilizzata, che, per fortuna, continuò ad andare avanti per non rovinare la scena.
- Allora? - Chiese Simona, quasi con non curanza. Era evidente che non credesse affatto alla nostra messa in scena. Perché dovevo cedere al suo gioco? Ed era davvero così assurdo che potessi stare con Michele?
Il mio coinquilino si girò verso di me, in cerca di assenso, ma trovò solo una Chiara terrorizzata più che mai.
Purtroppo per me, a fare la prima mossa dovevo essere io.
Io che non avevo mai baciato nessuno se si escludeva un bacio veloce a stampo rubato dallo stesso ragazzo che mi stava aiutando, frutto di una stupida scommessa.
Stavo vedendo tutto il mio mondo crollare, tutto quello per cui avevo lottato svanire.
Di fronte a me avevo solo una Simona diverta, la stessa dalla quale avevo deciso non farmi più sottomettere, e un Martino pronto a farmi pesare ogni mia singola scelta.
Mi avvicinai a Michele che vedeva il terrore nei miei occhi senza capirne il vero senso e lui, in supporto, mi strinse a se.
Mi avvicinai e chiusi gli occhi per non vedere quello che stavo per fare poi lo baciai.
Il momento successivo fu qualcosa di assurdo; sembrava quasi che le mie labbra bramassero le sue ed era evidente che valesse anche per lui.
Non stavo comprendendo cosa mi stesse accadendo ma quello fu qualcosa in più di un semplice bacio a stampo, così Simona non potè neanche ribattere.
Non ci volle molto che tutta la folla davanti alla scuola sparì; dopo un cenno anche i miei amici si allontanarono. Avevano intuito che stavo per scoppiare e che avevo bisogno di rimanere da sola.
L'unica persona che sapeva gestire le mie crisi era Gabriele e ora che non era lì, presente nessuno poteva farlo.
Un po' la tensione, un po' la rabbia accumulata, scoppiai a piangere.
Non mi interessava che Michele mi vedesse così, era lui che aveva deciso di non andarsene dopo il mio sguardo minaccioso; ora ne subiva le conseguenze.
- Chiara?
Sembrava davvero preoccupato per me e io non riuscivo davvero a credere mi importasse qualcosa di quello che pensava o prova lui.
- Tutto ok, scusa.
- Senti, guarda che non bacio così male. - Disse poi mettendo su un finto broncio che mi mise, anche per un solo attimo, il buonumore e non riuscii a trattenere una ristata. 
- Non era per quello che stavo piangendo.
- E allora per che cosa?
Mi prese lo zaino e iniziò ad incamminarsi verso la porta, in attesa di una mia risposta.
- Per l'ansia, credo.
Non potevo digli la verità: che stavo male perché ero andata contro tutti i miei principi, perché ci ero rimasta male per la sua risposta pochi minuti prima, perché quel bacio mi aveva destabilizzato.
Il resto del discorso fini nell'assurdo.
- Dai, non baci neanche male. - Disse lui per tirarmi su di morale. - Anzi, direi che sei nella mia top tre.
- Grazie per l'informazione.
Alzai gli occhi al cielo e non so per quale impulso strano, decisi di rivelargli il mio segreto.
In fondo, era diventato un mio amico e si era prodigato diverse volte per aiutarmi.
- Guarda, adesso che me l'hai detto, me lo appunto sul curriculum.
Il suo sguardo perplesso mi fece scoppiare a ridere, cosa che lo confuse maggiormente.
- Ho dato e ricevuto solo due baci, Mic.
- Aspetta, che?
Era una cosa tanto strana? Dopotutto avevo solo sedici anni e non mi pareva fosse così grave.
- Ho baciato solo il mio peggior nemico.
Era evidente che il mio tono voleva essere provocatorio tanto che lui iniziò a farmi il solletico.
- Come peggior nemico?! Dopo tutto quello che ho fatto?
Il suo viso mostrava un sorriso ma i suoi occhi mi parvero leggermente feriti. 
Michele, per quanto credessi di averlo capito, rimaneva un mistero ai miei occhi.

(Un)happier than everWhere stories live. Discover now