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- Io non scendo finche non arriva Martino.
Il pranzo di Natale in "famiglia" non era ancora iniziato e già non lo sentivo più l'aria nei polmoni.
Il suono del campanello interruppe la nostra conversazione e tempo che qualcuno andò ad aprirgli, mi ritrovai il rosso in camera.
Senza pensarci due volte gli corsi incontro e lo abbracciai.
- A noi non ci ha mai salutato così. - Sussurrò Lia a bassa voce.
- Era ora che ti facessi vedere da queste parti. - Disse il nuovo arrivato con ironia, staccandosi dall'abbraccio per salutare le altre.
Avevo chiamato i rinforzi per quel Natale da incubo e Martino non ci aveva pensato due vuole a non lascarmi lì da sola in quella tana di lupi.
Lui, più di chiunque altro, sapeva cosa significasse avere la propria famiglia contro ed era per questo che aveva deciso di correre in mio supporto.
Era da quando Martino aveva cambiato scuola che le mie amiche non lo vedevano e fuori molto contenta dell'accoglienza che gli diedero.
Nessuno, a mia esclusione, seppe mai la vera ragione, o meglio, le vere ragioni per cui il rosso aveva lasciato la scuola e fui davvero estasiata quando lo trattarono come se si vedessero tutti i giorni.
Non toccarono mai l'argomento Gabriele che per entrambi era ancora piuttosto doloroso e non fecero mai battute fuori luogo, quello che solitamente si dicono per scherzo.
Fu molto bello che non ci fu bisogno di parlare del suo bipolarismo; non che fosse un problema o un tabù ma la cosa che mi piacque fu proprio il fatto che non fu trattato diversamente solo per delle sue azioni passate. 
Dopo un po' di minuti di chiacchiere, giusto per aggiornarsi e rimanere al passo con le novità (i gemelli di Elena e Riccardo e il matrimonio di Amelia e Niccoló), la riccia iniziò a fissarmi torva.
- Dove stai andando?
Pensavo, o meglio, speravo che si fossero dimenticate della discussione intrapresa prima dell'arrivo di Martino.
-  A sedermi su quell'invitantissimo puff.
Le mostrai il mio sorriso più bello e mi accomodai.
- Che succede? - Chiese il nuovo arrivato, confuso dal mio comportamento.
Lia riprese parola. - Non vuole scendere.
- Sto malissimo vestita così.
- Da quando ti importa? - Domandò il rosso parecchio divertito dalla situazione.
- Sei bellissima vestita così. - Ripetè Elena per la terza volta sbuffando. - E poi tu non sei costretta ad andare in giro con uno zaino sulla pancia. Parve pensarci su. - Ah no, sono i miei gemelli.
Lia le mise una mano sulla spalla per confortarla e poi prese a parlare. - E poi c'è anche Michele. Lo sai che ti darà una mano con la tua famiglia.
La guardai offesa; sapevamo tutti che non sarebbe andata così.
- È una delle ragioni per cui non voglio scendere! - Sentivo lo stomaco sottosopra e una innata voglia di nascondermi sotto le coperte. - Sarà il secondo giorno più brutto della mia vita.
- Dai, il secondo è buono.
La faccia divertita di Martino mi fece venire voglia di buttarlo fuori dalla mia stanza.
- Oh, adesso smettila! - Sbuffò Elena innervosita dal fatto di essere in piedi da più di dieci minuti.
- Dicci tre ragioni per cui non dovresti scendere e, se sono valide, non lo farai. - Continuò Lia che si scambiò uno sguardo con i due presenti.
Sapevo che mi avrebbero obbligata a scendere ma le elencai comunque.
- Okay. - Glie ne potevo trovare mille, di ragioni. - Uno: ci sarà il festival dei fallimenti di Chiara.
- Ragione più che valida, direi. - Disse Lia, cercando di restare seria nonostante si fosse sentita l'ironia nella sua voce.
- Due. Michele sarà con Genevieve.
- Gelosa la ragazza. - Continuò a ruota Martino, ancora troppo divertito dalla situazione.
- Si e molto. - Lo uccisi con lo sguardo. - E basta parlarne.
Negli ultimi sette mesi uccidere attraverso lo sguardo e sbuffare ero pratiche nella quale mi ero perfezionata particolarmente.
- E tre. Genevieve sarà mille volte più bella di me.
Mi misi le mani tra i capelli, se questa non era gelosia...
Ero sempre stata una persona insicura per via di mia sorella e adesso mi sentivo in competizione con una modella; al peggio non c'era mai fine.
- Non è vero questo. - Disse Elena mostrandomi un sorriso dopo essersi seduta. Sembrava quasi sincera.
- Lei fa la modella ed io la barista.
Le mie amiche annuirono abbiate; nelle ultime tre settimane avevo ripetuto quella frase almeno una volta al giorno.
- Tutte ragioni più che valide ma tu scenderai comunque. - Continuò imperterrita Lia che si stava già avvicinando alla porta.
- No, non lo farò.
Cercai aiuto nello sguardo di Martino che però rideva e basta.
- Abbiamo bisogno dei rinforzi. - Disse Elena e la riccia sparì dalla stanza; la sentii bussare sulla porta della stanza accanto.
- Ricky e Nico con noi. - Enunciò Amelia senza mezzi termini.
- Perché? - Chiesero perplessi i due ragazzi.
- Rinforzi. - Urlò Elena dalla mia stanza e non mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo.
Vidi arrivare i due ragazzi, uno dei quali corse a salutare un suo vecchio amico.
- Non credevo che i miracoli esistessero. - Disse Nico alludendo al fatto che fossimo nella stessa stanza senza insultarci o picchiarci.
Riccardo gli fece un cenno con la mano ma stette più in disparte, proprio come alle superiori; era più riservato e non avendo fatto parte della squadra di basket non aveva legami così forti col rosso.
- Pensa, ora si confida pure con me. - Disse il rosso facendomi l'occhiolino.
- Si e tu ho chiamato per aiutarmi. - Scherzai fingendomi offesa. - Perché stai dalla loro parte?
Lui alzò le spalle e tornò a sedersi sul mio letto. - Perché hanno ragione.
- Allora, - Chiese Nicolò come se stesse recitando un copione. - Perché non vuoi scendere?
Offesa dal fatto che si fossero messi d'accordo, decisi di non rispondere.
Elena e Amelia iniziarono ad elencare vari punti a turno.
- Ha paura della reazione dei sui genitori.
- È gelosa di Michele.
- Odia Genevieve.
- Questo non fa parte del punto "È gelosa di Michele"? - Chiede Martino imitando le virgolette con le dita.
- Si sente inferiore a Genevieve.
-E si sente anche meno presentabile.
- Ha paura di sua sorella.
- L'abbiamo già detto che è gelosa di Michele e Genevieve?
- Divertente. - Le fulminai con lo sguardo e guardai perplessa Martino; da che parte stava? -  E per vostra informazione: si, l'avevate già detto.
- Destra o sinistra? - Chiese Riccardo come se la mia voce non lo toccasse minimamente.
- Destra. - Rispose Nicolò che aveva avuto una reazione simile a quella dell'amico.
- E così sia. - Dissero in coro le due ragazze ridacchiando.
Quelli che, fino a quel momento, avevo considerato miei amici, mi presero per un braccio ciascuno e mi trascinarono di peso fuori dalla porta della mia stanza poi dopo la chiusero a chiave.
- Vi eravamo messi d'accordo? - Domandai, senza mostrare alcuna emozione, appoggiandomi alla porta della mia stanza con la schiena.
- Ti conosciamo. - Ripose secca Elena.
- Ehi. - Disse Michele uscendo dalla stanza.
Fu in quel momento che si accorse della presenza di un suo vecchio amico. - Martino?
Corsero a salutarsi, dopotutto non si vedevano da quello stupido ballo.
- Credevo che Chiara ti avesse ucciso quella sera.
Guardai male Michele che mi ignorò bellamente.
- Io credo che in questo periodo voglia uccidere te.
- Martino.
Stavo davvero iniziando a pentirmi di averlo invitato. Lui mi sorrise e fece finta di nulla e il mio ex coinquilino riprese parola.
-  Come sono belle oggi le mie amiche.
Lo guardai trovo ma non mi mossi di un centimetro: sapevo che le pareti di casa mia erano sottilissime e, conoscendolo, si era divertito ad ascoltare la nostra conversazione.
- Se non la smetti di elogiarci, la tua ragazza ti mollerà - Disse sarcastica Lia fissandomi.
Magari fu il mio primo pensiero ma me ne pentirò immediatamente.
Ero io ad averlo lasciato e, in fondo, nonostante trovassi odiosa quella ragazza, lei non aveva colpe. Era lui che c'era stato nonostante sapesse che stava già con me.
A distogliermi dai quei pensieri un po' pesanti di Elena che riprese a parlare.
- Michele, ho una montagna sulla pancia.
Sentii un peso all'altezza dello stomaco e il mio unico desiderio in quel momento fu quello di andarmi a sdraiare. 
- Io penso di non stare molto bene. - Fissai implorante le mie amiche. - Potrei riavere le chiavi della mia stanza, di grazia?
Michele mi studiò per qualche secondo poi guardò Martino prima di parlare. - Non hai vomiti, voglie strane?
Lo guardai stranita, confusa da quella domanda. - No, perché?
- Magari eri incinta. - Rispose lui ridendo. Io non ci trovavo niente di simpatico visto che avevo colto l'allusione.
- Non ti hanno insegnato che ci vogliono due persone per concepire un bambino? - Domandai sarcastica.
- Certo. Perché me lo chiedi?
- Perché negli ultimi sette mesi non sono uscita con nessuno. Ora fatti da solo i calcoli. - Risposi secca.
Lui tornò a guardare un po' trovo Martino; non era una mia sensazione,  era davvero geloso del suo amico.
Questa situazione mi stava facendo innervosire parecchio e la nausea stava aumentando.
- Michele.
Il mio tono era talmente graffiante che erano quasi apparsi dei segni sulle pareti.
- Si?
- Martino è gay.
Il rosso, sentendosi chiamato in causa, ci fissò per poi scoppiare a ridere. - Michy, tu non pensavi che...
Imbarazzato, lui lo interruppe subito. - Questo l'ha detto Chiara.
- Certo, sono scema e non colgo i segnali. - Dissi alzando gli occhi al cielo.
Mi fissò indispettito e cambiò immediatamente discorso. - E allora perché stai male?
- Perché sento l'innefrenabile bisogno di uccidere qualcuno. Vuoi essere tu? - Dissi in realtà meno sarcastica di quanto avrei voluto.
- Solo dopo aver mangiato. - Concluse ridacchiando per stemperare la tensione.
Su alcune cose non era cambiato affatto.
- Allora, scendiamo? - Chiesi quasi con le lacrime agli occhi. Avevo dato ufficialmente il via al mio incubo ad occhi aperti.

(Un)happier than everМесто, где живут истории. Откройте их для себя