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- Chiara, hai capito? - Mi chiese Lia fissandomi preoccupata.
Era evidente temessero un mio nuovo break down.
Io, tranquilla non potesse più accadere, avevo raccontato tutto a l'unica persona che ora poteva causarmene un altro.
Non potevo correre in camera di Michele a chiedergli conforto; tutto quello che avevamo creato si era distrutto in mezzo secondo.
Non distolsi lo sguardo dalla tazza di caffè davanti a me. - Si.
- Che cosa ti abbiamo appena raccontato? - Domandò Ele.
- Si.
Le stavo ascoltando davvero ma non avevo la forza di rispondere e notai immediatamente che loro scrissero ai loro rispettivi ragazzi per chiedere una mano.
Comprendevo il parlarne con Riccardo che aveva vissuto il mio periodo no in prima persona, ma perché spaventare anche Nicoló?
- Che entrambe vi siete fidanzate.
L'avevo detto troppo tardi; questo non le avrebbe fermate da convocare lo squadrone maschile.
Orami, da quando io e Lorenzotti vivevamo insieme, il gruppo si era ufficialmente allargato e dovevo riuscire ad accettarlo per quanto mi risultasse difficile.  
Solo in quel momento realizzi quello davvero che avevo appena detto.
- Aspetta, come?
Iniziai a saltare per attorno al tavolo in preda ad una strana sensazione; era come se qualcun altro si fosse impossessato del mio corpo. Ero davvero contenta per loro e lo stress e la tensione mi avevano fatto reagire così.
Per un momento mi dimenticai dei miei problemi, se così potevano chiamare.
Fui riportata alla normalità solo da una voce maschile.
- Evidentemente gliel'hai detto.
A parlare era stato Ricky e quando lo raggiunsi,  stava baciando la sua ragazza. Quel gesto, per quanto tenero e dolce, mi fece tranquillizzare facendomi tornare in mente le parole di Michele che mi stavano letteralmente facendo impazzire, intristendomi.
Bacio uguale Michele.
Michele uguale dichiarazione.
Dichiarazione uguale problema.
Era un circolo vizioso dalla quale la mia testa non riusciva a trovare una fuga.
Presi la mia tazza e, finalmente, iniziai a sorseggiare il caffè; così avrei portato trovare una causa valida ai miei tremori.
A prendere parola fu, di nuovo, Nanetto.
- Chiara, prima ero in moto e sono passato davanti a casa tua. Michele ha detto che dopo passa al Sophie's.
Dovevo capirlo che si erano messi d'accorso; probabilmente si aspettavano una risposta positiva anche da parte mia invece avevano trovato solo un Michele piantato lì, su due piedi senza una risposta.
Il caffè mi andò di traverso e iniziai a tossire sputacchiando la bevanda nera, cercando di non morire soffocata.
- Perché sei passato da casa mia?
Lui non rispose e alzò le spalle in segno di menefreghismo; ignorando la mia domanda, aveva dato fondamento alla mia teoria.
Le mie amiche si guardarono ed Ele prese parola.
- Chiacchierona, cos'è successo?
- Michele ha detto che gli piaccio.
Solo a udire le mie stesse parole, mi venne una fitta alla testa; quella situazione mi stava portando per la terza volta sull'orlo del baratro in sedici anni. 
Non volevo cascarci di nuovo: incubi, tremori svenimenti e attacchi di panico.
Ero debole e ne ero consapevole. La prima volta avevo avuto Gabriele al mio fianco, la seconda le mie amiche ma avevo la strana sensazione che a questo giro nessuno mi avrebbe aiutato.
- Sarebbe questo il problema? - Mi schernì Lia scoppiando a ridere. - Anche perché noi lo sappiamo da una vita e mezzo.
- Voi non capite.
Loro mi fissarono preoccupate anche perché probabilmente non avevo una bella cera e per un secondo pensai che mi stettero prendendo sul serio.
Non potevo dirgli che era diventato il mio punto di riferimento e nemmeno ammettere che non avevo ancora superato l'episodio "Davide".
- Neanche io capisco e vorrei delle spiegazioni.
In quel momento, fui felice di non aver bevuto dell'altro caffè perché quel poco che avevo nello stomaco stava facendo di tutto per non rimanerci.
Questa volta, nessuna scusa inventata mi avrebbe tirato fuori da quella situazione.
Mi girai lentamente, quasi per paura di incontrare il ghiaccio nei suoi occhi blu. - Michele. Ciao.
- A studiare? Pensavi fossi davvero così stupido da non capire che stavi fuggendo da me?
Ovvio che non ci aveva creduto ma era una realtà a cui avevo preferito affidarmi piuttosto che rischiare di creare un momento imbarazzante, che alla fine era arrivato lo stesso.
Prese una sedia e si intrappose tra me e Lia poi mi voltai a guardare chi fosse seduto di fronte a me e mi trovai Nicolò, con uno sguardo quasi deluso.
Ora ne ero certa, tutti e tre avevano deciso, di comune accordo, di dichiararsi insieme ed era evidente che la mia risposta in sospeso non gli era andata giù.
- Allora? - Chiese Michele.
- Allora cosa?
Non ero mai stata in una situazione del genere e fino a poche ore prima non ci avrei messo la mano sul fuoco che mi potesse accadere con Michele Lorenzotti.
Sentivo il battito a mille, la mancanza di ossigeno e il caffè che voleva fuggire dal mio stomaco.
Presa dal panico, lasciai i soldi sul tavolo, mi alzai e me ne andai vedendo come ultima cosa la sofferenza sul volto di Michele.

(Un)happier than everDove le storie prendono vita. Scoprilo ora