XV

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Le giornate proseguivano tranquille.
Finalmente stavo iniziando ad accettare il vuoto che Gabriele aveva lasciato, grazie soprattutto all'aiuto di Michele e Nicolò.
La scuola procedeva tranquilla anche se Simona non evitava mai di fare battute pessime sul mio conto o di stare lontanato dal mio coinquilino.
Per quanto si notasse che fossi gelosa non mi importava più di tanto; Michele sapeva quello che provavo per lui e aveva capito che non ero ancora pronta. In più gli piaceva essere la centro dell'attenzione, specialmente se si trattava della mia.
Il gruppo era molto più unito, ci vedevamo tutti i giorni, uscivamo sempre insieme nei weekend e le due coppie erano così carine da essere argomento centrale delle nostre conversazioni.
Nicolò e Amelia, per quanto diversi, erano sempre in armonia e, anche se prima di quel momento non avrei scommesso un centesimo su di loro, erano letteralmente fatti l'uno per l'altro.
Riccardo ed Elena erano già una storia tutta diversa: lei, carattere forte e determinato, faceva sempre di tutto per avere ragione quindi le discussioni non erano mai assenti, anche se si risolvevano in fretta.
Quasi li preferivo quando ancora si facevano la corte.
Qualcuno mi raggiunse al mio armadietto e nonostante mi accorsi della sua ombra sul pavimento ebbi comunque un sussulto.
- Ciao, Cinderella.
Tra tutte le principesse Disney proprio quella che sopportavo meno. Senza una ragione plausibile, Michele si era fissato con quel soprannome tanto che, ormai, ogni qualvolta mi chiamava col mio nome di battesimo, quasi mi preoccupavo fosse accaduto qualcosa di spaventoso.
- Mic, ciao. - Dissi voltandomi, storcendo un po' il naso all'ennesimo storpiamento di quel maledetto nickname.
Mi incantai ad osservarlo: viso dai lineamenti perfetti, capelli sempre in disordine che gli calzavano a pennello e quel sorriso che non lo abbandonava mai.
- Ho, ecco, saputo che sei l'organizzatrice del ballo.
Erano passati mesi del nostro discorso al pianoforte e nonostante io non avessi mai dai segnali concreti credevo fosse chiaro che il mio tempo me lo fossi preso. Ma evidentemente valeva solo per me.
Per un attimo sperai vivamente che stesse per chiedermi di andare al ballo con lui ma fu solo per un istante perché arrivarono Elena e Riccardo ad interrompere la conversazione. 
- Riccardo dice che dobbiamo darti una mano. - Disse la bionda sbuffando, tentando per l'ennesima volta di scassinare il mio armadietto.
- È l'altro, Ele. - Dissi divertita notando l'imbarazzo o sul suo volto. - Se non hai voglia, non c'è problema. Faccio da sola.
Richy parlò al suo posto e l'espressione nervosa della mia amica fu impagabile. - Non c'è nessun problema.
- Chiara!
La sua voce si poteva udite ovunque e l'imbarazzo di Nicolò alle sue spalle era impagabile.
- Lia, non ti hanno sentito in Uruguay.
Feci finta di non notare il suo volto indispettito e scambiai un sorriso col suo ragazzo, ancora a disagio.
- Non riesco proprio a spostare gli allenamenti, Simona non vuole.
Non avevo dubbi; quella ragazza faceva di tutto per complicarmi la vita.
- Tranquilla, obbliga già noi due. - Rispose ancora offesa Elena, evidentemente invidiosa che Lia avesse già un'altra occupazione. 
La campanella suonò. Sarebbe stata l'ultima ora di scuola per quest'anno; senza nemmeno accorgermene, tirai un sospiro di sollievo.
Un attimo prima di poter chiedere a Michele cosa volesse chiedermi, lui e il suo migliore amico erano già svaniti.

Libera.
Anche quell'anno si era finalmente concluso.
Niente più interrogazioni, verifiche, niente più Turconi, niente più ansia.
Tre mesi di libertà da passare in camera mia per evitare le feste di Michele.
Ecco cosa mi aveva dato quella scuola: un coinquilino insopportabile, che però adoravo, e dei nuovi amici.
Se solo avessi potuto tornare indietro, mai e poi avrei avrei accettato di partecipare a quello stupido esperimento e non mi sarei mai fatta convincere da Gabriele sui lati fantastici di essere studente di una scuola americana.
Avrei evitato di assistere a un suicidio, di vedere come la bellezza può concederti di fare quello che vuoi e tante cazzate di questo genere.
Però in una scuola normale, un liceo o anche un semplice professionale, io non c'ero mai stata e non poteva dare per scontato che questi avvenimenti non accadessero.
Sicuramente non avrei dovuto organizzare uno stupido ballo di fine anno.
Usciti dalla classe andai a recuperare i festoni e tornai da Riccardo ed Elena che erano in mia attesa e ridacchiavano tra di loro.
- Questi sono per i corridoi.
I due si scambiarono uno sguardo eloquente e mi arresi.
- Si, vado io nella fossa dei leoni.
Sentii una risata da parte della mia amica e alzai le spalle divertita, poi andai a recuperare gli ultimi festoni da portare in palestra.
Ecco cosa mi toccava fare: entrare a decorare la palestra mentre la squadra di basket si stava allenando. Almeno le cheerleader stavano usando il campo esterno e non mi sarei dovuta imbattere nella bionda ossigenata.
Non appena misi piede in quel luogo tanto odiato, tutti si girarono ad osservarmi per poi scambiare risatine divertite come burla nei confronti di Michele.
Si sapeva che lui non aveva ancora una dama e probabilmente credevano che fossi lì per domandarglielo ma ignorai gli sghignazzi e mi rivolsi direttamente al professore.
- Sono qui per sistemare le decorazioni. Non darò fastidio, coach.
Lui mi fece un cenno e gli allenamenti ripresero in quell'istante.
Presi le AirPods e mi misi ad ascoltare la musica iniziando ad attaccare i festoni attorno agli spalti e sulle pareti.
L'altezza non mi faceva paura e usare la scala da sola non era un problema tanto che in un'oretta finii di sistemare tutto.
Ora avevo bisogno dei miei amici per montare il palco ma chissà diversano finiti quei due.
Arresa mi andai ad accomodare sugli spalti attendendoli finché, una ventina di minuti dopo, non mi raggiunsero. 
- Bello spettacolo, non è vero? - Disse Ele dopo avermi sfilato un auricolare e aver notato che mi ero incantata a fissare il mio coinquilino.
Richy la ignorò ma notai lo sguardo divertito sul suo volto. - Hai fatto davvero un ottimo lavoro.
Mi reputavo soddisfatta anche io del risultato. La preside aveva deciso di fare il ballo di fine anno in onore di Gabriele e aveva chiesto a me di occuparmene.
La festa era interamente ispirata al mare, il suo elemento preferito, e tutte le decorazioni sui toni del blu e dell'azzurro non stonavano affatto con l'ambiente circostante.
Feci un cenno ai due che continuavano a fare battutine sul fatto che Michele mi stesse osservando e andammo verso il fondo della palestra per assemblare il piccolo palco dove avremmo poi posto la console e dove si sarebbe svolta l'elezione del re e della reginetta.
L'ennesima tradizione stupida a mio parere.
Mentre passavo i pezzi a Richy che li montava, Elena preparava la foto in onore del mio migliore amico.
- L'avrebbe detestato. - Disse concludendo il lavoro.
Alzai le spalle affranta. Non vedevo l'ora di finire e avrei davvero voluto dare una mano al mio amico ma con la scomoda gonna della divisa non era proprio il caso.
- Forse quello che si mostrava alla scuola si, ma il vero Gabri l'avrebbe amato.
E l'argomento si concluse li.
Non appena la struttura fu pronta, incastrammo i pannelli di legno, posammo il tavolo con sopra il telo blu ed infine sistemammo i vari cavi della console.
Nel montare le tende azzurre e blu, al fine di dare una parvenza di palco, Richy fece la domanda che non volevo sentire.
- Allora, ti ha invitato?
Era probabile lui sapesse qualcosa, quei tre erano diventati inseparabili ma non ebbi il coraggio di chiedere nulla.
Fu in quel momento che gli allenamenti finirono e i ragazzi andarono negli spogliatoi.
- Allora, montante la palla da discoteca al centro del campo e preparate i tavoli per il cibo. Vado da Sophie a finire di recuperare gli "approvvigionamenti".
Stavo cercando di scappare da quella situazione? Era evidente.
Non avevo risposto a Richy? Il mio silenzio mi era parso abbastanza eloquente.
Stavo per uscire dalla porta quando mi voltai. - Ele, ci vediamo tra un ora da me e potete dire a Michy che non passo a prenderlo?
Non attesi una risposta e iniziai a camminare in direzione del bar.

(Un)happier than everWhere stories live. Discover now