XI

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Dopo la nostra conversazione parecchio lunga, quasi infinita, che stava minacciando la mia salute mentale, decisi di alzarmi in piedi.
Non lo facevo da giorni e per un attimo vidi tutto bianco a causa della pressione, rischiando quasi di cadere.
- Dove vai? - Mi chiese Nicoló metà tra il perplesso e il curioso.
- In piscina. - Prima di lasciare la mia stanza mi voltai, mi fermai un attimo a riflettere e poi parlai. - Mi casa es tu casa, visto che ci vivi più tu che io. Se vuoi venire, o vuoi chiamare il mio coinquilino, fai con comodo.
Probabilmente lo lasciai un po' spiazzato; aveva ragione sul fatto dell'essere legati e questa cosa mi aveva spaventato incredibilmente quindi pensai che l'essere scortese e presuntuosa con lui fosse un modo corretto per allontanarlo.
Mi diressi verso il portico consapevole che in tempo zero sarei stata raggiunta anche da Lia, Nico e niente di meno che Michele ma, come aveva detto il suo migliore amico, prima o poi avrei dovuto affrontarlo. Quando raggiunsi la piscina vidi una cosa che mi fece storcere un po' il naso, un po' per gelosia, un po' perché mi sentivo presa in giro.
Michele ed Amelia erano in acqua e ridevano e scherzavano come se non fosse mai accaduto nulla, quasi come se non fossi mai esistita.
In tempo zero, fui anche raggiunta da Nicoló che, dopo non aver trovato il suo amico in camera, era corso ad informarmi che non sapeva dove fosse; si fermò non appena vide la risata ilare sul suo volto, infastidendosi non poco anche lui.
Entrai in acqua ignorandoli totalmente; doveva essere come se per me non esistessero affatto.
Nonostante fossero i primi giorni di maggio, l'acqua era bella calda poiché riscaldata e subito sentii i miei muscoli rilassarsi.
Lia mi sorrise invitandomi ad avvicinarmi ed io iniziai a nuotare nella direzione opposta; non lo feci tanto per lei, quanto per il mio coinquilino.
Io e Nicoló avevamo fatto un discorso lungo ore e lui aveva provato a convincermi di quanto fosse buono e fosse cambiato ma vederlo così allego mi aveva fatto innervosire.
Io stavo provando a fare ordine nella mia testa solo per lui e in risposta lo vedevo tranquillo e rilassato, come se il mio rifiuto fosse una cosa sul quale passare sopra con tanta facilità.
Probabilmente avevo sempre avuto ragione: per lui ero solo un gioco.
Il piccolo gruppetto (Nicoló, al contrario di me, si fece scivolare quella situazione addosso) decise quindi di andare all'idromassaggio, consapevole che probabilmente non li avrei mai raggiunti.
Iniziai a nuotare, cercando di ignorare i loro discorsi che il novanta percento delle volte includevano la mia persona.
Un po' la rabbia nel sentire parlare di me, un po' il fatto di essermi rinchiusa in camera per giorni e non aver toccato cibo da allora, dopo una ventina di minuti e un male atroce a tutti i muscoli, poiché fuori allenamento, decisi di raggiungerli anche se parecchio controvoglia.
Mi andai a sedere vicino a Lia trovandomi però di fronte Michele così, a causa dell'imbarazzo, abbassai lo sguardo cercando di non sentire i suoi occhi su di me.
A prendere parola fu proprio la mia migliore amica che, in quel momento, pareva quasi l'opposto.
- Allora, come mai non sei venuta a scuola in questi giorni?
La fissai con aria truce ma decisi di non aprire bocca.
Purtroppo non si lasciò scoraggiare dalla mia decisione.
- Se l'hai fatto per non incontrare Michele, potevi stare tranquilla perché non è venuto neanche lui. - Continuò a cinguettare lei con tranquillità, trascurando l'aria d'imbarazzo che si stava creando intorno; aveva effettivamente questo brutto vizio.
- Amelia, basta.
A parlare era stato il mio coinquilino probabilmente perché sentitosi chiamato in causa.
- Dai Chiara. Gli hai fatto perdere gli allenamenti.  - Continuò imperterrita lei. Da parte mia, ancora nessuna risposta. Erano affari che, per una volta, non le riguardavano.
- Amelia, adesso basta.
Era evidente che parlarne non lo infastidiva realmente ma era solo un modo per prendere le mie parti e, probabilmente, cercare di addolcirmi.
- Oh, che carino. Adesso prende pure le tue difese.
Quindi non ero l'unica ad essermene accorta.
A parlare era stato Nicoló, sicuramente coalizzato con la sua ragazza; era evidente che stava cercando di mostrarmi il Michele che aveva elogiato per almeno un'ora.
- Mi avete stufato.
Mi alzai, parecchio inacidita, e uscii dalla piscina. Sentii immediatamente che anche qualcun altro l'aveva fatto ma non mi voltai a controllare; non ne valeva la pena, pensai.
Purtroppo non feci in tempo a raggiungere la veranda, che una mano mi bloccò.
- Si può sapere dove stai andando?
- Abbiamo degli ospiti, no? - Risposi parecchio adirata, allontanando immediatamente il mio braccio dalla sua presa. - Vado a preparare la merenda.
- Noi dobbiamo parlare.
Mi voltai mostrando uno sguardo inferocito che lui aveva già visto durante la sua stupidissima scommessa.
- NOI non dobbiamo fare proprio niente. - Cercai di dirigermi in cucina ma inciampai nel suo piede che forse era stato messo lì di proposito, forse no.
Però invece di cadere, fu presa al volo dalla sua mano, cosa che mi fece capire che non ero inciampata a causa della mia goffaggine. 
Il proprietario del mio appiglio, però, perse l'equilibrio e si sentì un suono riecheggiare per tutto il giardino: splash!
Quando, pochi istanti dopo, riuscimmo a riemergere, mi accorsi di essere praticamente abbracciata a Michele.
Mi girai e vidi, in acqua, a pochi metri da noi i nostri amici che si fissavano con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
Amelia ci aveva fatto una foto col cellulare che avevo notato pochi minuti prima appreso al suo collo nella custodia protettiva.
Tutto questo era troppo perché non solo mi aveva seguito, ma lo aveva anche pianificato.
Si era dichiarato, avevo trovato la lettera di Gabri, il suo migliore amico mi aveva letteralmente supplicato di dargli una chance e adesso mi aveva buttato in piscina per riuscire a parlare con me. Invece di arrabbiarmi, scoppiai a ridere; quelle informazioni erano troppe anche per me.
Andai a preparare la merenda, ancora sorridendo, cosa che non era per niente del mio carattere, lasciando anche la mia amica a bocca aperta.

(Un)happier than everWhere stories live. Discover now