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- L'amour a Paris, giusto? - Chiesi mostrando il tema della sfilata ai nostri amici.
L'avevo trovata un'idea un po' scontata ma i due proprietari erano in quella fase della vita in cui tutto sembrava rosa e fiori e io non ero nessuno per rovinargli quel momento.
- Giusto. - Rispose scettico Michy alla mia domanda.
Provai a trattenermi ma un'occhiata ironica sfuggì al mio controllo.
- Partiamo dal punto uno: location.
Sperai con tutto me stessa che le mie proposte andassero bene anche perché la sfilata si sarebbe tenuta solo due giorni dopo.
Era tutto così improvvisato, così caotico e casuale che mi sembrava di essere in una sitcom americana; le sfilate necessitavano tempo per essere organizzate e qui stavo un po' campando le idee per aria.
Certo, di mezzo c'era stato l'incidente ma indubbiamente quei due tendevano a procrastinare parecchio.
- La Tour Eiffel.
Nella stanza, calò un silenzio drastico.
- La che?! Hai idea di quanto venga a costare? E la sicurezza? E il palco? Come possiamo organizzare tutto? - Nico era sull'orlo di una crisi isterica o di un attacco di panico e la cosa non mi tranquillizzò affatto, anzi tutt'altro.
In parte riuscivo anche a comprenderlo, dopotutto l'azienda era sua, ma mi infastidiva la poca fiducia nei miei confronti.
- Sono riuscita a convincere l'organizzazione a diminuire il prezzo insistendo sul fatto che una sfilata della MN sotto la Tour Eiffel avrebbe aumentato la pubblicità, nonostante i due giorni di chiusura. - Mentre consegnavo a tutti i presenti una copia del programma, cercai di apparire più risoluta e tranquilla di quanto non fossi in realtà.
Mi interruppe momentaneamente Ricky, per rassicurare l'amico, che mi sorrise. - Credo che lei abbia già pensato a tutto.
Lo ringraziai con un leggero cenno della testa e ripresi il discorso, nascondendo il lieve tremore della mano. - Ho già avvertito la polizia e sono già state preparate tutte le norme. Inoltre il palco sarà montato domani. - Feci girare una slide e iniziai a spiegare la struttura del palco. - Questo è il progetto. Un classico palco a T senza sfondo in modo da far vedere i Champ de Mars. Sopra il parco ci sarà un lungo tappeto rosso che porterà fin fuori il palco lateralmente e che collegherà i camerini femminili al lato destro e quelli maschili al sinistro. I due camerini si troveranno dietro le due colonne della torre in modo tale che non si notino.
- Si può sapere quando hai organizzato tutto? - Domandò esterrefatta Lia, nel suo tono c'erano incredulità e compiacimento.
- In questo tre giorni. - Per un secondo gongolai ma fu un'emozione passeggera. - Passo al secondo punto?
Tutti annuirono e io ripresi il discorso. - La sfilata. Ho pensato di far entrare a destra le ragazze, a sinistra i ragazzi e farli sfilare insieme.
- Ma non si è mai fatta una cosa del genere. - Si espresse preoccupato Mic.
Se era in ansia in quel momento, non immaginavo quando gli avrei esposto le mie altre idee.
- Lo so ma nella moda fa notizia chi fa innovazione. In più se il tema è l'amore, far sfilare ragazzo e ragazza insieme è un modo per risparmiare perché faremmo una sfilata unica.
Guardai la biondina in attesa di un responso ma tutti compresero che non avevo ancora finito.
- Ho pensato anche che, se il tema è l'amore, si può sfruttare il nome della casa per far passare un messaggio.
Mi morsi le labbra in attesa che qualcuno dicesse qualcosa e fu Nicoló, titubante, ad aprire bocca.
- Che tipo di messaggio?
- Love is love. - Nel loro sguardo notai qualcosa di completamente diverso rispetto a quello che mi ero aspettata così, leggermente sollevata, prosegui. - Inseriamo modelli che fanno parte della comunità LGBTQ+.
Non c'era molto da aggiungere, avevano capito quale fosse il mio obbiettivo; avevano compreso che era un modo per ricordare Gabriele e allo stesso tempo per mostrare ancora una volta al mondo un ideale nel quale credevo molto. Per me, l'amore non aveva bisogno di etichette, era quel sentimento che tutti meritavano di provare senza che qualcun altro potesse permettersi di giudicare; non importava il sesso o il genere, l'importante era che l'affetto fosse sincero.
Avevo visto troppi cuori soffrire, troppe anime spezzarsi a causa dei pregiudizi e volevo, anche se in piccolo, aiutare una causa tanto nobile.
Prese parola Elena, il che mi preoccupò parecchio dato che questo era il suo campo, e la sua faccia era apatica, non trasmetteva alcuna emozione.
- Penso che potrebbe funzionare.
Tirai un sospiro di sollievo perché il suo assenso significava l'aver compiuto una scelta saggia.
- Punto tre: i media. Useremo il gruppo di Ricky e ovviamente Riccardo sarà il fotografo principale. - Mi interruppi per sussurrargli a bassa voce, anche se sapevo che gli altri stavano ascoltando. - Ringraziami. Dopo capirai.
Annuì confuso ma non aggiunse altro.
- Punto quattro: i modelli. - Iniziai a fare un lungo elenco di nomi, tra qui quello di Martino che era stato proprio colui che mi aveva dato l'idea. -
Ed infine sfileranno Lorenzotti Michele con Puma Elena mentre a chiudere la sfilata saranno Vespucci Nicolò e Brambelli Amelia.
I miei amici scoppiarono a ridere ma smisero quasi subito quando si accorsero che la mia espressione era immutata.
- Aspetta che? - Disse quasi terrorizzato Michele; ero consapevole del suo terrore per il palcoscenico ma mi mancava esattamente un modello e non avevo più tempo per trovarne altri.
- Ora capisco. - Continuò ridendo come un matto Riccardo. - Grazie Chiara.
- È una mossa di marketing. - Rispose seria Elena. - Una mossa astuta, aggiungerei.
Io annuii e, al contempo, tirai l'ennesimo sospiro di sollievo grata che anche quella scelta avesse funzionato.
- Seria? - Domandò visibilmente confuso Michy.
- Certo. La scelta sui modelli della comunità LGBTQ+ è già stata spiegata da Chiara, la trovo sensata oltre che particolarmente sensibile. Far sfilare i due proprietari farebbe capire al pubblico quanto ci tengano alla propria azienda. Far sfilare Amelia, una famosa attrice, aumenta ancora di più il prestigio della sfilata.
Mi aggiunsi io. - Questo vale anche per Elena, che nonostante nessuno abbia ancora capito che lavoro faccia, è molto famosa in questo campo.
Lei mi guardò roba e divertita al contempo. - Spiritosa.
Il momento di ilarità fu spezzato dalla vice schietta e, allo stesso tempo, tesa di Michele.
- Io non sfilo. Non mi interessa.
- E perché no?
Me lo aspettavo ma la domanda faceva parte della messinscena; avevo aspettato gli altri per dirglielo perché sapevo che, se avessimo fatto fronte comune, saremmo riusciti a convincerlo.
- Ti pare? Io che sfilo. Chiara, seriamente...
- Perché non potresti sfilare? - Chiese innocentemente Lia e improvvisamente mi vennero in mente le nostre conversazioni alle superiori quando per me Michele era solo uno stupido bulletto e per lei uno dei ragazzi più affascinanti che avesse mai visto, secondo solo a Niccoló; trattenni a stento una risata. 
- Ma mi avete visto?
Lo guardammo tutti perplesso, io in particolar modo; mi ero sempre sentita inferiore a lui.
Io ero una ragazza non tanto bella con diversi difetti e, se non nella media, poco sotto, mentre lui era stato l'incarnazione dei sogni di quasi tutta la popolazione femminile mondiale. Non era raro mi chiedessi cosa ci facessi con lui e la frase mi uscì spontanea.
- Si e non vedo il problema. Non hai nulla da togliere a nessun modello. - Mi feci rossa in volto ma era troppo tardi per ritrattare. - Non che ne abbia conosciuti molti. E non intendevo nemmeno dire che...
Michele mi interruppe per salvarmi da sulla situazione nonostante ne fosse parecchio divertito; adorava quando mi imbarazzavo, diceva che ero tenera.
- Lo sai. Quella cosa lì.
Quella cosa lì, i tagli.
Sapevo che si sarebbe aggrappato a quello perché erano la sua più grande insicurezza e non era mia intenzione parlatene.
- Non hai più neanche una cicatrice. - Rispose Nico in mio soccorso comprendevo la situazione nel quale mi trovavo; non volevo andare contro la mio ragazzo ma avevo un bisogno disperato che lui accettasse.
Era un discorso che era uscito una volta soltanto, al matrimonio di Genevieve e Michele, e che non era mai stata approfondito in presenza degli altri.
- E se qualcuno facesse domane?
Mi avvicinai a lui e, dopo aver slacciato il polsino della camicia, arrotolai la manica. Come sospettavo, non c'era quasi più traccia e i pochi segni rimasti erano orami quasi impercettibili, soprattuto agli occhi di chi non sapevano.
Gli sorrisi orgogliosa poi mi rivolsi ai miei amici, nello specifico a Lia ed Ele che erano più osservatrici di Riccardo.
- Notate qualcosa di strano?
Michele arrossì imbarazzato e le mie amiche fecero un segno negativo con la testa.
Non sapevo se non le avessero notate sul serio o se ormai erano sparite del tutto ma fui loro veramente molto grata.
- E va bene.
Sorrisi; il mio primo impulso fu quello di baciarlo ma mi trattenni, dopotutto stavo lavorando.
- Perfetto. Vi aspetto domani per le 16.00 per le prove e dopodomani la sfilata sarà alle 21.00. Vi voglio lì almeno alle 18.30. Tutto chiaro?
- Si, generale! - Mi prese in giro Michele, alludendo ad una delle nostre prime conversazioni.
Li salutai, rivolsi un sorriso fiero al mio ragazzo e andai a sistemare le ultime cose.

- No, no, no.
Ero in ansia; non mi era un'emozione certamente nuova ma quel giorno era amplificata di almeno cento volte.
Tutto mi pareva fuori posto come se qualcuno stesse spostando quasi impercettibilmente ogni piccola cosa.
- Il tappeto è troppo spostato a sinistra. - Urlai in preda a una crisi isterica; avevo il battito accelerato e la sudorazione a mille.
Stavo aggredendo, con la mia irascibilità, chiunque fosse lì a lavorare e, per quando mi dispiacesse, non riuscivo a tranquillizzarmi.
Fortunatamente arrivò Michele a salvarmi che doveva aver udito i miei strilli dal camerino.
- Va benissimo così. - Disse facendo un cenno ai tecnici, poi mi prese e mi trascinò da dove era venuto ma non si avvicinò troppo per garantirmi un po' di privacy.
- Chiara, respira, è tutto perfetto. Andrà tutto bene.
Mi baciò velocemente poi tenne la fonte poggiata alla mia finché il respiro non tornò regolare.
- Va meglio? - Chiese fiducioso.
- Assolutamente NO! - Urlai, e lui alzò gli occhi al cielo. - L'ultima volta che mi hanno detto "andrà tutto bene" sono stata nominata sull'altare al matrimonio di un'altra.
Come al solito le parole erano state più veloci dei pensieri e lo guardai preoccupata di svelo ferito; lui
mi sorrise sarcastico.
- Stai dicendo che rovinerò tutto?
- Io... NO! Non intendevo questo! - Risposi schioccando la lingua contro il palato imbronciandomi; non avevo più il controllo delle mie emozioni.
- Lo so, lo so. Stavo solamente scherzando. - Mi diede un altro bacio. - Vado a prepararmi. La sfilata parte tra mezz'ora.
Avrei voluto che rimanesse lì con me ma lo comprendevo, l'avevo messo io in quella situazione e ora si stava impegnando affinché filasse tutto dritto.
Comparve Martino da un punto fuori dalla mia visuale perché potessi accorgermene senza spaventarmi e fece un cenno a Michele chiedendogli di aspettarlo poi mi raggiunse e mi porse il caffè.
- Cerca di non scolartelo in un sorso; non vorremmo accompagnarti al pronto soccorso a metà sfilata.
Nonostante l'ansia, notai che i lati della mia bocca erano leggermente rivolsi verso l'altro. - Farò del mio meglio.
- Chiara. - Lui mi studiò un secondo, un po' divertito dalla mia espressione, attesa di un mio cenno.
- Andrà tutto per il meglio.
Questa volta non sorrisi, feci un veloce cenno con la testa sperando avesse ragione.
Mi diede un veloce bacio sulla guancia e raggiunse il ragazzo che lo stava aspettando poi si allontanarono insieme alla volta dei camerini.
Se qualche anno prima mi avessero chiesto di immaginare la mia vita sicuramente non avrei nemmeno di assistere ad una scena del genere.

(Un)happier than everDove le storie prendono vita. Scoprilo ora