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Entrai nella stanza con le lacrime agli occhi.
Avevo convinto Michele a sposarla per non farla stare male come era capitato a me tre anni prima ma avevo solo peggiorato la situazione.
Col tempo avevo accettato la loro relazione, l'avevo perfino supportata, avevo sopportato Michele nei suoi continui sbalzi d'umore e cambi di idee.
Avevo letteralmente fatto di tutto per far sì che quel matrimonio funzionasse ma il solo esistere era riuscito a distruggerlo.
Quando la vidi sembrava, si, triste ma non distrutta e non riuscivo a capacitarmene.
Il suo matrimonio era appena sfumato e lei mi sorrideva.
La testa mi doleva per il pianto di poco prima e anche la gola era graffiata dalle urla.
- Non so dirti quanto sono dispiaciuta.
Non riuscivo neanche a guardarla e sapevo che quelle parole non sarebbero servite a niente.
Era come quando, dopo la fuga di Michele, tutti erano venuti a consolarmi ma le loro frasi erano state vacue, prive di significato.
Sarebbe passato ma c'era bisogno di tempo e soprattuto di accettazione.
- Tranquilla. - Disse sbuffando sistemandosi il trucco. Se aveva pianto, era stata davvero brava a mascherarlo. - L'avevo messo in conto che questo matrimonio non sarebbe durato.
La studiai sottecchi mentre l'aiutavo a cambiarsi per indossare l'abito che avevamo scelto per il ricevimento.
- Cosa stai dicendo?
Le mie amiche, appena rientrate dopo aver recuperato del ghiaccio (peggior scusa su sempre), mi lanciarono un'occhiata ammonendomi di stare zitta anche se, purtroppo, era troppo tardi; come sempre, avevano ragione, avrei dovuto mordermi la lingua prima di parlare.
- Lui ama te. È così chiaro. - Si sedette sul letto attenta a non stropicciare la gonna dell'abito. - Sono stata così stupida.
Solo in quel momento compresi: lei non aveva ancora realizzato l'accaduto e stava digerendo tutta la notizia con una calma e un'eleganza che andavano premiate.
C'erano, però, molte di cose da mettere in chiaro dopo la sua dichiarazione.
Dovevo riuscire a salvarne almeno uno, di matrimonio.
- La storia tra me e lui è finita tre anni fa. È ridicolo quello che stai dicendo.
Mi sorrise ma conoscevo quello sguardo, stava lentamente mettendo a fuoco quella situazione assurda.
Cercavo di aiutarla ma ero solo un'altra goccia in quell'immenso mare di frasi senza sento; ci ero passata, sapevo cosa stava provando.
- Sette mesi fa stavi con lui. - Disse con un tono e uno sguardo che era a metà tra le scuse e il rimpianto di essersi intromessa.
Era così giù di morale che mi sentivo impotente.
C'era una sola soluzione, volevo davvero salvare quel matrimonio, anche se avrei perso l'amicizia di Michele.
- Avevamo fatto un patto.
Pregai di non averlo dietro ma sentivo la sua presenza e le miei amiche continuavano a fissare un punto indefinito verso la porta.
Non avevo, però, la forza di girarmi. Col mio bisogno di salvare tutti, stavo creando danni ancora più grandi.
- Di che tipo? - Domandò lei tra il curioso e il perplesso; ero sicura di averlo dietro perché il suo sguardo mi stava mettendo alla prova per vedere se stessi dicendo la verità o se quella fosse solo l'ennesima frase detta a caso per salvare l'insalvabile.
Udii altri passi raggiungerci e ebbi la certezza di averlo dietro di me ma ciò non mi impedì di essere sincera. - Mi aveva promesso che avrebbe smesso di tagliarsi.
- Di che?! - Urlò Lia, lasciando cadere lo smalto bianco che macchiò tutto il pavimento.
- Certo che sei brava a mantenere bene i segreti. - Disse una voce ben definita alle mie spalle.
Mi vennero i brividi ma decisi di ignorassi, lo stavo facendo per lui, per loro due; stufa, mi voltai di scatto.
- Ti sto salvando il tuo secondo matrimonio fallimentare.
- Potrebbe anche essere ma non devi spifferare cose mie in giro.
- È tua moglie! Lo vuoi capire? - Poi lo fisai adirata e Nico lo allontanò leggermente. - Detto da quello che ha spifferato a metà Parigi che mi hai lasciata all'altare.
- Non so di cosa tu stia parlando.
Mi allontanai da lui, aveva di nuovo quello sguardo gelido che mi intimidiva, e raggiunsi Lia che stava tentando di togliere lo smalto dal pavimento.
- Tiziano e Bianca.
La sua espressione fu impagabile; forse non era stato il giorno giusto per sganciare anche quella bomba ma ormai poco importava.
- Chiara, - Il tono della sposa era simile alla rassegnazione - grazie ma non può funzionare.
- Perché? - Non li capivo proprio ma iniziava a mancarmi il fiato e Martino corse in mio aiuto. - Non posso sopportare di avervi rovinato il matrimonio.
- È stato lui. - Urlarono in coro le due ragazze e i loro rispettivi compagni.
Vidi un'ombra, la solita, passare davanti alla porta e svanire il secondo successivo; mancava solo lui.
- Vi prego. - Il mio tono era supplichevole.- Riprovateci.
Lo sguardo della neo sposa adesso aveva un'aria nuova; non era più rassegnato ma, più che altro, realista.
- Chiara non funzionerebbe. - Rispose esasperata dal fatto che non mi arrendessi.
- Che Genevieve non me ne voglia. - Disse Michele. - Ma lo sai benissimo che non c'è verso. Non funziona.
Rivolsi uno sguardo triste alla modella e poi mi avvicinai allo sposo, pronta ad andarmene.
- Ricorda: devi pensare!
Fu uno scatto involontario, non ci avevo neanche minimamente pensato, ma gli tirali uno schiaffo.
Atterrita dal mio stesso gesto indietreggi e mi rivolsi ai presenti.
- Vado a farmi insultare dai vostri ospiti, perché sai, Michy, mi chiamo Chiara! Ci vediamo giù.
Lo sguardo del festeggiato era stupito più che adirato ma non aggiunse altro.
Genevieve mi guardò disperata in cerca di supporto che, però, non arrivò. - Io non voglio scendere.
Ripose al mio posto Nico che mi lesse nella mente.
- Chiara è andata al ricevimento, da sola, al suo matrimonio. Credo che voi due possiate sopravvivere un giorno insieme.
- Ma...
Mi avvicinai a Nicolò e lo ringraziai poi mi rivolsi un'ultima volta alla donna vestita di bianco.
- Tranquilla, se vuoi, puoi avvelenarlo. Nessuno ti giudica e mi faresti anche un favore.
Me ne andai senza guardare nessuno, pronta a scovare un'ombra.

(Un)happier than everWhere stories live. Discover now