Capitolo 2- Justin

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Sfogliando svogliatamente il libro per avere un'idea della quantità di nozioni che dovrò farmi entrare in testa a tutti i costi, constato, per l'ennesima volta nel giro di qualche ora, di star lottando contro la consapevolezza di essere nella merda fino al collo( giusto per usare un francesismo altamente adatto a questa situazione).

In qualche angolo remoto del mio cervello però, uno di quelli che non è ancora pieno di "Finanza aziendale", so ancora di star combattendo contro i mulini a vento. Ho troppe lacune per riuscire a stare al passo con i corsi senza ammazzarmi di studio a tutte le ore del giorno.

E sento già addosso la pressione degli esami, nonostante manchino ancora ben due mesi. Ma io devo ancora recuperare tutto quello che avrei dovuto acquisire nel primo anno del college, per arrivare finalmente a capire il nuovo programma.

Ancora non sono in grado di capacitarmi di come io abbia fatto a cavarmela in tutti quegli esami, senza incamerare realmente alcuna informazione. Seriamente, il primo anno non ho fatto altro che passare da una sbronza all'altra, prendendomi qualche giorno di pausa solo in prossimità della sessioni d'inferno, più che d'esame, e imparando a memoria centinaia di pagine destinate a finire nel dimenticatoio non appena avrei rifatto circolare l'alcol nelle vene.

Inutile dire che i miei ricordi riguardante quei mesi siano molto limitati. In compenso però, rammento con precisione ogni giorno di questo nuovo anno, durante il quale sono costretto a portarmi dietro l'arduo compito di dimostrare a mio padre che, fondamentalmente, posso essere più di un ubriacone. Ancora non ho trovato il modo più adatto per farlo, ma continuo ad avere tanta fiducia nel fatto che prima o poi riuscirò ad apparire ai suoi occhi come qualcosa di più di un fallimento personale.

Ed è proprio questa la motivazione che utilizzo per convincere me stesso a concentrarmi nuovamente sui libri. Allungando la mano verso la tazza di caffè, lascio che la mia attenzione venga monopolizzata interamente da una lezione su "I contratti di finanziamento delle imprese". Il calore che quel pezzo di vetro emana contro il palmo della mia mano, mi porta a notare distrattamente che la mia tazza sia stata di nuovo riempita abbondantemente. C'è qualcuno in questo posto che sembra intuire i momenti esatti in cui ho più bisogno che mai di una sana dose di caffeina. E pur non avendo mai fatto caso a chi sia quella persona, giacché sto sempre con il naso nei libri, gliene sono infinitamente grato.

"Justin, amore, eccoti!" Mi sento chiamare da una vocina stridula estremamente familiare, proprio quando mi sembra di essere riuscito finalmente a trovare la tanto agognata concentrazione. Alzando la testa di scatto, vedo come la mia amica storica, Clarice, avanza verso di me a passo sostenuto, sorridendomi calorosamente.

"Ciao, Clarice." La saluto semplicemente, osservandola mentre si siede di fronte a me, dopo avermi schioccato un veloce bacio sulla guancia.

"Ma come puoi passare le giornate in questo posto? Scommetto che anche oggi hai studiato qui per tutto il pomeriggio." Ipotizza, facendo vagare il suo sguardo arguto nel locale.

"Riesco a concentrarmi meglio quando sono qui." Le spiego in tono pacato, pur non essendo la prima volta in cui mi ritrovo a rispondere alla stessa medesima domanda.

"Ma è un posto così rumoroso!" Esclama, arricciando il naso. "E' sempre così pieno!"

"Non mi dispiace essere circondato da tanta gente mentre studio." Affermo distrattamente, sapendo già che lei non capirà mai cosa mi porta a pensarla in questo modo.

"Certo che sei un po' strano, Justin!" Esclama, ridacchiando piano, per poi prendere la mia tazza di caffè e portarsela alle labbra. "Però non ti preoccupare, perché io ti adoro lo stesso."

Scuotendo la testa con fare divertito, mi alzo prontamente per andare a al bancone e ordinare un caffè anche per Clarice, che tende a condividere pienamente questa mia dipendenza, soprattutto nei momenti in cui i suoi nervi sensibili prendono il sopravvento sulla ragione. E, per la cronaca, questo succede alquanto spesso. Ma ho imparato ad amare questa sua caratteristica, perché la porta sempre a dire tutto ciò che pensa, cosa che io non sono mai in grado di fare. Perciò, in un certo senso, è come se ci completassimo.

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin