Capitolo 6- Justin

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Sto continuando a far finta di studiare, mentre con la coda dell'occhio osservo ogni movimento di Whitney. Sono fermo sullo stesso paragrafo da circa mezz'ora e ho come l'impressione che, di questo passo, non riuscirò mai a leggere più di mezza riga senza bloccarmi e riprendere da capo.

Senza neppure rendersene conto, mi sta monopolizzando l'attenzione grazie a piccoli sorrisi e sguardi talmente sfuggenti che non sono in grado di incrociare nemmeno per un secondo. Mi intriga a tal punto che vorrei semplicemente lasciare da parte gli scrupoli e fare qualcosa per placare le mie curiosità. Perché, Dio santo, riesco a sentire a pelle un che di simile tra noi due. Sarà che sto diventando pazzo, ma il modo in cui evita sempre persino lo sguardo della sua amica, mi fa pensare che io mi stia trovando davanti una ragazza estremamente introversa. E se così fosse, capirei perché mi sento così attratto da lei, pur non conoscendola.

Noi persone incapaci di esternare le nostre emozioni senza sudare sette camicie e fare il conto con la tachicardia, siamo tutte legate da un filo invisibile perché condividiamo tutte il timore di lasciare che gli altri abbiano accesso ai nostri pensieri più intimi. Con l'unica differenza che io, per qualche strana ragione, do sempre l'impressione di essere più estroverso ed espansivo di quanto lo sia veramente. E quando la gente scopre il mio lato più taciturno, si limita a pensare che io sia il solito snob con atteggiamenti altezzosi. Nessuno prende mai in considerazione l'idea che non ho sempre la prontezza di servire le mie idee su un piatto d'argento senza nutrire il timore di essere giudicato.

"Caffè?" Mi viene chiesto in tono flebile, probabilmente con il preciso intento di rendere nota la sua vicinanza. È l'unica spiegazione che riesco a darmi, mentre alzo lo sguardo dal libro e incontro i suoi occhi d'ebano. Oramai ho capito chi è sempre stato ad indovinare quando fosse il momento più adatto per darmi una buona dose di energia grazie alla caffeina...e, considerando che io non abbia avuto la fortuna di notare la sua presenza prima di qualche giorno fa, è lecito supporre che Whitney sia una maestra nel rendersi incredibilmente silenziosa e quasi invisibile. Ma ora è di nuovo di fronte a me e sta cercando di attirare la mia attenzione. Perciò io non posso fare a meno di afferrare al volo questa possibilità, chiedendole con un vago cenno della mano di sedersi di fronte a me.
Al che lei, dopo aver posato il contenitore di vetro sul tavolo, lancia uno sguardo nella direzione della sua amica ed accetta altrettanto tacitamente la mia richiesta, probabilmente avendo trovato nello sguardo della ragazza qualcosa che la intimasse a sconfiggere momentaneamente la sua timidezza.

"Avrai notato che non faccio altro che seguirti con lo sguardo." Passo direttamente al dunque, chiudendo il libro con una certa energia, per poi prepararmi a proseguire il mio discorso quando capto un cenno quasi impercettibile di assenso da parte sua. "Raccontami qualcosa di te, Whitney. Probabilmente, finché non mi toglierai qualche piccola curiosità, continuerà a leggere all'infinito lo stesso paragrafo facendomi un sacco di domande a cui non sono in grado di rispondere."
"Cosa vorresti sapere?" Mi chiede abbozzando un piccolo sorriso, e per qualche attimo stento a credere che il mio udito non mi stia giocando brutti scherzi. Davvero vuole stare a questo strano gioco, senza guardarmi come se fossi pazzo?
"Qualunque cosa..." Proferisco, pensando velocemente a come potrei esprimere i miei dubbi senza lasciar trasparire troppo. "E se ti dicessi che, ad un primo impatto, mi sembri diversa da qualunque altra ragazza che io abbia mai incontrato, ti sembrerebbe strano?"
"No." Ribatte, mentre le sue guance si dipingono di rosso. "Sono sicuramente più goffa di qualunque altra ragazza tu possa mai incontrare."
"Non è ciò che intendevo dire." La contraddico, scoppiando a ridere talmente forte che un paio di sguardi mi vengono puntati addosso. "Non saprei nemmeno come spiegartelo."
"So cosa intendi." Mi ferma dal mio ridicolo farneticare, chinandosi leggermente in avanti, per poi proseguire a voce più bassa. "Ci devo aver scritto in fronte la parola "amish", perché, per qualche strana ragione, si capisce immediatamente che io abbia qualcosa di diverso."
"Amish..." Ripeto meravigliato, iniziando a fare mente locale su cosa io sappia riguardo a questa cultura.

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoWhere stories live. Discover now