Capitolo 60- Justin

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"Ce la caveremo alla grande, Beth. Non siamo sole." Sento provenire dai sedili posteriori in una tonalità talmente bassa da risultare quasi impercettibile. So bene che Whitney, in realtà, non vorrebbe affatto che qualcuno sentisse i suoi continui tentativi di incutere sicurezza e tranquillità alla sua sorellina... soprattutto perché risulta piuttosto chiaro che, nonostante lei sia scettica mei miei confronti, è comunque disposta a sbilanciarsi- utilizzando la mia persona per togliere un po' di quel senso di irrequietezza che, immagino, abbia colpito entrambe dopo il passo fatto.

Mi sento in colpa per aver origliato ed essermi reso spettatore di un tale momento intimo, perciò mi affretto ad accendere la radio, cercando disperatamente di far sì che nell'abitacolo non ci sia più un minimo di silenzio. Dopodiché, i miei pensieri iniziano ad andare con molta più facilità in altre direzioni.

Sono emozionato all'idea di riportare Whitney con me in quella che tra poco sarà la nostra casa e che fino qualche giorno fa, per un paio di anni, è semplicemente stato il mio rifugio personale.
L'idea che Whitney debba ora provvedere alla sorella, visto l'acceso conflitto con il padre, non mi rende affatto nervoso. Piuttosto, vedo questo legame come la certezza che non ci sia più niente che l'attenda nella comunità.

Tutto quello che conta è qui, in questa macchina, diretto a New York.

Tuttavia, pur avendo fretta di ritornare su un terreno a me un po' più conosciuto, sono contento di aver aspettato un paio di giorni prima di rimetterci in viaggio. L'intento è stato quello di dare loro il tempo necessario per riflettere e dichiararsi convinte della scelta fatta.
Inutile dire che la mia contentezza sia salita alle stelle quando Whitney, questa mattina, ha tirato le somme a voce alta e, con uno sguardo deciso- un qualcosa che non mi sarei aspettato di scorgere, considerando il suo comportamento schivo, ha chiesto che non si aspettasse oltre. Dentro di me ho esultato, pur consapevole di non essere nemmeno a metà strada.

Se c'è una cosa che ho capito è che non c'è niente di più distruttivo della convinzione di essere stati abbandonati dalla persona amata. E, in fondo, so che nella sua testa, ogni volta che mi guarda, sia questo il pensiero prevalente.

Dalle poche affermazioni che sono riuscito a strapparle di bocca ho capito un paio di cose: per un paio di mesi Whitney ha sperato segretamente che io la venissi a riprendere, che combattessi per la nostra relazione e che la facessi capitolare; ad un certo punto, la delusione ha preso il posto della speranza, annientando completamente il suo spirito grintoso; non conta il fatto che io abbia ritardato il mio arrivo con il preciso scopo di tirar fuori la parte migliore di me- quella parte che mi avrebbe reso degno del suo amore, perché in qualche modo mi vedrà sempre come colui che le ha voltato le spalle nel periodo più difficile della sua vita.

E non c'è bisogno che lei confermi a voce alta le mie ipotesi.
Basta guardarla negli occhi per avere tale conferma. Oppure basta semplicemente fare attenzione a come si allontana sempre di qualche passo quando mi vede camminare nella sua direzione.
Mi ricorda tanto uno di quegli animaletti spaventati che, pur bramando un po' di amore, non riesce a lasciare che qualcuno gli offra un po' di affetto.

E mi viene da incolpare me stesso per essermi lasciato cadere nella disperazione nel momento più cruciale, quando avrei dovuto, invece di guardarla andare via, cercare di aprirle gli occhi a tutti i costi. Ma è un sentimento che cerco di ignorare, sapendo che, in realtà, solo adesso sono davvero in grado di prendermi cura di lei così come si meriterebbe.

"Ci fermiamo qui ?" Mi chiede Matt, ed all'improvviso realizzo di non aver informato nessuno della mia decisione di fare una sosta. Con un cenno della testa indico un piccolo ristorante italiano sul lato sinistro della strada, per poi lanciare un'occhiata ai sedili posteriori.
"Ci andiamo?" Chiedo, beccandomi un ceno d'assenso da entrambe le ragazze.
E nel giro di qualche secondo Matt e Bethany sono già fuori dalla macchina e si stanno avviando nella direzione dell'entrata del ristorante con una velocità che mi fa pensare che non aspettassero altro.
Mentalmente ringrazio il cielo per aver avuto l'ispirazione di portare Matt con me. Bethany sembra meno intimidita da lui, e nonostante sia comunque reticente nel rivolgergli la parola, sembra ben contenta di sentirlo parlare su tutto e di più, nel tentativo di farla sciogliere.
Matt ama scavalcare muri e legare amicizie persino con quelle che sembrano le persone più schive del mondo. La prova vivente di ciò è la nostra amicizia.

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoWhere stories live. Discover now