Capitolo 21- Justin

1K 66 23
                                    

Mentre la guardo addentrarsi nell'edificio, sto iniziando a pensare che questo incontro sia avvenuto soltanto nella mia mente fantasiosa. O questo, o semplicemente devo ammettere di aver appena trovato l'unica ragazza in grado di farmi andare in cortocircuito il cervello con un paio di sorrisi abbozzati e qualche sguardo innocente, e di essere stato talmente stupido da rischiare di farmela scappare. L'ho trattata letteralmente come se fosse una qualunque altra ragazzetta superficiale che potrei incontrare all'angolo della strada.

Che idiota! Solo rammentando l'immagine di lei fasciata in quel vestito argentato, i miei ormoni iniziano a scatenarsi in una danza tribale e il sangue sembra non stia più arrivando al cervello in una quantità accettabile. Ne avrò viste di ragazze vestite in quel modo e ne ho sfilato altrettanti vestiti di quel tipo, eppure, ci potrei mettere la mano sul fuoco, togliere il vestito a Whitney sarebbe tutta un'altra storia. Certo, non ne so molto di cosa si prova nel tenere tra le braccia quella che sembrerebbe la ragazza dei tuoi sogni, ma, volendo azzardare un'ipotesi, direi che il ricordo di tutte le altre si dissolverebbe nel nulla più assoluto. Già in questo preciso istante non riesco a capacitarmene di come per anni e anni mi sia accontentato di avventure di una notte, nate al tramonto e completamente morte all'alba.

Prendendo una grande boccata d'aria, estraggo il pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans, per poi tirarne fuori una e accenderla con movimenti meccanici.
Al diavolo, devo tenere a freno gli ormoni. È già incredibile che voglia ancora parlarmi, figuriamoci lasciare che le tolga i vestiti.
Però, essendo io un comune mortale, non posso non esaltarmi al pensiero che, un giorno di questi, potrei davvero provare l'ebbrezza di svegliarmi accanto a Whitney, guardarla negli occhi e ricordare come la notte precedente le ho baciato ogni centimetro della sua pelle vellutata.

È una mia impressione o l'aria si è fatta più calda?

Lanciando uno sguardo al display del telefono, constato che siano già le undici di sera e che, se ho la benché minima intenzione di svegliarmi in tempo per i corsi di domani, dovrei mettere il sedere in macchina e andarmene a casa.
Ma, francamente, qualcosa mi dice a gran voce che non sarà una passeggiata riuscire a chiudere occhio. Perciò, tanto vale trovare qualcosa che mi possa distrarre momentaneamente da Whitney e la sua pelle soffice.

Una volta trovata finalmente la forza di risalire in macchina, mentre metto in motto e mi immetto nel traffico con una velocità degna quasi di un tentato suicidio, decido su due piedi di accettare l'invito avanzato da Dean e Mason, poco prima di raggiungere Whitney, e recarmi in un club fuori New York.

Forse è da stupidi farsi circondare da fiumi di alcol quando stai cercando di non ricadere nel baratro, ma in questo preciso istante non temo per niente la possibilità di cadere nella tentazione. Il mio cervello è ancora troppo impegnato a cacciare via intere immagini di me e Whitney che andiamo oltre ad un semplice bacio. Giuro che il film mentale appena creato dalla mia indole masochista potrebbe davvero farmi vincere un Oscar.

Quando entro nel locale, dopo aver saltato una lunga fila con tutta la nonchalance che possiedo, un forte odore di fumo e marijuana mi investe, facendomi storcere il naso e chiedermi, per un nanosecondo, se non sia meglio girare nuovamente i tacchi e cercare un posto più tranquillo.
Qualche mese fa l'odore dei club era po' come un profumo di Yves Saint Laurent, eppure ora mi sta facendo venire il voltastomaco. Nonostante ciò, proseguo imperterrito nella direzione del privè, fermandomi giusto il tempo necessario per salutare l'energumeno che fa da buttafuori e che mi guarda come se fossi un fantasma. Ma non me ne stupisco minimamente. D'altra parte, questo era uno di quei posti in cui ci ho passato notti e notti, per poi sparire completamente, senza metterci più piede. Forse mi hanno dato per spacciato dopo la mia ultima lavanda gastrica.

E la storia si ripete quando entro nel campo visivo di Dean e Mason, i quali sono seduti scompostamente su dei divanetti in pelle vicini all'entrata del privé. Entrambi si alzano in attesa di essere raggiunti da me, anche se sulle gambe di Mason, fino a qualche secondo fa, era seduta una mora mezza nuda, che ora non sembra molto contenta di essere stata costretta a rompere quel contatto.

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoWhere stories live. Discover now