Capitolo 33

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Dopo aver rilasciato un lungo e rumorosissimo sospiro, mi lascio cadere a peso morto sul mio letto, realizzando, per la seconda notte di fila, di non averne minimamente sentito la mancanza. E circondata come sono dalla luce soffusa dell'abat-jour, ripasso con lo sguardo le foto che ho sottratto a Justin, nonostante il suo rifiuto categorico.

Com'è che le chiama? Forse Polaroid. Ad ogni modo, qualunque sia il nome, durante i cinque giorni passati ad Orlando, ne ha scattate a bizzeffe e soprattutto nei miei momenti più euforici, come durante la visita al Walt Disney World Resort. Naturalmente, dopo essere stata oggetto di tali foto contro la mia volontà, ho iniziato un duro lavoro di persuasione per convincerlo a separarsene di alcune, per poi finire col prenderle senza il suo consenso. Sicuramente riuscirà a farsene una ragione se, tra circa duecento foto, io ne abbia scelte dieci per tenere vivi i miei ricordi.

In realtà so che tutte quante, dalla prima all'ultima, avevano già un posto riservato sul suo muro dei ricordi. Probabilmente è questa la ragione per cui, mentre le stava scattando, il suo entusiasmo era alle stelle. Ma l'idea di poter avere a mia volta un qualcosa che mi ricordi alcuni dei momenti più belli, anche se un paio di settimane fa non sapevo nemmeno cosa fosse una Polaroid, ha preso il sopravvento e ha tirato fuori il mio lato testardo. Ovviamente ho vinto io.

"Hana, puoi andare tu ad aprire?" Interrompo il filo dei pensieri, sentendo il suono della campanella ripetutamente.
"Chi sarà a quest'ora?" Urla lei, invece, per assicurarsi di essere sentita mentre traffica in salotto, pur sapendo che in questo modo verrà sicuramente sentita anche dall'inatteso visitatore. Al che io resto in silenzio, attendendo pazientemente che la mia coinquilina mi dia un segnale sulla sua identità.
Qualche secondo dopo mi arriva il suono ovattato della sua risatina, senza però niente che mi faccia capire chi si sia trovata davanti una volta aperta la porta. Perciò, pur avendo addosso il pigiama più antiestetico di tutta la storia dei pigiami, mi alzo a malavoglia dal letto e decido di indagare con i miei stessi occhi.

"Whitney, muoviti, c'è Justin!" Mi informa Hana, proprio nell'istante in cui sto per abbandonare la mia stanza.
"Buon Dio!" Esclamo a bassa voce, sentendo venir meno la determinazione.
Forse presentarmi in salotto, assomigliando vagamente ad una creatura mitologica, non sia la scelta migliore del mondo. Ma, in questo caso, è meglio prendermi il tempo di cambiarmi? Hana lo noterebbe e mi prenderebbe in giro di fronte a Justin senza pensarci due volte.

Dopo essermi fatta sopraffare da un po' di inutili paranoie, decido finalmente di fare capolino così come sono e godermi, piuttosto, la presenza di Justin. Dopo aver passato ventiquattro ore al giorno con lui, per ben cinque giorni, mi sto rendendo conto che sia parecchio difficile non sentir la sua mancanza, pur essendo passato un solo giorno dall'ultima volta che l'ho visto.
A quanto pare, andare con i piedi di piombo in una "relazione" non fa parte dei miei pregi.

"Perché sei qui?" Gli chiedo senza troppe cerimonie, andando dritto nella sua direzione. "Alle dieci di sera, per giunta"
"Per prenderti..." Inizia, lanciando uno sguardo divertito alle mie pantofole che sulla punta raffigurano la faccia di Scooby doo. "E portarti a casa mia."
"Oh oh, ho finito i profilattici." Si intromette Hana, proprio nel momento in cui lui si china leggermente nella mia direzione, in modo da schioccarmi un veloce bacio sulla guancia. "Ve la dovete cavare da soli."
"Non devi preoccuparti." La rassicura Justin, accompagnando l'affermazione con un occhiolino sfacciato. E a me non resta che pizzicarmi il ponte del naso, nel vano tentativo di nascondere il mio imbarazzo. Invidierò per sempre la loro capacità di parlare di qualsiasi cosa senza sentire come l'imbarazzo inizia ad impossessarsi di ogni fibra del proprio corpo.

"Domani facciamo il primo turno, il che vuol dire che la devi portare al Coffee Shop molto presto. Vedi di non ritardare." Lo ammonisce Hana, puntandogli un dito contro.
"Sissignora." Concorda immediatamente Justin, beccandosi un cenno d'approvazione da parte di Hana.
"E io posso dire qualche parola al riguardo?" Chiedo in tono ironico, cercando di rendere nota la mia presenza.
"No." Rispondono entrambi all'unisono, scambiandosi qualche sguardo d'intesa.

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora