Capitolo 19- Justin

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Dopo aver preso una grande boccata d'aria, spengo il motore e scendo a malavoglia dalla macchina, cercando di ricordarmi il motivo che mi spinge a sentirmi necessariamente obbligato a mettermi in una situazione che senz'altro non risulterà piacevole. La risposta però è piuttosto facile: al di là del nostro rapporto burrascoso, è pur sempre mio padre e io devo avere il buon senso di rifarmi vivo ogni tanto, anche se spesso finiamo per litigare e a scannarci come due cani rabbiosi.

È già passato quasi un mese dall'ultima volta che ho messo piede a casa, perciò è arrivato il momento di stringere i denti e prendere il toro per le corna, cercando, allo stesso tempo, di rendere questa visita rapida e indolore.
Fatto sta che già subito dopo aver superato il cancello ho notato che sul vialetto, accanto alla macchina di mio padre, non c'è anche quella di mia madre, che solitamente fa da arbitro nei nostri scontri accesi. Il che vuol dire che starà a noi darci una regolata prima di fare qualcosa di cui potremmo pentirci.

Ad ogni modo, preferisco non rimandare ancora l'inevitabile, e, pertanto, dopo aver rilasciato l'ennesimo sospiro rassegnato, suono il campanello e attendo pazientemente che l'oggetto delle mie tante ansie si materializzi davanti ai miei occhi.

Avrei potuto usare la mia chiave e presentarmi di punto in bianco nel salotto, prendendolo alla sprovvista, per poi gustarmi la sua temporanea interdizione. Ma è passato fin troppo tempo da quando ho smesso di considerare questa enorme villa come la mia casa, e non ho intenzione di iniziare a comportarmi come se improvvisamente ci sia qualcosa che mi manchi del mio vecchio nido.

Perché la verità è che, nonostante io abbia fatto un sacco di cazzate proprio quando ho iniziato a vivere da solo, preferisco di gran lunga il mio appartamento nel centro affollato di New York piuttosto che questa immensa casa perennemente vuota.
Non mi manca affatto quella sensazione di solitudine che ho sempre provato nell'aggirarmi tra le stanze vuote e perfettamente arredate, circondato da un silenzio quasi tombale- interrotto soltanto dai miei tentativi di dare un po' di vita a questi muri dorati.

"Oh, ciao, figliolo!" Esclama mio padre, sbandierando un sorriso sorpreso mentre si passa la mano sul grembiule rosa confetto, prima di allungarla verso di me.
"Ti sta molto bene." Mi azzardo a prenderlo in giro, indicando il grembiule con un cenno della testa e stringendogli prontamente la mano.
"È così, vero? Tua madre dice che questo colore fa risaltare la mia pelle olivastra." Mi regge il gioco, facendomi segno di entrare in casa.
"Concordo con lei." Asserisco in tono pacato, rabbrividendo visibilmente quando il mio corpo infreddolito viene attraversato da una un'ondata di calore. "A proposito, è sempre al lavoro?"
"Si, non credo che si farà vedere prima di mezzanotte." Mi spiega altrettanto tranquillamente, prendendo a camminare in direzione della cucina. E io lo seguo a ruota, ammirando segretamente la spensieratezza con cui accetta passivamente il fatto che spesso e volentieri mia madre tende a mettere il lavoro al primo posto. Se c'è una cosa per cui bisogna dargli credito è proprio la dedizione con cui l'ha sempre sostenta nella sua corsa verso i suoi obiettivi, persino quando sembravano letteralmente irraggiungibili.

"Le sto preparando una torta." Si giustifica per il suo aspetto da casalinga abbandonata a se stessa.
"La mud cake?" Ribatto, ricordandomi vagamente tutte le volte in cui l'ho visto armeggiare con i fornelli per prepararle il suo dolce preferito.
"Esatto." Conferma, aprendo il forno per dare una controllata alla sua opera. "Con la speranza che questo, in qualche modo, possa calmare i suoi nervi. Giuro che sono quattro giorni che torna a casa con la voglia di spaccare qualcosa in testa al primo maschio che le capita davanti. Ringrazia il cielo se non abiti più qui."
Prosegue indisturbato, dipingendo un quadro che io conosco fin troppo bene. Ridacchiando piano, seguo il suo consiglio e ringrazio Dio per il semplice fatto di non trovarmi qui quando mia madre torna a casa dopo una giornata passata a lottare contro tutti gli uomini del suo studio legale.

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoWhere stories live. Discover now