Capitolo 9- Justin

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Com'è quel detto, la notte porta consiglio? Eppure, mi sembra che tutto quello che mi passa per la testa durante la notte non sia altro che uno scherzo. Non ci vedo niente di saggio nelle idee che il mio cervello elabora mentre sono avvolto nel buio della stanza e l'unico spiraglio di luce è quello della luna che fa capolino timidamente nel cielo.

Dopo essermene andato dalla festa, ci ho riflettuto un sacco sul perché io mi stia comportando come se fossi realmente invaghito di una quasi sconosciuta. Ma, dopo un po' di tempo passato a surriscaldare inutilmente i miei neuroni, sono arrivato alla conclusione che non importa affatto quale sia la ragione dietro a questo mio impulso di starle sempre intorno. Non riesco nemmeno a ricordarmi quando sia stata l'ultima volta in cui io abbia realmente pensato ad una ragazza per il mondo in cui mi manda il cervello in tilt e non per le sue curve. E per la cronaca, Whitney potrebbe rientrare in entrambe le categorie, ma, per qualche strana ragione, la prima cosa che noto in lei è sempre il sorriso timido, a tratti un po' schivo, e non il suo fondoschiena.

E allora mi chiedo, forse vale la pena di lasciare da parte la mia riservatezza e fare qualche piccolo passo in più verso di lei? Basterebbe così poco per riuscire a scoprire qualcosa in più su di lei, basterebbe semplicemente che le chiedessi di uscire senza tanti giri di parole e mille inutili paranoie. Non dovrebbe essere uno sforzo abnorme e non dovrebbe nemmeno far aumentare la grande quantità di incertezze che già mi porto dietro.

Se dovesse accettare, nonostante debba fare i conti con la sua stessa timidezza, potrei avere l'opportunità di capire finalmente cosa mi intriga in lei ed, eventualmente, esserne ancora più stregato...oppure, constatare che le mie fantasticherie sono state abbastanza infondate. E, invece, nel caso in cui dovesse rifiutarmi senza tante cerimonie (ipotesi plausibile tanto quanto la prima), il fatto che non siamo sulla stessa lunghezza d'onda sarebbe piuttosto evidente, e allora l'unica opzione sarebbe quella di farmene una ragione.

Ma chiaramente niente di tutto ciò succederà se io non tiro fuori il coraggio e non smetto di aggrapparmi ad un'immagine che non mi appartiene. Fatto sta che l'ultima volta in cui ricordo di aver ufficialmente chiesto a qualcuna di uscire risale ai tempi del liceo, precisamente alla fine del secondo anno. Il che vuol dire che è già un po' che ho perso l'abitudine di espormi davanti ad una ragazza.

A quel tempo avevo sedici anni e continuavo a ronzare intorno a Miranda Evans come se fossi nient'altro che una fastidiosa mosca. Miranda era all'ultimo anno ed era una Cheerleader, una di quelle che andava in giro con la divisa per il semplice gusto di stabilire una gerarchia. Ecco, lei era al vertice della piramide.
Ma nonostante fosse una senior, non si faceva scrupoli nel farmi gli occhi dolci ogni volta che ci incontravamo per puro caso nei corridoi della scuola. E per "occhi dolci" in realtà intendo trovare qualsiasi futile motivo per piegarsi davanti a me e mettere in mostra la sua lingerie di Victoria's Secret. Quella gonnellina non lasciava niente all'immaginazione nemmeno in condizioni normali, figuriamoci quando si piegava in un perfetto angolo retto senza nemmeno un grammo di vergogna.

E io ne ero profondamente attratto, ma minimamente innamorato. Non c'era una sola cosa di lei che mi facesse perdere la testa, ma c'erano abbastanza elementi per risvegliare i miei ormoni. Ed è per questo che, dopo un paio di appuntamenti, quando Miranda ha tirato fuori il suo lato ossessivo con qualche sfumatura di psicopatia, non ci ho pensato due volte prima di darmela alle gambe. I miei ormoni impazziti non erano abbastanza forte come motivazione per sopportarla.

Col senno di poi, mi sono chiesto se quella di svignarmela non sia stata una delle mie tante cazzate fatte a mente ancora calda. Ma, in realtà, la conferma di aver fatto la cosa giusta, seppur per ragioni sbagliate, mi è arrivata già al terzo anno quando nei corridoi non si sentivano altro che chiacchiere sulla gravidanza della mitica (elevata quasi allo status di leggenda metropolitana) Miranda, ormai al primo anno del College.

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