Capitolo 46- Justin

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"E tu sei?" Rispondo invece, aggrottando la fronte.
"Zachary...uhm, un amico d'infanzia." Risponde, continuando a tirare quei maledetti lembi del suo orrendo gilet nero. Con la coda dell'occhio vedo Hana avvicinarsi con un sorriso ampio stampato sul suo viso ancora assonnato. E inizialmente mi chiedo cos'è che improvvisamente l'abbia convinta a fregarsene del suo aspetto mattutino e farsi vedere ad un visitatore qualunque. Ma non appena formulo questa domanda, i ricordi di Whitney che mi parla di lui riaffiorano nella mia mente, insieme alla sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato nella sua presenza qui. Whitney mi ha esplicitamente detto che una volta scelto di vivere nella comunità, non puoi più abbandonarla. E allora perché lui è qui?

"Ehi, io ti conosco." Squittisce Hana dietro di me. "Cioè, voglio dire, Whitney mi ha parlato di te."
In un battibaleno la ragazza mi dà una piccola spinta, sussurrandomi senza tante cerimonie di levarmi dai piedi, trovandomi poi - senza neppure accorgermi- appoggiato con la schiena alla porta mentre lei fa strada a Zachary verso il salotto.
"Whitney sta dormendo ma Justin ci farà il piacere di andare a svegliarla." Squittisce ancora, con un tono abbastanza forte da assicurarsi che non c'è modo che io non possa sentirla. "Nel frattempo, posso portarti qualcosa?"

Alzando gli occhi al cielo per il suo atteggiamento di dolce vecchietta che finalmente riceve una visita dopo anni e anni di reclusione, mi avvio velocemente verso la stanza di Whitney, sbuffando apertamente per il fatto che debba costringerla ad alzarsi, nonostante sia andata a letto tardi. Ma suppongo che la presenza di Zachary la renderà ben più contenta di quanto lo sia io.
Non che io non sia felice che qualcuno abbia finalmente deciso di venire qui e assicurarsi che tutto stia andando per il verso giusto. Solo che il mio sesto senso continua ad avvertirmi sul fatto che probabilmente non è solo la voglia di rivederla ad averlo portato qui.

"Whitney." Asserisco, sedendomi sul bordo del letto per poi accarezzarle i capelli. "Whitney."
"Altri dieci minuti." Farfuglia, nascondendo la testa sotto il cuscino.
"Di là c'è qualcuno che vuole vederti." Cerco di persuaderla, ridacchiando per i suoi gesti adorabili.
"Chi?" Si limita a chiedere in un tono che mi arriva ovattato per via del cuscino che ancora funge da scudo tra il mondo reale e quello dei sogni.
"Zachary." Rispondo a mia volta, senza tanti giri di parole, aspettandomi di vederla letteralmente saltare giù dal letto e precipitarsi nel salotto per accerterarsene con i suoi stessi occhi. E, invece, Whitney si limita a rigirarsi nel letto sussurrando un "Non ci credo.", per poi continuare a dormire indisturbata.

"Non sto scherzando." Insisto, riuscendo ad attirare finalmente la sua attenzione.
Dopo essersi alzata a malavoglia ed essersi guardata intorno, appoggiando i gomiti sul materasso, con fare spaesato, inizia a comportarsi esattamente secondo le mie previsioni: dopo qualche secondo di interdizione, abbandona il letto e lotta contro la volontà di prendersi qualche minuto per prepararsi, per poi finire con l'abbandonare l'idea e precipitarsi a dare il benvenuto al suo amico pur non essendosi ancora scrollata di dosso la sua aria assonnata. Al che a me non resta che seguirla a ruota e assistere a come si fionda nelle braccia del ragazzo senza quella timidezza e riservatezza che solitamente ha nei miei confronti.

Non che io voglia rovinare la felicità che prova nel rivedere un caro amico dopo così tanto tempo...ma, diamine, il mio subconscio non può fare a meno di farmi notare che non c'è mai stata una singola volta in cui si sia fiondata nelle mie braccia senza pensarci due volte. Sarà che sto sbagliando da qualche parte?

"Seguimi." Mi sento dire, notando solo adesso il modo furtivo in cui Hana si è avvicinata a me. L'esaltazione che ha provato alla vista di Zachary sembra si sia improvvisamente dissolta nel nulla, lasciando il posto ad un'espressione solenne che non preannuncia niente di buono.

"Mi ha detto il motivo per cui è qui." Sussurra una volta che ci ritroviamo in cucina, evidentemente per niente desiderosa di essere sentita da loro.
"Cattive notizie?" Chiedo, per niente sorpreso.
"Non puoi nemmeno immaginare." Asserisce, ripassandosi la mano ripetutamente nei capelli. "Le condizioni di sua madre sono peggiorate velocemente. Ed è...cazzo, Justin, è morta. Mi si sta spezzando il cuore al pensiero di quanto questa notizia farà star male Whitney."
"Sua madre aveva dei problemi di salute?" Chiedo incredulo, poiché questa notizia mi giunge completamente nuova. "E perché io non ne ho mai saputo niente?"
"Perché, inizialmente, Whitney è stata rassicurata sul fatto che non fosse niente di serio." Mi spiega velocemente, appoggiando la schiena al bordo dell'isola in granito. "Poi successivamente, in una seconda lettera, le è stato detto che ormai non c'era niente per cui preoccuparsi. Povera Whitney, non voglio nemmeno pensarci."

Dopo aver sentito tutto ciò, tra di noi cala un silenzio carico di tensione, segno che i nostri pensieri si stanno indirizzando nella stessa direzione: come aiutare Whitney ad affrontare una tale perdita. È in questo silenzio tombale che regna in tutta la cucina, le voci di Whitney e Zachary arrivano abbastanza chiare da individuare il preciso istante in cui Whitney viene a conoscenza della morte di sua madre. Nel momento in cui scoppia a piangere, ancor prima di rendermi conto di quello che sto facendo, le mie gambe iniziano a camminare nella direzione del salotto col cuore letteralmente in gola e la mente vuota. Non ho la più pallida idea di cosa potrei dirle per alleviare il suo dolore, ma so che voglio abbracciarla e condividerlo con lei.

Eppure, per una ragione a me del tutto sconosciuta, Hana si affretta ad afferrarmi per il polso e fare del suo meglio per trascinarmi di nuovo in cucina. E l'unico motivo per cui non mi sottraggono alla sua stretta è il fatto che sia riuscita a cogliermi di sorpresa.

"Lasciali, questo è il loro momento." Mi sussurra, guardandomi intensamente. "So che sia difficile accettarlo, ma credo che in questo momento Whitney abbia più bisogno di lui che di noi. Noi le vogliamo bene ma non la conosciamo quanto..."
"Basta così." La interrompo, sedendomi sulla prima sedia che circonda l'isola. Improvvisamente mi sembra di essere a corto di forze, nonostante siano soltanto le otto del mattino e abbia ancora di fronte a me un'intera giornata da affrontare.

"Tu sai cosa succederà a questo punto, vero?" Prosegue Hana, sedendosi accanto a me con l'aria di chi è pronto a torturarmi ancora.
"Cosa mai potrebbe succedere ancora?" Ribatto in tono ironico, alzando gli occhi al cielo.
"Come sospettavo." Asserisce, passandosi una mano sulla fronte per l'ennesima volga nel giro di qualche minuto. "Non voglio feriti, ma..."
"Ma stai per dirmi qualcosa che mi farà arrabbiare." Finisco la frase, puntando lo sguardo sul soffitto.
"Inizialmente ti sentirai a pezzi." Prosegue, infilando il dito nella piaga. "Ma perlomeno avrai il tempo di prepararti finché sarà Whitney stessa a dirtelo."
"Okay, dimmelo e facciamola finita." Asserisco in tono sicuro, senza la più pallida idea di quale sia la direzione che sta per prendere questa terribile conversazione.

Ma se c'è una cosa che riesco a capire, nonostante il mio stato confusionario, è che non solo non sarò contento di quello che mi sentirò dire, ma ne sarò davvero distrutto. L'espressione mortificata di Hana vale più di mille parole.

"Conosco Whitney fin troppo bene. Forse meno di Zachary, ma abbastanza da sapere dove il suo cervello andrà a parare una volta che recupererà un minimo di lucidità." Inizia, incrociando le mani in grembo. "E la verità è che ci dobbiamo abituare al pensiero che la perderemo, Justin. Una volta che avrà finito la scorta di lacrime, penserà alla sua famiglia e si renderà conto che hanno bisogno che lei torni nella comunità, nonostante nessuno le abbia detto niente. Penserà alla sua sorellina che con la morte della madre dovrà prendersi carico di responsabilità fin troppo grandi per lei e, da brava sorella maggiore, sacrificherà la sua felicità per assicurasi che non sia costretta ad affrontare situazioni troppo complesse per lei. Whitney non è fatta per stare in quella comunità soffocante, ma non ci penserà due volte prima di ritornarci. E noi non possiamo che accettare questo pensiero, perché, fidati, succederà."

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoWhere stories live. Discover now