Capitolo 27

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Salgo i cinque piani di scale con una tale leggerezza che mi sembra di camminare a tre metri dagli scalini sporchi. Per la prima volta in un paio di mesi, non provo quella voglia di lamentarmi all'infinito per l'ascensore guasto che continua a restare impallato tra il terzo e il quarto piano, abbandonato ormai a se stesso.

E nello stato di euforia in cui mi ritrovo, l'idea che Hana mi abbia preceduta e sia già ritornata a casa non mi sfiora nemmeno l'anticamera del cervello. È esattamente per questo che quando vengo accolta con uno strillo isterico, mi sembra quasi di essere stata schiaffeggiata per quanto mi sento presa alla sprovvista.

"Ma perché diavolo arrivi soltanto adesso?" Mi interroga Hana, strofinandosi la faccia, un po' troppo energicamente, con una salvietta struccante. "Siete rimasti in macchina per circa 40 minuti."
"Quindi, sei qui già da 40 minuti?" Constato, togliendomi il cappotto lentamente, per poi attaccarlo all'appendiabiti. "Ho perso la condizione del tempo."
"Non è che..." Inizia, per poi puntare la salvietta sporca contro di me. "L'avete fatto in macchina?"
"No!" Mi affretto a smentire la sua supposizione, scansandomi con una velocità sorprendente. "Perché sei tornata così presto?"
"Perché ti ho vista sparire insieme a lui e ho pensato che saresti subito rientrata a casa. Perciò, ho preso un taxi e mi sono fiondata qui per tenerti compagnia, da brava amica." Mi spiega in un tono volutamente melodrammatico. "E non cercare di cambiare argomento."
"Non è quello che cercavo di fare, Hana." Mi difendo, concentrandomi sulla dolorosissima, per quanto semplice, azione di sbarazzarmi dei tacchi. Sono grata che Hana non possa vedermi in faccia, giacché sto iniziando ad avvampare per le sue insinuazioni a tal punto che ho paura di essere in procinto di assumere lo stesso identico colorito del sedere di un babbuino.

"Possiamo avere questa conversazione domani mattina?" La imploro con lo sguardo, avvicinandomi a lei velocemente, per poi schioccarle un bacio sulla guancia. "Ah, e sei stata meravigliosa!"
Hana resta un po' interdetta per la mia dimostrazione d'affetto, giacché raramente mi lascio andare in queste effusioni. E io, da piccola codarda quale sono, me ne approfitto per filarmela nella mia stanza e sfuggire ai suoi occhi inquisitori color giada, che sarebbero capaci di perforarmi ogni cellula pur di scoprire la verità.

Una volta da sola, l'unica cosa che faccio è sbarazzarmi dell'elegante tubino nero e sprofondare nel mio pigiama in pile, per poi lasciarmi cadere sul letto e aspettare pazientemente l'abbraccio di Morfeo. Inutile dire che, per quanto io mi senta stanca fisicamente, il mio cervello sia, invece, in vena di farsi mille viaggi mentali senza alcuna fine.
Tant'è che, mentre me ne sto immobile come un cucciolo di balena spiaggiato, ripasso mentalmente ogni bacio di Justin che ha fatto fare una capriola al mio stomaco. Cioè praticamente tutti.

Non ho un sacco di esperienze alle spalle che mi permettano di dire con certezza che quello che sento non sia soltanto una sensazione passeggera, ma, nonostante questo, stento a credere che un altro ragazzo potrebbe farmi sentire allo stesso, medesimo modo.
Anzi, rettifico, forse qualcuno ci riuscirà in futuro. Non sono così ingenua da convincermi che, quello che io e Justin stiamo cercando di costruire, durerà per sempre. Anzi, sono alquanto consapevole che sia altamente improbabile che ciò succeda. Siamo ancora troppo giovani e immaturi per riuscire a superare ogni ostacolo, riuscendo a sopprimere la naturale voglia di allontanarsi uno dall'altra.
Ma, se non altro, se c'è una cosa di cui sono sicura, è che ora come ora, non potrei volere nessun altro. Se per qualche ragione Justin dovesse improvvisamente uscire dalla mia vita, tornerei ad essere la solita Whitney che guarda da lontano le altre persone intente a vivere la propria vita.
Non mi ributterei nella mischia. O perlomeno, lascerei passare un sacco di tempo prima di ritrovare il coraggio di giocare le mie carte.

"Whitney, sei ancora sveglia?"
La porta viene aperta lentamente, producendo un cigolio fastidioso. La voce di Hana preannuncia il fatto che io sia ancora lontana dal vincere la nostra battaglia. Questa ragazza non sa cosa significa arrendersi.
"No." Ribatto, affondando il viso nel morbido cuscino.
"Si, altrimenti non mi avresti risposto." Mi smaschera, chiudendosi la porta alle spalle. Dopodiché, solo qualche secondo più pardi, striscia accanto a me sotto le coperte, pronta a continuare con il suo contrattacco.

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoWhere stories live. Discover now