Capitolo 18

1K 60 6
                                    

Immagino che la mia espressione la dica lunga su quanto appena successo, a giudicare dagli occhi spalancati di Hana. Ma non riesco letteralmente a mettere su un'espressione neutra, mi sembra un compito troppo arduo in questo momento. Perciò, pur rendendomi conto che non sia adatto andare in giro con l'aria di un cagnolino abbandonato, non posso fare a meno di riprendere il mio posto dietro al bancone con l'espressione di chi prega silenziosamente di essere lasciato in pace.
Inutile dire però che Hana è parecchio lontana dall'afferrare questo messaggio.

"Allora, gli hai chiesto di accompagnarti alla sfilata, così come ti avevo suggerito?" Indaga, inarcando un sopracciglio.
"No." Rispondo brevemente, lanciando uno sguardo nella direzione di Caleb, il quale sembra completamente assorto nella sua lettura.
"E perché no?" Prosegue imperterrita Hana.
"Perché non ci vedremo più. Mi sembrava un po' fuori luogo." Asserisco in tono stranamente ironico, abbassando notevolmente il tono della voce.
"Cosa?" Chiede incredula a voce un po' troppo alta. "È finita?"
"Non è mai iniziata." Constato in tono pacato. "E lui ha tirato fuori tutti quei discorsi su cui mi hai messo in guardia e, poof, la magia è sparita."
"Poof?" Mi imita Hana, ridacchiando piano. "Quei discorsi secondo i quali non è pronto ad avere una relazione seria?"
"Qualcosa del genere." Ribatto, guardandomi intorno in cerca di un panno pulito.
"Cazzo, è uno scherzo?"  Sbotta, sbattendo il palmo della mano contro il bancone in granito. Ma solo qualche secondo più tardi, quando si porta la mano alla bocca con fare addolorato, capisco che sia abbastanza pentita per il suo gesto affrettato. Però, se non altro, mi fa scoppiare a ridere, obbligandomi a lasciar andare, tutto d'un colpo, una buona dose di malumore.

"E io che pensavo fosse diverso." Asserisce, in fine, arricciando il naso. "Ma tu verrai comunque alla sfilata, vero?"
"Certo, Hana." Ribatto, alzando gli occhi al cielo. "Ti supporterò con o senza Justin."
" E non deciderai improvvisamente di tornare in comunità perché ti sei imbattuta in un coglione con il faccino da angioletto, giusto?" Prosegue, facendomi ridacchiare ancora una volta.
"Certo che no." Rispondo pazientemente senza aggiungere altro. Forse dovrei confessarle che ho già preparato la lettera per i miei genitori, in cui spiego loro perché non ho intenzione di tornare in comunità, cosa che comunque penso abbiano già constatato visto che è passato qualche giorno dalla data in cui avrei dovuto ritornare alle origini, semmai avessi capito che New York, così come altre tanti posti altrettanto movimentati, non faccia per me.
Ma in questo momento, qualunque sia  l'argomento, non mi va di parlarne.
È solo uno stato mentale temporaneo, perché lo so che fra un'ora mi sentirò di nuovo in vena di chiacchierare e godermi le cose per così come vengono. Ma almeno per il momento non voglio sforzarmi di ritornare in me.

"Sono troppo delusa." Prosegue Hana, dopo un paio di minuti di silenzio. "Odio ammetterlo, ma forse quella sua insopportabile amichetta ha realmente voluto avvertirti e farti capire quale sia la vera faccia di Justin. In fin dei conti, lo conosce meglio di quanto tu avresti mai potuto arrivare a conoscerlo e sa che razza di idiota si trova davanti. Santo cielo, sono tutti fottutamente uguali!"
"Hana, giuro di essere d'accordo con te ma, ti prego, abbassa la voce." La imploro, notando come un paio di teste si sono voltate nella nostra direzione, compresa quella di Caleb che, improvvisamente, ci trova più interessanti del libro di Freud.
"Non mi guardare come se fossi pazza, scommetto che anche tu sei un coglione come tutti gli altri." Si rivolge Hana a lui, puntandogli un dito contro. Ma Caleb, invece di offendersi per il modo poco carino in cui la mia amica l'ha appena apostrofato, si limita semplicemente a sorridere divertito mentre quest'ultima si rintana come una furia nello spogliatoio.

"Non pensa veramente ciò che ha appena detto." Mi rivolgo a Caleb in tono di scuse, cercando di mitigare leggermente il danno fatto dalla mia amica impulsiva. "In più, a volte tende ad essere proprio una regina del dramma."
"Mi sembra perfettamente normale. Justin Morrison fa sempre questo effetto sul genere femminile." Mi risponde in tono leggermente ironico, sorridendo in un modo quasi enigmatico. E io mi chiedo esattamente se la conclusione tratta immediatamente dopo aver sentito queste parole non sia troppo ingiusta o se ci sia qualche significato particolare dietro ad esse. Perché, istintivamente, non posso fare a meno di collegare questo breve discorso a Clarice e tutte le sue insinuazioni che mi hanno monopolizzato la mente in questi giorni.

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoWhere stories live. Discover now