Capitolo 34- Clarice

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Puntando lo sguardo davanti a me, mi appoggio pigramente al muro, contando i secondi nell'attesa che Jessica esca dall'auditorium. Odio starmene da sola nel corridoio mentre miriadi di studenti fanno avanti-indietro, lanciandomi qualche sguardo curioso con la convinzione che io non riesca a captare con la coda dell'occhio le loro brutte facce che mi analizzano dalla testa ai piedi. Provo un profondo odio per ognuno di loro.

Dopo la conversazione che ho sentito ieri nel bagno delle ragazze, sarei pronta a strozzare qualcuno pur di dimostrare che non mi sono affatto ammorbidita. Pare che sia proprio ciò che la gente pensa e pare anche che il motivo sia attribuito al fatto che Justin abbia ormai preso un'altra strada e la delusione amorosa mi stia mangiando viva. Poveri illusi e stupido Justin! Non prenderà mai una strada diversa finché non sarò io a deciderlo. Non lascerò che si sbarazzi di me con la facilità con cui si sbarazza di un calzino, dopo tutti gli anni in cui ho sopportato i suoi alti e bassi.

E mentre pianifico il mio rientro in scena (pur sapendo che farmi programmi a mente calda non ha mai portato a niente di buono), mi sento abbracciare da dietro in un modo che fino a qualche mese fa mi sembrava incredibilmente familiare ma che ora invece mi sembra talmente estraneo che, inizialmente, mi sembra addirittura si tratti soltanto del frutto della mia immaginazione. Poi però una scia di Dolce&Gabbana mischiata all'odore di tabacco si intrufola nelle mie narici, senza lasciare più spazio ai dubbi.

Quando finalmente decido di girarmi, il cuore inizia a battermi all'impazzata nel vedere il sorriso ampio di Justin. Mi dà incredibilmente fastidio che il suo evidente stato di felicità sia dovuto ad una persona che non sia io, ma, allo stesso tempo, non posso non adorare il calore che scorgo nei suoi occhi mentre mi guarda. Dio, sono cotta di lui.
È la mia droga preferita. Più gli anni passano e più mi sembra di esserne dipendente, di non poterne fare a meno.

"Guarda chi si rivede!" Esclamo in maniera sarcastica, cercando di restare composta. Siamo ancora nel corridoio pullulante di gente e non ho la benché minima intenzione di farmi vedere come una gallina innamorata. In più, non lascerò correre il fatto che mi abbia dato l'illusione di aver capito che esisto ancora anche io per poi sparire nuovamente, perché troppo impegnato a plagiare quella noiosetta di Whitney.
"Non dirmi che ti sono mancato." Mi prende in giro, inarcando un sopracciglio. Lo sa bene, il bastardo, di avermi sempre in pugno.
"No, effettivamente il fatto di non vederti sempre nei paraggi si sta rivelando uno spasso." Cerco di imitare il suo tono scherzoso, continuando a mantenere una certa compostezza.

"Che razza di bugiarda!" Mi smaschera, mettendomi un braccio intorno alle spalle. E ancor prima di rendermi conto di quello che ha intenzione di fare, siamo già nel cortile e mi sembra piuttosto chiaro che nessuno di noi due seguirà il prossimo corso mattutino.
Nella testa mi riaffiora l'idea di girare i tacchi e andarmene poiché inizialmente ho l'impressione che abbia intenzione di portarmi proprio nel Coffee Shop dove lavora Whitney , per poi trovarmi nell'orribile situazione di dovermela sorbire per tutta la mattinata. Ma poi mi rendo conto che, in realtà, ci stiamo avviando nella direzione di un altro localino situato sempre nei paraggi della NYU e mi rilasso all'istante. Perlomeno ha la decenza di non costringermi a fare finta di non voler strozzare la sua insignificante ragazza.

Per un po' rifletto anche se sia assolutamente necessario fingere che mi interessi come sia andata la sua vacanza, ma lascio perdere all'istante questa folle idea. D'altra parte, l'ultima cosa che voglio è sentirlo parlare di come se la sia spassata con Whitney, E, in più, la sua faccia dice più di mille parole buttate al vento. E' innamorato perso di lei, esattamente come io lo sono di lui.

La vita è davvero ingiusta.

"A proposito." Dice, circa un'oretta più tardi, alzandosi con un'eleganza felina dalla comoda poltroncina rossa. "E' già un po' che non facciamo una delle nostre serate Netflix e cibo spazzatura. Che ne dici se riprendiamo la tradizione questa sera?"
"E se fossi già impegnata?" Cerco di tenerlo sulle spine, anche se d'impulso vorrei accettare senza pensarci due volte.
"Beh, in quel caso ti perderesti una serata insieme a me, e non potresti nemmeno vedere ciò che ti ho portato da Orlando." Mi spiega in tono volutamente vago.
"Ci vediamo questa sera." Asserisco in fine, dandogliela vinta. E Justin coglie la palla al balzo, andandosi alla velocità della luce per non darmi il tempo di cambiare idea, dopo aver lasciato cadere una banconota da venti dollari sul tavolo.

Mentre fisso la sua tazza di caffè ancora mezza piena, mi affretto a chiamare Jessica per chiederle di raggiungermi immediatamente. L'improvviso cambiamento di rotta fatto da Justin, di certo non mi impedirà di dargli una bella lezione per il suo continuo dimenticare chi è che gli è sempre stato accanto.
Però non posso fare a meno di chiedermi cos'è che l'abbia portato a decidere che sia giunta l'ora di ritagliare un po' di tempo anche per me. Saranno stati i miei modi freddi? Justin è come tutti gli altri ragazzi, non appena ti mostri irraggiungibile sfodera tutte le sue armi migliori per farti ricadere nella sua trappola. E naturalmente a me non dispiace affatto godere delle sue attenzioni. Ma sarà ancora più bello quando finalmente Whitney si toglierà dai piedi. E avrò cura che ciò succeda molto presto.

"Finalmente mi hai chiamato!" Esclama Jessica non appena entra nel mio campo visivo. "Ti ho visto sparire con Justin. Allora, novità?"
"Siediti." La incito in tono calmo, indicandole con un gesto della mano di sedersi di fronte a me. "Ho bisogno del tuo aiuto.
"Uhm, le cose si stanno facendo interessanti." Ghigna soddisfatta e i suoi occhi prendono a luccicare in un modo malizioso. "Ti sto ascoltando."

"Ricordi la registrazione di Ariel che racconta la sua breve avventura con Justin? Credo sia arrivata l'ora di farla sentire alla sua ragazza." Inizio, per poi continuare con un po' più di sicurezza una volta visto il suo sorriso incoraggiante. "E ho bisogno che tu mi aiuti a creare qualcosa di credibile. Se glielo dicessi semplicemente senza tanti giri di parole, sarebbe poco credibile. E, anzi, apparirebbe chiaro che ho qualcosa in mente quando, invece, dovrei sembrare totalmente disinteressata."
"Vero." Concorda, assumendo un'espressione pensierosa.

Al che io capisco immediatamente che la sua mente, malvagia quasi quanto la mia, si stia mettendo in moto per trovare una soluzione al mio problema chiamato Whitney. Ed è esattamente questo il motivo per cui se c'è qualcosa che non riesco a risolvere con le mie stesse forze mi appellerò sempre a lei e non a Maddison che, a differenza sua, ha la capacità intuitiva di un criceto.

"Beh, credo che basti renderla curiosa a tal punto che sarà lei a chiederti spiegazioni." Asserisce, in fine, sorridendo trionfante. "Tu puoi giocare la parte di quella che non vuole creare dei problemi al suo migliore amico e io quella della pettegola. Se fossi io a tirare fuori l'argomento, forse potrebbe risultare più credibile, non credi?"
"Potrebbe funzionare." Concordo a mia volta, riuscendo quasi a vedere una luce in fondo al tunnel.
"Andiamo?" Mi propone, battendo le mani con fare entusiasta.
"Ora? Prima di tutto non ho la più pallida idea di quale sia il suo turno e, in più, Justin potrebbe essere andato dritto da lei." Cerco di placcare un po' la sua impazienza. "Non vorrei trovarmelo accanto mentre cerco di rovinargli la relazione."
"Ho intravisto la sua chioma color carota matura questa mattina, quindi sappiamo per certo che si stia trovando al Coffee Shop." Mi informa Jessica ormai pronta a godersi lo spettacolo, facendomi ridacchiare per il modo in cui ha apostrofato i capelli di Whitney. "E prima di arrivare qui ho visto la macchina di Justin sfrecciare nella direzione opposta."
"C'è mai stato qualcosa che ti è riuscito a sfuggire?" Chiedo in tono ironico, scattando in piedi prontamente.
"Non credo proprio." Si vanta, guardandosi le unghie dipinte di un vivido rosso. "E ora andiamo a dare una lezione a quella contadinella ingenua."

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoWhere stories live. Discover now