Capitolo 52-Justin

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Dopo aver girovagato per qualche ora, senza alcuna meta precisa, mi sento costretto a fare appello a tutto il mio coraggio per tornare a casa e fare i conti con i miei pensieri più distruttivi.

Il freddo ormai è riuscito a penetrare in ogni centimetro del mio corpo e mi pare di essermi improvvisamente trasformato in un blocco di ghiaccio.
Sono letteralmente intorpidito sia fisicamente che emotivamente.  Un corpo svuotato completamente da ogni energia e voglia di vivere.

Non sopravvivere, ma vivere.

Perché  sono bravissimo a sopravvivere, in 20 anni di vita non ho fatto altro che lasciarmi trasportare dagli eventi, tirandomi fuori, in qualche modo, soltanto quando il tutto iniziava a sembrarmi insopportabile. Non ho mai preso una posizione netta, non ho mai sputato sangue per riuscire nei miei intenti. Sono sempre stato il sopravissuto della situazione, quello che riesce a scamparsela senza neppure accorgersene.

E poi Whitney è entrata nella mia vita e mi ha fatto assaggiare il gusto del vivere ogni emozione a fondo, qualunque essa sia. Non mi sono saputo nascondere di fronte all'amore che tutto d'un colpo ho sviluppato nei suoi confronti, ma non mi sono saputo nascondere nemmeno dalla paura di deluderla per via dei miei difetti fin troppo evidenti.

Sono stato prigioniero delle mie emozioni e ho finalmente vissuto sulla mia pelle quello che forse avrei dovuto vivermi da qualche anno a questa parte, se solo non mi fossi chiuso in me stesso.
E ora dovrei essere in grado di ripartire da me e contare unicamente sulle mie forze?

E come posso anche pretendere di esserne in grado, quando basta un colpo per farmi sgretolare in mille pezzi?
Il guaio è che mi conosco fin troppp bene. Conosco ogni singola versione di me. Ho preferito di gran lunga  quella che Whitney è riuscita a tirar fuori in così poco tempo, ma so che quella versione è sparita nel preciso istante in cui ho capito che se ne sarebbe andata dalla mia vita con la stessa velocita con cui ci è entrata.

Nel giro di qualche giorno sono ritornato ad essere il vecchio e autodistruttivo Justin che si porta appresso i suoi vizi, senza essere capace di scrollarseli di dosso. Perché' non importa se mi sveglio tormentato dai sensi di colpa e prometto a me stesso che non rifarò nuovamente la stessa cazzata. Io so che non passerà molto tempo prima che succeda ancora, la sento già la vocina che mi spinge a lasciar da parte i miei finti scrupoli e agire d'istinto.

E l'istinto mi dice che sono fin troppo debole per poter pretendere di sopportare la mia improvvisa solitudine senza fare alcun passo falso. Eppure, pur non facendo fatica a decifrare i messaggi che il mio subconscio mi sta facendo arrivare con successo, mi ostino comunque a cercare di salvare me stesso dalla prossima ricaduta.

E per un paio d'ore funziona davvero. Mi sembra che casa mia non sia poi così fredda e impersonale e che l'eco provocato dal suono dei miei passi sulle piastrelle non sia poi così fastidioso. La solitudine in sé non mi appare così terribile.
Ma questo solo finché qualcosa nella mia testa scatta e, nel giro di qualche secondo, ogni fibra del mio essere viene scombussolata. Ogni volta, poco prima che io cerchi di rovinarmi la vita con le mie stesse mani, è questa la storia: tutto sembra resonabilmente sopportabile finché nella mia testa non si sente un inconfondibile click che dà inizio all'autodistuzione.

Improvvismente mi sento disposto a riempire il vuoto che ho nel petto in qualunque modo... e con qualsiasi persona. Beh, quasi qualsiasi persona. Pur ormai entrato in quello stato di agitazione perenne che non si calmerà finché non sarò letteralmente a terra, scarto a prescindere la possibilità di chiedere aiuto a Dean e Mason.
Sono fun troppo sicuro che a nessuno dei due sia mai importato niente di me. Che io sia impazzito del tutto o che io sia ancora parzialmente lucido, non riesco a dimenticare quanto siano stati nocivi per me.

Ma Clarice? Anche lei è stata un gran ostacolo, forse il più grande di tutti, considerando la fiducia cieca che per anni e anni ho nutrito nei suoi conforonti. Eppure oggi l'ho vista pentita... mi è sembrato stesse cercando di chiedermi scusa con lo sguardo, anche se io ho evitato di incrociarlo a tutti i modi.

E poi ciò che ha fatto prendere il sopravvento alla sua sua pazzia, è stata la presenza di Whitney e la gelosia nei suoi confronti. Ora che Whitney è improvvisamente sparita dall'orizzonte... forse Clarice smetterà di essere pronta a rovinare tutto con i suoi piani insensati?

Non posso credere nemmeno io di essere arrivato a fare affidamento sulla capacità di Clarice di comportarsi come una persona ragionevole. Da qualche parte dentro di me sento persino di star facendo un torto nei confronti di Whitney. Eppure questa sensazione non mi impedisce di prendere il telefono e digitare alla rinfusa una richiesta confusa di essere raggiunto al più presto possibile, come se fosse questione di vita o di morte.

Negli attimi successivi controllo il telefono almeno un centinaio di volte finché non arrivò a convincermi del fatto che ci sia una grande possibilità che la mia richiesta venga semplicemente ignorata, non che questo mi impedisca di commettere un'altra delle mie cazzate. Al contrario, sono incredibilmente bravo a commetterle da solo, senza l'aiuto di nessuno.

Ma la fortuna (o sfortuna, dipende dal punto di vista da cui la si guarda) vuole che il suono del campanello preda a diffondersi in tutta la casa solo un quarto d'ora più tardi, quando ormai ho esposto sul tavolino di vetro collocato nel bel mezzo del soggiorno tutte le bottiglie di whiskey che ho nascosto in casa in questi giorni.

"Dio, hai un aspetto terribile." Esordisce Clarice, non appena apro la porta.
"Credi che non lo sappia?" Ribatto, per poi lasciarmi scappare una risatina amara.
"Fammi indovinare, tu e Whitney vi siete lasciati." Ipotizza, passandomi di fianco alla velocità della luce, come se avesse paura che potrei cambiare idea e sbatterle la porta in faccia. "Svegliati, Justin! Vi rimetterete insieme sicuramente!"

La sua affermazione arriva alle mie orecchie come un misto di disapprovazione e certezza, cosa che fa scaturire in me la voglia di chiuderle la bocca con un paio di risposte secche. Però poi, dopo averci riflettuto un paio di secondi, mi ricordo l'unico motivo per cui io le abbia chiesto di seppellire l'ascia di guerra: la mia incapacità di affrontare la solitudine. Perciò non c'è alcuna ragione valida per cui io ribatta alle sue parole spiegandole la situazione attuale.

"Se vuoi andare d'accordo con me almeno per oggi, smettila di parlare di Whitney." Asserisco in tono secco. "Odio sentirti pronunciare il suo nome."
"Cazzo, sei messo peggio di quanto pensassi!" Ribatte per poi alzare le mani in segno di resa e cambiare argomento velocemente. "Ho qualcosa che potrebbe aiutarti."
"Non credo davvero tu possa aiutarmi in qualche modo." Replico in maniera sincera, senza alcuna traccia di malizia (anche se potrebbe sembrare tutto il contrario).
"Aspetta..." Borbotta, sedendosi sul divano e iniziando a rovistare nella sua borsa. "Ecco a te!"
"Come ai vecchi tempi?" Chiedo, scoppiando in una risata fragorosa alla vista delle bustine di marijuana che tira fuori con disinvoltura.
"Come ai vecchi tempi ." Concorda, disponendo anche le cartine e i filtri sul tavolo.

Guardandola con la coda dell'occhio come inizia a preparasi lentamente una canna, mi siedo per terra e seguo il suo esempio, fermandomi solo il tempo di aprire una bottiglia di Jamson e versare un po' di quel veleno ambrato nel bicchiere già posizionato e lasciato in attesa da prima che arrivasse Clarice.
"E così hai iniziato a bere nuovamente?" Mi chiede in tono curioso. "L'avevo sentito dire in giro, ma non ci avevo creduto."
"E' l'ultima volta, lo giuro." Asserisco in tono divertito, sapendo che lei sia in grado di cogliere perfettamente l'ironia che c'è dietro alle mie parole. Chissà quante volte mi ha sentito dire la stessa medesima frase un anno fa.
"Tu hai bisogno di aiuto." Asserisce in tutta risposta, scuotendo la testa animatamente. "Ma questo già lo sai e suppongo che semplicemente non ti va più di vivere, non è così?"

N.a- Comunicazione IMPORTANTE (più o meno)
Ci ho riflettuto bene e ho deciso che sarebbe il caso di cercare di indirizzare la storia, piano piano, verso un finale, spero vivamente, dignitoso. Per fare ciò dovrò scrivere almeno altri 10 capitoli, dunque d'ora in poi cercherò di pubblicare almeno un capitolo o due alla settimana . Qualora capissi che le cose siano troppo avventate e che rischio di cadere nel ridicolo, farò un passo indietro e aggiungerò qualche altro capitolo, in modo che venga fuori un risultato quantomeno decente e che non sembri tutto troppo affrettato. Ma per ora vi dico... godetevi gli ultimi capitoli! 😘

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoWhere stories live. Discover now