Capitolo 12- Justin

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Restiamo seduti su quei gradini freddi per un tempo che sembra relativamente poco per quanto voli velocemente, ma che di fatto si tratta di un paio d'ore.
Whitney non sta digrignando i denti per il freddo e, anzi, sembra totalmente nella sua zona comfort mentre guarda la luna alta nel cielo e sorride ai miei tentativi di nascondere il fatto che io mi stia trasformando in un ghiacciolo vivente. La parte buona però (ed è davvero strano che io riesca a vedere il bicchiere mezzo pieno) è che ho una scusa per continuare a tenerla stretta a me e inspirare avidamente quel profumo alla fragola che sembra sia impresso in ogni centimetro della sua pelle d'alabastro.

E se restassimo in questa posizione per tutta la vita? Fisicamente potrebbe essere un po' scomodo, ma ne varrebbe la pena. Ne varrebbe la pena per la sensazione di tranquillità che sento fino a dentro le ossa, come se, momentaneamente, ogni dubbio si fosse dissolto nel nulla. Se dovessi fare un'ipotesi, direi che la ragione sia il fatto che, inconsapevolmente, ora che è davanti a me e non c'è alcun ostacolo a dividerci, io mi stia concentrando soltanto su di lei, e non c'è più spazio per nessun altro pensiero.

Ma forse non è poi una teoria così valida, considerando che continuo ad avere la testa tra le nuvole anche dopo averla riportata a casa.
Continuo a pensare a lei e al fatto che, contrariamente ai miei pensieri iniziali, quella di lasciare da parte il timore di non essere più abituato a lottare per un qualcosa e non aspettare che il destino lo faccia al posto mio, è stata la scelta migliore che potessi fare.
Inizialmente ero un po' perplesso e per niente sicuro questo potesse essere veramente ciò che volevo e che ora voglio ancora di più. Ma ora non c'è più alcuna vocina che stia cercando di farmi credere che io abbia appena commesso una di quelle cazzate per cui, forse tra qualche giorno o qualche mese, me ne pentirò amaramente.

In realtà, una vocina che continua a parlare c'è, però non ha niente a che fare con i miei rimpianti. Essa mi sta semplicemente dicendo che forse baciarla fino a restare senza fiato non fa esattamente parte del piano intitolato "non mettere fretta a Whitney". In mia difesa però, devo precisare che l'intenzione con cui mi avvicino a lei, prima di vederla addentrarsi nell'edificio, è una delle migliori. Voglio soltanto schioccarle un innocentissimo bacio sulla fronte, però giuro che qualcosa nella mia testa, ancora una volta, va storto. Il mio cervello ha una sorta di blackout e, per l'ennesima volta, l'istinto prende il sopravvento sulla ragione e finisco col baciarla nuovamente.

La cosa più strana è che mi sembra che questo secondo bacio sia ancora più inebriante del primo, perché, in qualche modo, so già che il mio stomaco dovrà subirsi qualche capriola, per poi farmi sentire una sensazione che, giuro, non ho mai sentito per un semplice bacio.

Non saprei neanche se sia possibile descriverla a parole. Direi soltanto che in quel preciso istante in cui poso nuovamente le mie labbra sulle sue, avverto una morsa allo stomaco, piacevole e delirante allo stesso tempo. Però una cosa è certa, è cioè che c'è qualcosa di elettrico tra di noi, che ci impedisce di allontanarci nonostante l'imbarazzo. Perché Whiteny è imbarazzata eccome! Ma la sua risatina finale, dopo quel bacio che ci lascia entrambi un po' spiazzati- quasi fossimo sorpresi di quanto sia stato intenso, è la ciliegina sulla torta, giacché è un po' come se volesse farmi presente di essersi spinta oltre i suoi limiti, senza essere comunque minimamente dispiaciuta.

E allora io me ne vado con l'anima in pace, senza biasimarmi troppo per aver bruciato le tappe. Forse non ho rispettato il mio piano iniziale, ma questo non vuol dire necessariamente che io non le abbia dato il tempo di realizzare se ci sia qualcosa in me che possa mandarle in cervello in tilt quasi quanto lei riesce a fare col mio? O sono solo io ad avere qualche rotella fuori posto?

Per qualche minuto, me lo chiedo con una certa solennità. Però, una volta arrivato a casa, avvolto nel silenzio dell'appartamento e con la circolazione del sangue che prende a funzionare nuovamente regolarmente, mi rendo conto di non voler mettere niente in dubbio. È stata una di quelle serate che il cui ricordo va conservato e accantonato in un angolino remoto del cervello, senza cercare di analizzarle troppo, per non rischiare di perdere proprio i dettagli che le hanno rese belle.

Il cielo nei tuoi occhi d'ebanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora