Solo chi perde qualcuno sa quanto fa male - Epilogo

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Leggete l'angolo autrice che c'è una piccola sorpresa.


"Nothing wakes you up
like wakin' up alone"

Walls - Louis Tomlinson


La sala è immersa nel silenzio, rotto sotto da alcuni singhiozzi che rovinano quell'atmosfera perfetta nella quale, se si presta attenzione, si possono udire i respiri e i cuori battere, alcuni anche insieme, alcuni più forti, alcuni più deboli.

È il momento perfetto nel quale ognuno potrebbe ascoltare se stesso, il momento nel quale chiunque si rende conto di essere solo una persona qualunque in mezzo a mille altre, chi riconosce i propri simili e chi si sente completamente estraneo a persone che pensava fossero sue fotocopie.

Quell'equilibrio, di per sé già precario, viene definitivamente spezzato dal rumore di passi che infrangono quel silenzio e quell'apparente pace, che nessuno ha realmente addosso e dentro, ma solo e unicamente attorno, come contorno di una vita distrutta.

Il ragazzo afferra il microfono, alzandolo leggermente, essendo più alto del lettore precedente e sistema un piccolo foglietto su cui sono scarabocchiate varie parole, alcune persino illeggibili o comprensibili unicamente a lui, vista la sua mano costantemente non stabile specialmente durante la stesura di quelle righe.

Fa un lungo respiro, interrompendo quel silenzio, alzando poi lo sguardo verso la platea che lo guarda.

È inverosimile ai suoi occhi il numero di persone che si trova di fronte a lui, è poca rispetto ai suoi concerti, ma si trova nudo davanti ai loro occhi che non lo guardano emozionati e pronti a saltare con ogni sua canzone; è in imbarazzo.
Teme di non riuscire a parlare, ma anche prima aveva la medesima idea e non a causa delle persone.
Non vuole scoppiare a piangere davanti a tutti, non sarebbe da lui, ma in fondo tutte le lacrime le ha già fatte uscire dagli occhi, non ha più nulla dentro.

Prima non aveva un cuore. Costretto a tenersi lontani tutti per non subire delusioni, un'arcata di mattoni per evitare che qualcuno riuscisse a penetrare nella sua anima e a spogliarlo, dai suoi finti vestiti di freddezza, dalle barriere dei suoi occhi, a guardarlo dentro per la prima vera volta.

E nemmeno ora lo ha. Non più. Dopo averlo aperto una volta e esserselo visto strappare, se lo è ripreso, chiudendolo ancora più a fondo, dove nessuno potrà mai sfiorarlo nuovamente, nemmeno avvicinarsi, neanche scrutarlo da lontano, per sbaglio. Lui non cuore non lo vuole più avere, né cederlo a nessuno.
Nessuno deve averne più l'opportunità.

Guarda un attimo le sue parole, il suo foglio, attorno al quale si stringono le sue dita magre e tremanti, che stanno sgualcendo i bordi, spezzandoli e tagliuzzandoli con le unghie che non si taglia da qualche settimana.

Butta un ultimo sguardo ad Edoardo che gli fa un leggero cenno con il viso, invitandolo, quando è pronto, a parlare:

"Dobbiamo stringerci insieme e sentirci meno soli, davanti alla perdita di un angelo tale..." Fa fatica a parlare, le parole gli muoiono in gola, gli occhi sono lucidi e gli rendono difficile la comprensione del testo e la sua lettura, ringrazia di essere lontano anche dalla prima fila e di avere un paio di occhiali così che nessuno possa vedere.

Si ferma.

Tenta nuovamente di ricominciare.

Ancora si blocca.

Si morde le labbra, sentendo il sapore fastidioso e ferroso del sangue, mischiarsi alla saliva che ha in bocca e passare poi per la gola quando deglutisce, cercando di affondare i singhiozzi che non vuole rendere pubblici davanti a quella gente.

Di Nuovo Maggio | Achille LauroWhere stories live. Discover now