Capitolo 4

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DIMENTICA IL CERVELLO
E ASCOLTA IL CUORE


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POV SARAH

 Corro per i gate sapendo di essere in ritardo mortale, l'unica cosa che mi spinge ad aumentare il passo è il pensiero che appena toccherò la mia poltroncina, mi obbligherò a sprofondare nel sonno più profondo di cui sia capace.

Voglio dimenticare ogni singola cosa accaduta questa settimana, dalla prima all'ultima. Spengo il telefono e scorgo l'hostess di volo agitare la mano per indicarmi la strada.

- Appena in tempo signorina Layne. Prego da questa parte – controlla i miei documenti e la carta d'imbarco precedendomi all'interno del veivolo.

- Prego si accomodi, questo è il suo posto – la ringrazio con un mezzo sorriso e posiziono il mio bagaglio a mano nell'apposito scomparto. Tutti i tre posti della mia fila sono liberi, con gioia constato di avere il posto accanto al finestrino e mi sistemo, prendo l'Ipod dalla tasca, metto le cuffie e addio mondo. Si torna a casa Sarah!

Giro la testa verso il paesaggio e mi nascondo dentro al mio cappuccio, non ascolto la voce registrata e quelle noiose istruzioni per la sicurezza, nessuno prende i posti accanto a me quasi fino al momento del decollo e quando sento la poltrona vicina abbassarsi un po' sotto il peso di qualcuno probabilmente sono già ad un passo dal mondo dei sogni.

Non so per quanto rimango addormentata, sento invece il collo dolorante per la posizioni scomoda, me lo massaggio muovendolo a destra e sinistra, mentre la voce del pilota avvisa che siamo in prossimità dello scalo.

Come sperato ho dormito senza pensieri, sono più vicina a casa e mi sento già molto meglio, forse è stupido ma sapere di essere in Europa mi distende i nervi. Sapere Donny a ore e ore di distanza da me, è magnifico e liberatorio.

Il posto accanto al mio è ancora vuoto, evidentemente stavo devo essermi immaginata tutto. L'interruttore delle cinture di sicurezza si accende, mi ricompongo, spengo l'Ipod, preparandomi all'atterraggio.

Fisso il gancio della cintura chiudersi sotto la pressione delle mie mani, quando un tonfo sordo mi annuncia la presenza di qualcuno al mio fianco.

Alzo gli occhi e quasi salto sul posto – Liam? – farfuglio.

- Sarah? – fa lo stesso lui.

Le nostre guance avvampano nel medesimo istante.

Sobria e a mente fredda mi sento completamente deficiente, ho fatto sesso con questo ragazzo sapendo che non lo avrei mai più incontrato e ora eccolo qua.

Indossa la camicia a scacchi rossa e nera, la berretta grigia e dei jeans strappati. Non mi ero sbagliata, era lui questa mattina sul portone dell'hotel.

Restiamo in silenzio increduli, non so cosa dire o fare ma poi lui mi sorride.

Vergogna o no, ubriaca o meno, sotto la luce della luna, del sole o di quelle artificiali dell'aereo, convengo per l'ennesima volta che Liam Payne è dannatamente bello. Esattamente come ricordavo!

- Pensavo fossi Americano! – esclamo.

- Col mio accento? – ride di me.

- Ero ubriaca, ricordi? – sbotto, eppure qualcosa in me tenta di sorridere.

- Ero ubriaco anche io, ero certo fossi inglese – continua a ridere sotto i baffi, cercando di camuffare il tutto con qualche colpo di tosse.

- Londra? – chiedo curiosa.

Tutta Colpa Di Liam [in Revisione]Where stories live. Discover now