Capitolo 17

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GLI OCCHI LUCIDI DI CHI NON SA

SE COMBATTERE O MOLLARE


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POV LIAM

- Devo andare - dice svogliata accarezzandomi con la punta delle dita il petto.

-Di già? – non voglio vada via, non voglio vada in quel posto, al solo pensiero che lui possa essere di nuovo lì ad aspettarla e infastidirla mi fa perdere le staffe.

- Mi accompagni tu? La scenata al telefono di Deb e il biglietto di Niall, faceva tutto parte del tuo piano diabolico per avermi? – ride lusingata.

In realtà per una volta, il piano diabolico è stato di Harry, ha ordinato a Niall di venire a buttarmi dentro la doccia questa mattina presto; ma per questa volta fingerò sia merito mio, solitamente lo è. Sono io a badare ai ragazzi il novanta per cento delle volte, quindi credi meritarmelo.

- Preferivi Niall? – la stuzzico, sperando non sia la risposta giusta.

- Forse... – mi guarda con un'espressione furba, mentre io in risposta spingo il mio labbro inferiore in fuori e faccio gli occhi dolci.

- O forse no! – mi tira per il collo della maglietta appena infilata e appoggia le labbra dischiuse sulle mie.

- Ora andiamo, quando verrai a prendermi però, ci prenderemo il nostro tempo per parlare - peccato lo dica troppo vicino alle mie labbra per lasciarmi intendere di voler veramente farlo.

- È strettamente necessario parlare stasera? – lo dico alitandole in faccia, la sento irrigidirsi fra le mie braccia.

- Liam... – so benissimo qual è la sua risposta, ma è necessario parlare, e poi...

- Ogni suo desiderio è un ordine signorina – ci alziamo senza nemmeno scomodarci ad accendere la luce, spengo la torcia che lei ha acceso e usciamo dalla sala prove al buio, la sua mano nella mia, calda e salda.

Sembra stupido ma tutto il tormento provato in questi giorni è sparito nel nulla, mi sento il petto di nuovo leggero, il cuore ovattato e caldo, mi sento bene, bene come solo quando riottieni una cosa che credevi persa, puoi stare.

Quando usciamo nella luce grigia di Londra, è ormai tardo pomeriggio, camminiamo verso la mia auto e quando mi giro verso di lei per sorriderle, mi trovo a fare i conti con il suo viso deturpato da piccole macchie violacee contornate da aloni gialli e verdi, nei punti un cui le dita di quell'animale l'hanno stretta con forza.

Il mio cuore sussulta, se fossi rimasto quella sera avrei potuto evitarlo, e anche se non avessi potuto, l'altra mattina a casa mia mi sarei dovuto almeno interessare a quei segni, ero così accecato dalla rabbia da non interessarmi minimamente a come lei si fosse potuta sentire, maltrattata da lui e poi anche da me.

- Mi dispiace Sarah, mi dispiace così tanto – lei si passa la mano fra i capelli e mi sorrise di nuovo tenendo gli occhi bassi, sa di cosa sto parlando, ma credo non voglia più toccare l'argomento – Sei bellissima, sempre, non vedo l'ora sia stasera per vederti – sussurro.

- Sono ancora qui – emette un risolino compiaciuto.

- Lo so, sono patetico – devo separarmi da lei per salire al posto di guida, ma finché il mio braccio lo permette lo tendo il più possibile per non lasciare le sue dita, poi il suo tocco scivola sulle mie punte, fino ad interrompersi ed entrambi entriamo in macchina.

Tutta Colpa Di Liam [in Revisione]Where stories live. Discover now