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Jimin's pov

Quando arrivai a casa di Yoongi, quest'ultimo mi accolse con una faccia decisamente troppo stanca. Mi invitò ad entrare nuovamente nel suo studio, trascinando i piedi per terra. Rispose al mio saluto con un semplice mugolio. Si era appena svegliato?
«Siamo silenziosi oggi...» feci accennando una risatina, posando poi il mio borsone nero sul divanetto grigio del suo studio.
«Non ho dormito molto, tutto qua.» rispose il ragazzo dai capelli quasi bianchi ormai, la tinta era completamente sparita perché a quanto pare aveva continuato a lavarsi con uno shampoo non adatto ai capelli colorati.
«Ore piccole con la fidanzata, eh?» mi faceva male dire quelle parole, ma le sputai lo stesso, fingendo un risolino.
«Se per fidanzata intendi la mia musica, allora si - fece una pausa per poi continuare - Sai, sto lavorando ad un mixtape tutto mio: testi, basi musicali e grafica...» disse guardandomi poi.
Ah, quello sguardo: era una delle prime cose che mi aveva fatto innamorare perdutamente di lui; a primo impatto poteva apparire freddo e distaccato, ma più andavi a fondo, più cose nuove avevi modo di scoprire. Yoongi celava dentro di sé un abisso ancora a me sconosciuto, tuttavia.
«Woah! Fantastico! Quando potrò avere l'onore di sentire qualcosa?» esclamai tirando fuori le bustine per la tinta e il colore. Spremetti il contenuto del tubicino nel piccolo contenitore dove solitamente mescolavo le tinte.
«Quando i pezzi mi convinceranno del tutto. Ho già qualcosa di terminato, ma sento che manchi qualcosa. È una sensazione che mi tormenta da giorni.» Yoongi si passò una mano tra i capelli portandoseli all'indietro, sospirando.
Chissà cosa gli passava per la mente.
Sarei stato molto curioso di scoprirlo.

«Non hai una musa ispiratrice? Che so, tua madre, la tua ragazza, un'amica... Di solito ogni artista ne ha una e scrive per lei, no? » chiesi continuando a mescolare con una spatola la tinta nel contenitore.
«Jimin... Aish, lascia perdere. È complicato da spiegare. » scosse la testa e si sedette sulla sedia giusto davanti a me.
«Come vuoi... » sospirai cominciando a massaggiargli il miscuglio sui capelli, stando attento a non sporcargli la nuca o il collo. I miei polpastrelli facevano movimenti circolari molto piccoli sul suo cuoio capelluto. Lo sentii sospirare ancora, stavolta più lentamente. Dopo circa dieci minuti, accarezzai i suoi capelli per togliere via i residui più grossolani di colore e continuai così per altri cinque circa: la tinta doveva penetrare nel capello per un risultato ottimale, era sempre quello che mi diceva monsieur Laroche durante il mio periodo di stage a Parigi.
Quei tempi sembravano così lontani, eppure non era passato nemmeno un anno da quando mi ero ritrasferito a Seoul.

«Yoongi, adesso puoi andare a sciacquarli, mi raccomando con acqua cal-» girai attorno alla sedia per guardarlo in viso e notai che aveva gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta.
Si era... Addormentato?
Scossi la testa e mi tolsi i guanti sporchi di tinta, gettandoli nel cestino.
Mi avvicinai di più al ragazzo per scostargli una ciocca di capelli che gli ricadeva sul viso e accarezzargli dolcemente la guancia.
Quanto ti amo.
Ma non posso averti.
Furono i primi pensieri che attraversarono la mia mente: anche se il ragazzo era fisicamente davanti a me, sapevo benissimo che il suo cuore apparteneva a qualcun altro. E io potevo farci molto poco a riguardo. Spesso scherzavo sul fatto di volerlo costringere a lasciare la sua fidanzata, ma sapevo meglio di chiunque altro che "al cuor non si comanda". Continuai a guardarlo per minuti interminabili, assaporando appieno tutte le sue particolarità sul viso di cui non mi ero mai accorto: dei piccoli nei sparsi qui e lì, le labbra piccole sopra e più piene sotto, le ciglia lunghe e soffici... Era davvero meraviglioso.

Gli sfiorai un labbro con un polpastrello, tuttavia lui non accennava a svegliarsi. I suoi respiri erano diventati più profondi e regolari, segno che si trovava probabilmente in una fase di sonno profondo. Così mi feci coraggio e mi sporsi in avanti, quanto bastava per far combaciare le sue labbra con le mie in un casto bacio a stampo.
Presi il fatto che Yoongi si fosse addormentato come un segno del destino: del tipo "questa è la tua unica chance, usala bene". Le sue labbra erano così morbide e sapevano di vaniglia. Inaspettato. Il mio cuore batteva all'impazzata, potevo sentirlo battere persino nelle orecchie. Non mi ero mai sentito così per un semplice bacio, per di più nemmeno ricambiato e cosciente.
Cercai di imprimere a fuoco quella sensazione nella mia mente e a malincuore mi staccai.

Lo guardai ancora per un po' e poi ricordai che aveva ancora la tinta in testa: con una mano lo scossi, chiamandolo per nome, nella speranza si svegliasse. Ci vollero più tentativi prima che aprisse gli occhi e mi guardasse truce;
Oh se solo sapessi cosa ti ho fatto mentre dormivi, caro Yoongi.

«Ben svegliato principessa! Se non vuoi che i tuoi capelli si polverizzino devi andare subito a sciacquarli con acqua calda! » dissi dandogli una pacca sulla spalla, vedendolo poi alzarsi di mala voglia, sbuffando contrariato.
Sparì per dieci minuti circa nel bagno, il che mi diede il tempo per calmarmi e rimettere nel mio borsone tutto il materiale che avevo usato. Quando Yoongi uscì, con un asciugamano ad eliminare l'acqua in eccesso nei suoi capelli, sorrisi alla vista dei suoi capelli di nuovo color menta.

«Questo colore ti sta davvero bene, Yoongi. » dissi sincero, mentre terminavo di pulire la spatola con un tovagliolo.
«Solo perché me lo fai tu, Jiminie. » sorrise e mi fece una piccola linguaccia, gettando l'asciugamano per terra. «Comunque il mio invito per un caffè è sempre valido. Per un periodo ho pensato tu mi stessi evitando per ripicca alla mia buca alla festa. » replicò ridendo appena alla sua ultima affermazione.
Oh beh, colpito e affondato.
Aveva decisamente ragione.
«Pffft, tranquillo, nemmeno me lo ricordavo! Comunque adesso proprio non posso, devo fare una cosa con Jungkook... » mentii mordendomi appena il labbro inferiore
«Mh, già. Jungkook. Quando vuoi comunque... Sono quasi sempre libero questa settimana.» rispose secco l'altro, distogliendo lo sguardo.

"Park Jimin, sei proprio stronzo" pensai, maledicendomi per averlo fatto ingelosire di proposito.
«Adesso vado, ma tu ricorda di lavarli sempre e dico SEMPRE con quello shampoo altrimenti la prossima volta non te la rifaccio! » dissi indicando il flacone di shampoo per capelli colorati che avevo posto sul tavolo.
«Va bene, mammina. » scherzò, accompagnandomi all'uscita.

Angolo autrice!
Questo doveva essere un capitolo corto eppure mi è uscito un robo lungo 1100 parole quasi ahahah scusatemi!! Il prossimo capitolo sarà BOOM, tenetevi forteeeee 😉😉😉

Also ci tenevo a postare questa cosa qui perche mi fa troppo ridere addio-

Also ci tenevo a postare questa cosa qui perche mi fa troppo ridere addio-

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