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Taehyung's pov

I palmi delle mie mani erano talmente sudati che se avessi preso qualcosa di fragile in mano, di sicuro sarebbe scivolata via in meno di un secondo, rompendosi un istante dopo. Facevo persino fatica ad allacciare i bottoni del mio smoking nero, tirato fuori forzatamente da mio padre per quella occasione.
Nel tragitto che mi separava da casa mia dall'ospedale avevo pensato a duemila modi diversi di affrontare mio padre, una volta tornato, ma ogni tanto anche io ero abbastanza fortunato: non lo trovai ad aspettarmi, come mi ero prefigurato, bensí aveva lasciato il completo nero con inserti dorati steso sul letto, assieme ad un bigliettino con su scritto "Alle 19 precise ti aspetto davanti al cancello principale".
Inutile negare il fatto che fossi terribilmente in ansia: certo, c'era da aspettarselo che prima o poi mio padre mi avrebbe costretto a fare qualcosa contro la mia volontà, ma mai avrei pensato di incorrere in questa possibilità così presto. Sospirai, abbottonando a fatica l'ultimo bottone dello smoking, facendolo passare nell'asola con non poche difficoltà.
Mi guardai infine allo specchio, diedi una velocissima sistemata ai miei capelli e lanciai un'occhiata all'orologio che segnava le 18.53.
Ancora 7 minuti.

Deglutii tentato dal mandare un messaggio a Jungkook: feci per prendere il telefono, ma mi fermai, pensando che forse lo avrei disturbato o lo avrei fatto preoccupare inutilmente

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Deglutii tentato dal mandare un messaggio a Jungkook: feci per prendere il telefono, ma mi fermai, pensando che forse lo avrei disturbato o lo avrei fatto preoccupare inutilmente. Scossi la testa e infilati il cellulare nella tasca della giacca, scendendo velocemente le scale per recarmi al piano di sotto; con non poca sorpresa, la macchina nera e lussuosa di mio padre era già fuori, ad aspettarmi. Entrai e mi sedetti nei sedili di dietro, accanto al mio vecchio, non pronunciando neanche una parola.

Il silenzio che si era creato mi stava bene, odiavo parlare con mio padre perché il più delle volte si rivelava lo stronzo che effettivamente era: ai media mostrava la sua faccia buona e caritatevole, da perfetto primo ministro, alle persone più vicine a lui invece faceva patire l'inferno.
Bastardo.
«Quindi cosa ci facevi oggi in ospedale? Hai di nuovo picchiato qualcuno?» la voce roca dell'uomo mi distolse dai miei pensieri.
«Ho accompagnato un amico, aveva bisogno di vedere una persona.» mi tenni quanto più vago possibile, già mi dava fastidio il fatto che sapesse ovunque le mie scarpe toccavano terra; volevo tenerlo di proposito quanto più lontano possibile dalla mia vita.
«Mh. Capisco.» affermò con un tono all'apparenza piatto, ma che così subito essere più enigmatico di quello che voleva far sembrare.

Che mio padre sapesse?...
Che qualcuno mi avesse visto baciare Jungkook?...

Nah, impossibile.

«Siamo arrivati. Mi raccomando, saluta prima il signor e la signora Song, poi Min-soo.»
Annuii silenziosamente, scendendo dall'auto in meno di un secondo, non sopportando più la ramanzina di mio padre. Proprio non ce la faceva a stare zitto.
Quando arrivammo dentro al lussuoso ristorante, notai un gruppetto di tre persone già sedute ad un tavolo, vicino al quale un violinista era intento a suonare. Subito le tre figure a me sconosciute si alzarono in piedi, venendoci incontro. Salutai educatamente quelli che capii essere i signori Song e mi inchinai più profondamente a sua figlia: era una bellissima ragazza, con lunghi capelli neri e degli occhietti tondi e furbi.

Quasi mi ricordava qualcuno.
Eccolo che mi tornava in mente, maledetto Jungkook.

Con gentilezza, spostai la sedia per far sedere la mia coetanea, notando i nostri genitori cominciare a parlare animatamente. Il suo viso delicato mi stava letteralmente mangiando con gli occhi e potevo benissimo percepirlo. Peccato che non fossi minimamente interessato a lei, sebbene fosse di una bellezza davvero disarmante. Quasi mi dispiaceva rifiutarla.

«Quindi Taehyung caro, cosa stai studiando adesso?» chiese con una vocina deliziosa la signora Song, sorridendomi.
«Al momento sto studiando fashion design. Mi piacerebbe poter lanciare una linea di capi tutta mia e magari anche un'azienda sotto il mio nome, in un futuro non molto lontano.» risposi sincero, sapendo sotto sotto quanto mio padre odiasse quella mia scelta. Secondo lui avrei dovuto scegliere una facoltà come Economia o Business o Politica estera. Ma tutta quella merda non faceva per me.
«Oh ma è meraviglioso! E la nostra Min-soo potrebbe fare da modella, sai ha ricevuto un sacco di offerte da molte aziende come Versace e Valentino!»
«Perché no» abbozzai un finto sorriso, "col cazzo" pensai. Non avrei di certo disegnato abiti per le donne, bensì per i maschi: e avevo già in mente chi avrebbe potuto essere il volto della mia azienda, oh se lo sapevo bene.
Mi leccai le labbra al solo pensiero, ma proprio in quel momento i miei occhi incrociarono quelli di Min-soo, che subito divenne rossa in viso.
Oh merda. Che avesse interpretato male il mio gesto?

Mi schiarii la voce, notando ormai come il tavolo si fosse riempito davanti ai miei occhi, e subito dopo mi guardai attorno, in cerca di una via di fuga.
«Io vado a prendere una boccata d'aria, sarò di ritorno fra un attimo. Qui fa davvero caldo.» risi appena, mimando con le mani un ventaglio, mentre mi allontanavo sotto gli occhi di fuoco di mio padre.
Quella situazione proprio non mi piaceva. Non avrei mai più accettato una cosa del genere, neanche sotto tortura.

Sgusciai con un movimento rapido nel bagno, attento a non urtare i camerieri che passavano tenendo fra le mani vassoi d'argento scintillanti. Aprii il rubinetto facendo scorrere l'acqua fredda, con cui mi bagni i polsi. Avevo bisogno di calmarmi per non scoppiare, perché ero quasi arrivato al limite. Presi il cellulare, ancora con le mani bagnate e composi il numero di Jungkook. Lo portai all'orecchio nell'attesa che rispondesse.

«Pronto? Tae?»

«Hey Kookie... Avevo bisogno di sentire la tua voce... » Sospirai leggermente.

«È noiosa la cena, tesoro?» Jungkook rise appena dall'altra parte del telefono.

Il mio cuore mancò un battito a causa di quel soprannome «Un sacco... Vorrei tu fossi qui.» "al posto di quell'oca" avrei voluto aggiungere.

«Vorrei poterci essere.»

«Senti... Ti va se ci vediamo di nuovo stasera, quando finisco? Ti passo a prendere dall'ospedale e vieni con me a casa, mh?»

«Sì va bene. Ti aspetto allora.»

«Si... A dopo Kookie.»

«A dopo, Tae.»

Mi asciugai le mani, sentendomi decisamente meglio e dopo aver dato un'ultima occhiata allo specchio, tornai in sala, dirigendomi verso il tavolo.
«Scusatemi tanto.» dissi sorridendo verso la coppia, sistemandomi meglio sulla sedia.
«Oh non preoccuparti Taehyung, in tua assenza abbiamo discusso solo dei piccoli dettagli, quindi non ti sei perso nulla!» ridacchiò la signora Song.
«Oh, dettagli riguardo cosa?» chiesi sornione, addentando un pezzo di carne che mi era stata servita, ancora fortunatamente calda.
«Ma come riguardo cosa! Il matrimonio, è ovvio!»

A quella parola, sbiancai. Sentii il cibo in gola scendere talmente lentamente che giurati potesse soffocarmi.
«M-Mi scusi, quale matrimonio?» chiesi con gli occhi sgranati, notando mio padre senza alcuna espressione accanto a me.
«Mi sembra ovvio, quello tra te e la mia piccola Min-Soo!»
«Eh?»

Eh?

Angolo autrice!
Non ho molto da dire in realtà D: so solo che i capitoli si stanno facendo sempre più lunghi e qui sta diventando peggio di Beautiful Hqhah BUT I LIKE IT
Ah e non mi uccidete :d

Ⅴ stands for... | VKook  [BTS Fanfic] Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz