10 - emotions

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Jisung sbadigliò per la quinta volta quella giornata, si era appena fatto mezzogiorno ed era già stanchissimo. La notte insonne l'aveva distrutto, a momenti non aveva nemmeno le forze di aprire la bocca e far uscire le parole, ma doveva sforzarsi di farlo. Era sabato, quindi quel giorno le persone erano più numerose del solito; era durante i weekend che Jisung lavorava di più, stava maledendo la sua ansia per essersi fatta viva proprio durante quella notte, quando avrebbe dovuto riposare più del solito. Stava spiegando ai visitatori le origini della stanza in cui erano entrati; a quale epoca risaliva, a chi apparteneva, a cosa serviva e così via. Più parlava e più le palpebre gli parevano appesantirsi, dovette fermarsi più volte per ricaricarsi. Hyunki, che gli stava accanto, lo guardava preoccupato. Anche quel giorno Jisung era affiancato da lui, capitava quando aveva parecchie persone da gestire sia per essere aiutato, e sia per mancanza di fiducia dai suoi superiori; pensavano che da solo avrebbe combinato qualche guaio, quindi gli affiancavano sempre qualcuno. Jisung era felice che almeno si trattasse di Hyunki, un suo coetaneo e amico, invece di quei insopportabili signori di mezza età, anche se non gli andava giù tutta quella sfiducia nei suoi confronti; Jisung era serio nel suo lavoro e onestamente era pure bravo, non capiva perché venisse sottovalutato così tanto. «Facciamo una piccola pausa» a parlare era stato Hyunki, aveva sorriso alla folla per poi aspettare che fossero usciti tutti dalla stanza. «Jisung, ti senti bene?» Jisung era appoggiato a una parete, i suoi occhi erano socchiusi e il respiro pesante; gli girava la testa, non stava capendo più niente. «No, mi sento svenire.» Si sedette lentamente a terra, Hyunki l'aiutò a scendere trattenendolo per le spalle. «Vado a prenderti un po' d'acqua» detto questo si allontanò velocemente, Jisung stava prendendo delle boccate d'aria per calmarsi. Non riusciva a descrivere quella sensazione, non sapeva nemmeno cosa gli stesse succedendo esattamente; era perché non aveva dormito? Tutte le sue forze lo stavano lentamente abbandonando, d'impulso prese il suo cellulare dalla tasca, lo accese e in seguito chiamò Minho. Voleva soltanto essere portato via da lì da suo marito, non avrebbe resistito un minuto di più a lavoro, ma come sospettava Minho aveva il telefono spento. Stava facendo qualcosa di importante, pensò Jisung. Ad un tratto si sentiva messo in secondo piano, al secondo posto. Decise alla fine di scrivergli dei messaggi, sperando li avrebbe letti, ma in fondo sapeva che non sarebbe stato così, forse li avrebbe letti solo a tarda sera. Jisung non ce la fece più e pianse, il suo petto pareva esplodere. Non aveva mai provato così tante emozioni messe insieme, forse era dovuto dal fatto che per la prima volta non stava parlando, si stava tenendo tutto dentro. Non era da Jisung, tacere, ma in quel periodo non aveva più il coraggio di confidarsi con Minho. Stava singhiozzando, ricordava un bambino che si era fatto male e stava piangendo dal dolore; la sua ferita però si trovava all'interno, il suo cuore pareva squarciarsi giorno dopo giorno. Jisung non avrebbe mai immaginato di soffrire in questo modo per colpa di Minho, l'unica persona che lo rendeva felice e lo faceva respirare in quel mondo tanto marcio. Cosa era successo a loro due? Erano così che diventavano le coppie una volta sposati? Allora era felice di non esserlo davvero. «Ecco, ti ho portato-» Hyunki si bloccò di scatto a guardare Jisung in lacrime. «Ehi, cosa è successo.» Hyunki si abbassò all'altezza di Jisung, lo stava guardando con occhi dispiaciuti. «Hyunki per favore portami a casa, oggi non riesco a finire con le guide» si limitò a dire Jisung, il suo tono sembrava disperato. Hyunki annuì, aiutandolo ad alzarsi. 

«Jisung!» la porta si spalancò di colpo, andando a sbattere fortemente contro il muro. Minho entrò in casa di corsa, quasi inciampava tra le sue scarpe mentre le toglieva con velocità. Si precipitò in salotto, trovando la minuta figura di Jisung distesa sul divano. «Ho letto solo adesso i messaggi, mi dispiace così tanto, cosa è successo?» si era avvicinato al marito, abbassandosi per così stare vicino al viso di Jisung. «Adesso sto bene, non ti preoccupare.» Jisung sorrise flebilmente, ma Minho notò che non aveva una bella cera. «Domani non andare a lavoro, riposati.» Minho appoggiò la sua mano sulla fronte di Jisung, verificando se avesse la febbre. «Va tutto bene, sul serio. Non ti preoccupare.» Jisung allontanò gentilmente la sua mano, Minho gli si avvicinò lasciandogli un dolce bacio sulle labbra. «Mi sono spaventato tantissimo» confessò sincero, il cuore di Minho stava battendo fortissimo, aveva temuto il peggio. «Mi dispiace...» sussurrò Jisung, triste. Minho si alzò da terra per così sdraiarsi sul divano, accanto a lui. Lo abbracciò stretto, non lo faceva da un po'. «Quello che è dispiaciuto sono io» disse semplicemente Minho, il suo viso sprofondò nell'incavo del collo di Jisung. Finirono con l'addormentarsi in quel modo, abbracciati stretti l'uno all'altro, come non capitava da parecchio. 

minsung; married lifeOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz