44 - suspects

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«Aish, quante volte devo dire che non sono stato io!» il sospettato si trovava ammanettato nella sala interrogatori della polizia, Minho aveva ottenuto il permesso di assistere e di fargli qualche domanda. Era un uomo sui 35 anni, fisico e statura normale. In generale sembrava una persona normale, peccato che si era scoperto dopo alcuni giorni che era lui il proprietario di quella macchina nera che Minho aveva visto nel video. Alla fine quell'addetto alla sorveglianza aveva trovato un video dove si leggeva bene la targa della macchina e la polizia aveva scoperto a chi appartenesse e aveva ottenuto un mandato per interrogarlo, il sospettato Nam Dongyul stava negando tutte le accuse oramai da un'ora, senza però dare una spiegazione. «Allora cosa ci faceva a quell'ora vicino alla fabbrica abbandonata?» Minho stava per perdere la pazienza, era più di una volta che ripeteva quella domanda e puntualmente l'uomo si zittiva, procurando sbuffi e imprecazioni da parte dei detective. «Ci sta solo facendo perdere tempo, riportiamolo dietro le sbarre» a parlare era stato uno dei detective, esausto. Aiutato da un altro aveva sollevato Nam Dongyul dalla sedia, quando all'improvviso quest'ultimo iniziò a divincolarsi. «No, aspettate!» i detective si fermarono, Minho lo scrutò attentamente, curioso; poté notare un po' di agitazione nell'uomo, stava guardando ovunque, come se stesse per prendere coraggio nel dire le successive parole. «Chung Sanghun, è lui il colpevole.» Guardò Minho negli occhi convinto, notò il suo corpo tremare leggermente, come se avesse paura. «Con quali prove afferma questo?» Minho non si fidava, una persona che poteva essere colpevole di un crimine inventava qualsiasi scusa pur di non essere arrestata, anche se c'era qualcosa che lo turbava; magari aveva detto solo in parte la verità. «Andate a controllare il suo nome e poi vedremo!» l'aveva detto sicuro di sé, con un sorriso beffardo. «Va bene, basta. Andiamo» fu portato via, Minho rimase da solo a pensare nella sala interrogatori. C'era qualcosa di strano, se questo Chung Sanghun era davvero il colpevole, Nam Dongyul come faceva a saperlo? Doveva essere per forza suo complice, ma allora perché tradirlo? Forse... c'era qualcun altro al di sopra di loro? Quello che davvero tirava i fili. «Posso fare una ricerca veloce?» Minho aveva chiesto il permesso a uno dei detective di poter utilizzare un loro computer alla stazione di polizia, ottenendolo. Minho pensò che non c'era nulla di male a controllare quel nome, pensava che scoprendolo l'avrebbe sicuramente portato a qualcosa o a qualcuno. Digitò il suo nome, Chung Sanghun, e per sua sorpresa scoprì abbastanza informazioni sul suo conto; aveva commesso reati minori, tranne per uno, tentato omicidio. Era un uomo sulla quarantina, lavorava in un'officina da un paio di anni. Minho si segnò sia l'indirizzo del luogo dove lavorava e sia quello dove viveva, sarebbe andato subito da lui per fargli alcune domande. Sarebbe andato prima al posto di lavoro. «Sono il procuratore Lee Minho, sto cercando il signor Chung Sanghun.» Mostrò il suo tesserino a uno dei lavoratori dell'officina, Minho era arrivato a destinazione in una ventina di minuti con la sua macchina. «Si trova laggiù» il lavoratore indicò un uomo alto in fondo all'officina, si stava occupando del motore di una macchina. «Sono il procuratore Lee Minho.» Gli si avvicinò, presentandosi ancora una volta con in mano il tesserino. L'uomo smise di fare quello che stava facendo, osservandolo. «A cosa devo l'onore» il suo tono di voce era palesemente ironico, così come il sorrisetto che si dipinse sul suo viso sporco; Minho osservò dei lividi. «Per caso conosce Nam Dongyul?» Minho andò dritto al punto, non facendosi intimorire o spazientire. «Non so chi sia, mi dispiace» la risposta dell'uomo fu troppo brusca, ritornò a fare quello che stava facendo senza degnare Minho di uno sguardo. «Eppure questa persona l'ha accusata di omicidio» continuò, restando lì. L'uomo guardò di nuovo Minho, questa volta più serio; la sua aria ironica era svanita. «Ci sono prove?» Aveva incrociato le braccia al petto, era diventato nervoso. «No. Però è sicuro che vi conoscete» Minho sostenne il suo sguardo di fuoco, stava decisamente nascondendo qualcosa. «Se ne vada» quelle parole confermarono i sospetti di Minho, l'uomo si pulì velocemente le mani con un panno sporco per poi gettarlo a terra con prepotenza, svanendo dietro una porta. Minho l'osservò andare via senza inseguirlo, non avrebbe ottenuto niente e avrebbe dovuto avvisare prima la polizia. «Tenete d'occhio Chung Sanghun» Minho aveva telefonato il capo della polizia, quest'ultimo lo ringraziò, attaccando la chiamata. Per quella giornata aveva finito, avrebbe continuato con le indagini il giorno seguente; era arrivato già a qualcosa, aveva trovato due possibili sospetti, Minho stava iniziando a rilassarsi un pochino. Si era fatto tardi e voleva tornare dal suo Jisung al più presto possibile, quella sera aveva voglia di uscire con lui e di staccare un po' da tutto.  


minsung; married lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora