60 - may

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I tre salirono in macchina, Minho alla fine ne aveva comprata una, e si diressero verso casa. Jisung osservò la piccola attraverso lo specchietto, gli occhi dolci della bambina stavano guardando fuori dal finestrino, in particolare il grosso edificio dell'orfanotrofio. Jisung non capì se la bambina fosse triste o felice di andare via da quel posto, dal suo viso non faceva trasparire nessuna emozione e si stupì molto; era solo una bambina, come poteva mascherare in quel modo i suoi sentimenti? Jisung si rattristò, immaginò che nonostante la sua giovane età, ne aveva passate già tante. Jisung era risoluto a suscitarle di nuovo delle emozioni. La piccola stringeva un cagnolino di peluche, era uno dei pochi oggetti che possedeva. La sua valigia si trovava nel portabagagli, anche i suoi vestiti erano pochi, Jisung e Minho ne avrebbero comprati alcuni nuovi in questi giorni. «Siamo arrivati» disse Jisung in inglese con un grosso sorriso, continuando a guardare la piccola dallo specchietto. Minho parcheggiò nel garage, i due scesero aprendo lo sportello dove si trovava la piccola per poi aiutarla a scendere. Minho si avviò per aprire la porta, Jisung si girò verso la bambina, osservandola esitare mentre guardava la casa. Jisung riuscì a notare un luccichio nei suoi occhi, fu la prima emozione, o qualcosa di simile, che Jisung le vide apparire sul volto costellato di lentiggini; era contento. Il moro afferrò gentilmente la mano della bambina, dirigendosi piano verso la porta. «May, benvenuta a casa» disse Jisung una volta che la piccola entrò in casa, questa volta i suoi occhi si sgranarono per la sorpresa. May era il nome della bambina, la direttrice aveva dato alcune informazioni sul suo conto. Per esempio che aveva tre anni, compiuti il mese scorso. Che si trovava all'orfanotrofio da quando era nata e non c'era nessuna informazione sui suoi genitori, del perché l'avessero abbandonata. Era una bambina molto riservata e tranquilla, non faceva mai i capricci e la direttrice giurò di non averla mai vista piangere. Jisung si sentiva teso, per la prima volta aveva paura di comportarsi in modo spontaneo, era come se misurasse ogni sua azione per non spaventare sua figlia o ferirla. Figlia, suonava così dolce, un calore gli si spandeva per tutto il corpo quando pensava a quella parola. «May, ti va uno snack?» Minho si era abbassato all'altezza della bambina, sorridendole. Anche se non era ancora bravo in inglese, Minho riusciva a formulare alcune frasi. Timidamente la bambina annuì, stringendo la mano che Minho le aveva porto. I due si avviarono verso la cucina e Jisung li osservò con un sorriso, Minho sembrava molto più sciolto e ciò sorprese Jisung; in realtà non perché Minho fosse sciolto, ma perché tra i due fosse proprio lui. Jisung si sentiva strano, non gli era mai capitato di essere così nervoso, di trattenersi in quel modo. Ideò che così si sentiva una persona quando aveva delle grosse responsabilità, non si parlava delle responsabilità sul lavoro o per un fidanzato o marito, era qualcosa di molto più grande e intenso. Da adesso in poi Jisung e Minho dovevano prendersi cura di una figlia, darle degli esempi, farla crescere bene; Jisung si stava sentendo un pochino non all'altezza. E se non fosse stato un padre amorevole? E se avesse sbagliato qualcosa? Scosse la testa, come a cacciare via quei pensieri negativi. Ecco perché odiava tanto pensare, decise di dirigersi dal portabagagli per prendere poi la valigia di May. 

Minho stava preparando un succo d'arancia per May, spremendo il frutto nel bicchiere. La piccola si trovava seduta al tavolo, con il viso appoggiato sui gomiti. Era silenziosa come al solito ma Minho poté notare che si trovava a suo agio, si rassicurò un pochino. May era molto simile a lui e anche se non parlava molto, Minho riusciva a capirla. Per questo erano andati subito d'accordo, era scattato subito qualcosa tra loro. Per esempio riusciva a capirla attraverso i suoi gesti e il suo corpo, era rilassato sulla sedia, come se si sentisse a casa sua e ciò fece sorridere Minho; quella era la sua casa. May non era una bambina timida, era semplicemente riservata. «May, qual è il tuo frutto preferito?» Minho approfittò di quel momento per dialogare un po' con lei e per conoscerla meglio. Parlava piano per farsi capire dato che la sua pronuncia non era del tutto buona. «Le ciliege» rispose con la sua piccola vocina. Minho appoggiò il bicchiere con la spremuta d'arancia sul tavolo insieme alle fette biscottate con sopra la marmellata. May afferrò una fetta biscottata, dandole un piccolo morso. Minho si unì a lei, sedendosi a tavola. «Oh, è anche il mio frutto preferito! Domani ti va di andarle a comprare insieme?» la piccola annuì, sporcandosi il viso con la marmellata. Minho prese subito un fazzoletto e le pulì la guancia, May guardò il viso di Minho incuriosita. Minho le sorrise affettuosamente e la bambina ricambiò flebilmente il gesto. I due parlano per un po', Minho le fece tante domande (aiutandosi a volte con il traduttore o cercando qualche parola su internet) e scoprì che amava i cagnolini, per questo ne aveva uno di peluche. Poi le piaceva il colore azzurro perché le ricordava il cielo, amava guardare il cielo e le nuvole soffici. Amava le favole, spiegò che la direttrice ne raccontava sempre alcune ai bambini prima di andare a dormire. Minho appuntò tutto nella sua mente, c'erano ancora tante altre cose che voleva sapere ma pensò che per adesso era sufficiente. May si era lasciata un po' andare, non voleva sforzarla o essere insistente. «Minho, May, venite di sopra!» Jisung urlò all'improvviso dal piano superiore, Minho aspettò che May bevesse tutta la spremuta per poi prenderla in braccio e salire le scale. Fece attenzione a non inciampare e a stringere forte May, che nel frattempo si aggrappava alle spalle di Minho. Quando arrivò sul pianerottolo fece scendere May, facendo sempre attenzione. Minho non lo dava a vedere, ma anche lui era molto nervoso e più attento del solito. Jisung li aveva chiamati dalla camera in fondo al corridoio, quella che prima era vuota. «May, questa è la tua camera» le aveva annunciato Jisung con un sorriso solare. La bambina esitò prima di entrare, si guardò intorno incuriosita e sorpresa. Minho e Jisung avevano deciso di trasformare quella stanza vuota in una stanza per il loro futuro figlio, l'avevano ornata con un grosso letto, degli armadi, una scrivania e una libreria. Le pareti erano bianche e spoglie perché avevano ideato che sarebbe spettato al loro futuro figlio di scegliere il colore e di decidere cosa appendere, infine c'era una vasta finestra (e alta per un bambino) che si affacciava sul giardino e mostrava in lontananza il panorama della città. «Puoi decidere tu di che colore dipingere la cameretta» aveva continuato Jisung, entrambi speravano che May non fosse rimasta delusa per la semplicità della camera, ma in realtà sembrava molto felice. «La voglio azzurra con le nuvole!» aveva esclamato, proprio come una bambina, senza nascondere le sue emozioni. Minho e Jisung si stupirono per alcuni secondi, guardandosi, scoppiando poi ridere. Nel petto di entrambi stava iniziando a insinuarsi un po' di rassicurazione. 

Si era fatta sera e Minho e Jisung portarono May a letto. Minho aveva raccontato a Jisung un paio di curiosità sul conto di May, gli aveva detto le cose che amava e tra di esse c'erano le favole, quindi decisero di dirgliene alcune prima di darle la buonanotte. Avevano chiuso la porta della camera di May per poi dirigersi nella propria, i due crollarono sul letto, abbracciandosi. Avevano parlato poco quella giornata, si erano dati da fare per May e per farla sentire a suo agio, Jisung sperò di esserci riuscito. «Minho, sono un po' spaventato» confessò Jisung all'improvviso, con la testa appoggiata sul petto di Minho. «Come mai?» Minho gli stava accarezzando i capelli e lo stress di Jisung svanì come per magia. «Penso di non essere all'altezza di May... e se non sarò un buon padre? E se mi odierà?» Jisung parlò il più sinceramente possibile, sfogandosi con suo marito. «Sei un padre meraviglioso, Jisung. Devi stare tranquillo, May ti adora, te lo posso assicurare.» Minho continuò ad accarezzargli i capelli, Jisung si lasciò sfuggire un sospiro. «Ho paura di essere troppo spontaneo». «È stata proprio la tua spontaneità, la tua sincerità a farla avvicinare» Jisung guardò Minho e gli sorrise, riconoscente per le sue parole. Si avvicinarono per darsi un bacio sulle labbra, nel frattempo fuori aveva iniziato a piovere. I due continuarono a baciarsi, stringendosi l'uno all'altro, quando all'improvvisò la porta cigolò. I due si staccarono di scatto, sorpresi. Sulla soglia della porta c'era May con il cagnolino di peluche stretto al petto. «Posso dormire con voi? Ho paura dei temporali...» May aveva parlato con la sua piccola vocina, Minho e Jisung non dissero nulla per alcuni secondi, stupiti. «Certo che puoi dormire con noi! Vieni qui, ti facciamo spazio» disse Jisung, incoraggiandola ad avvicinarsi. Minho e Jisung si allontanarono per fare un po' di spazio al centro del letto, May si avvicinò lentamente, Minho l'aiutò a salire insieme al suo pupazzo. Fuori stava tuonando sempre più forte, spaventando May che strinse le mani di Minho e Jisung. I due la strinsero forte, calmandola. Nessuno dei tre parlò, eppure quel silenzio non era imbarazzante, anzi, era rilassante, i tre si trovavano a loro agio. Dopo un po' Minho e May si addormentarono, May si era appoggiata sulla spalla di Minho. Jisung era ancora sveglio e li stava guardando con occhi innamorati. Ancora non riusciva a credere a tutto quello che gli era successo, per la millesima volta. Sembrava un sogno eppure era la realtà. Si sentiva così fortunato, così pieno di amore. Aveva pensato spesso alla felicità, a cosa significasse, ma non aveva mai pensato che ti riempisse il cuore in quel modo, che ti facesse stare così bene. Non aveva nemmeno mai pensato che la felicità avesse un nome, nel suo caso due; Minho e May, la sua famiglia. 

FINE  

PS: per favore passate al capitolo successivo, lì spiego un po' tutta la storia ♡

minsung; married lifeDonde viven las historias. Descúbrelo ahora